
Cominciamo dall'inizio.
Oggi é domenica,pioggerella, quindi niente mare come desiderato .
Frustrazione??? per combatterla un gesto regressivo, "fissazione della libido allo stadio Orale" ovvero vado a mangiare Borlenghi alla trattoria del Cacciatore.
Se non siete indigeni inutile che vi spieghi dov'é, vi dico solo che é lì da almeno 40-50 anni e credo da allora sia cambiato ben poco, solamente si é arrugginita l'insegna.
Dei Borlenghi ora vi dico, del dr. Freud a seguire.
1) la trattoria del Cacciatore la conosco da almeno 35 anni, é un pò giù di strada da quando hanno approntato una strada di scorrimento vicina.
Tavoli con telo di plastica a fiorellini, quasi nessun quadro alle pareti, luci biancastre al neon, niente tv - assai lodevole - un ventilatore a soffitto come unica concessione ai tempi moderni.
Stile paesi dell'est ante caduta del muro, il ché in questo mondo rutilante di effetti speciali ci fa solo bene!!!.
Il padrone é un pò sciancato, cammina tutto storto, ma sempre vigile, la giovane cameriera, a occhio una nipote, porta i piatti uno alla volta e con due mani.
Lì si possono vedere quei gruppetti di 3-4 uomini, età media almeno 70 che mangiano assieme, ma mangiano davvero ignorando l'esistenza della glicemia e del colesterolo.
Oggi sono andato per i BORLENGHI, cosa che faccio ogni due anni circa per non suicidarmi.
I Borlenghi si mangiano nella valle del fiume Panaro, da e sopra Vignola.
Non ditemi che si fanno anche da altre parti perché non vale.
Anche la Via Emilia prosegue dopo Piacenza, ma la via Emilia finisce a Piacenza e basta.
Per farli occorre una padella detta SOLE, di circa 50 cm di diametro posta sopra un fuoco basso e diffuso.
Per rendere l'idea tanti anni addietro ne mangiai cotti con un fuoco prodotto da una trentina di candele.
Quindi...non provateci a farli sul fornello di casa perché non ci riuscireste.
Ingredienti acqua, farina, un goccio di latte e, per i ricchi, un uovo.
Si amalgama sino a creare una pastella liquida e se ne sparge un mescolo nella padella preventivamente unta con una cotenna di maiale.
Occorre che chi li prepara sia in grado, al momento del versare la colla liquida, di dare un sapiente e particolare giro alla padella per consentire che si distribuisca uniformemente.
Si crea così una sorta di nevola che cuoce circa 3 minuti per essere poi cosparsa leggermente di lardo, aglio e rosmarino, con abbondante formaggio parmigiano grattugiato.
Si piega in 4 e si mangia, ovviamente con le mani perché é impossibile usare forchetta e coltello, se lo faceste sareste guardati con compatimento.
Il Borlengo é cibo povero ma da compagnia e senza fretta.
l'usanza é che si lasci il piatto vuoto sul tavolo e li si accumulino mano mano che portano i Borlenghi.
Il nome deriva da BURLA e si dice che sia nato durante un assedio del castello di Vignola quando, scarseggiando la farina, si diluì sono ad ottenere questo "cibo per burla"
Con i Borlenghi si mangia in tranquillità, persino silenzio e si raccolgono le briciole con le dita.
Oggi al tavolo a fianco é arrivata una famiglia di gente inaccettabile.
Lui, tipo "quasi giovane persona importante", dopo aver ordinato Borlenghi che evidentemente conosceva solo di nome, ha chiesto del pane!!! Figuraccia orrenda!!.
Mi sono sfogato, ma non chiedete quanti ne ho mangiati, non lo dirò mai.
Davanti all'ultimo, ma il distacco é stato sofferto, mi é corso alla mente "il disagio della civiltà" del caro vecchio Freud, laddove ricorda che il prezzo del progresso si paga con la riduzione della felicità dovuta all'intensificazione del senso di colpa.
Senso di colpa????
A questo punto il Dr. Soffio si é detto " peccare fortemente e pentirsi fortemente" come mi pare abbia detto un tempo Lutero.
Non sono sicuro lo abbia detto Lutero, ma dopo una robusta dose di Borlenghi e un mezzo di Lambrusco non ha più tanta importanza la precisione.
Freud ?? Lutero ?? beh.... a seguire un mezzo toscano (come Sigmund)