mercoledì 30 marzo 2011

DEO GRATIAS

Beh...... anche questa mattina sono vivo, e non é mica roba semplice o normale, anche per questa notte mi é andata bene, domani vedremo. Già perché non mi dimentico di quanto dice il Vangelo "voi non sapete né il giorno né l'ora" e credo non sia un pensiero depressivo, solo realistico. Così di prima mattina vado anche a godermi i vostri post. Belli, quasi quasi vado a farmi una colazione all'inglese, un bel caffé a seguire e magari pure un mezzo toscano. E' il solo vizio che ho....non mi vorrete togliere anche quello spero ??

martedì 29 marzo 2011

SPLENDIDAMENTE GIULIA

Come rinunciare a Giulia??? E' bello iniziare una giornata con Giulia !!
Si arriva da Giulia e lei é sempre là, sempre pronta ad accogliere, con il suo profumo di zucchero e caffé appena fatto.
Devi solo chiedere, ma non é sempre facile, da lei vorresti tutto, assaporare tutto, ma tutto non é possibile, Giulia offre troppo, é una tentazione continua.
Allora ci si siede, con calma, si apre il giornale, si comincia a chiacchierare, si inizia ad assaporare il caffé.
Non c'é fretta da Giulia, puoi guardarti attorno, ed ora che viene la primavera puoi anche star fuori, nella sua veranda, lei non ti fa fretta.
Quando é ora di andare, quando hai finito il tuo tempo e devi ributtarti nella giornata é sempre con riluttanza che si lascia Giulia, ma domani tornerò, spero di poter tornare.
Certo occorre rubare un poco di tempo ad altro, magari lasciare la moglie a casa con la normale colazione e scappare via un pò furtivi, sapendo che si va a godere di una cosa che la esclude, lei a casa e tu da Giulia, tuttavia é un bell'inizio di giornata.
Da Giulia ci conosciamo un pò tutti, chi la frequenta diventa gentile con gli altri, si sa chi legge il Corriere piuttosto che la Gazzetta e semmai ci si passa il giornale.
Da Giulia viene anche un signore che lì incontra una signorina che non é detto sia sua nipote, ma tutti facciamo finta di crederci.
Arriva un signore, sempre serio e taciturno, che chiede a Giulia sempre la stessa cosa, non cambia mai....che abitudinarietà.
Da Giulia si parla anche di politica, talvolta si cazzeggia, ma da Giulia é consentito.
Quando ci si trova in due tre amici si parla anche di mogli, ma é inteso che Giulia é un confessionale, nulla di quello che si dice uscirà mai da Giulia.
Da Giulia si può commettere peccato lontano dagli occhi della moglie, da Giulia si può prendere un pezzo di gnocco fritto farcito col prosciutto e non lo sapranno mai a casa.
Che gran bar che il Giulia !!!

lunedì 28 marzo 2011

STORIA

Gli uomini pensano di fare la storia, ma la storia la fa la geografia.

sabato 26 marzo 2011

DAVVERO DEVO CERCARE DI SCRIVERE COSE INTELLIGENTI??

Son quì a leggere i vostri commenti. Persone che non conosco, lontane, al più una piccola foto quando non un simbolo. Vite ignote, sulle quali fantasticare. Come sarete in realtà ?? Così tutti appaiono belle persone, poi....chissà a stare una settimana in ferie assieme ?? Magari dopo ci si odia, oppure no, siamo gente civile, ci si lascia con buone maniere. Forse dovrei cercare di scrivere cose interessanti e intelligenti, il ché presuppone di essere interessante e intelligente. Mah! Forse dovrei scrivere di un caso psicologico, come si fa nei congressi, quando tutto finisce sempre bene. Perché poi nei congressi e nei libri si scrive sempre di casi riusciti ? E quelli non riusciti? Proprio di quelli si dovrebbe parlare ! Non ne ho voglia, ed in ogni caso lo spazio é troppo ristretto per contenere l'ampiezza di una relazione, descrivere cosa provi anche se stai in silenzio a cercare di capire cosa l'altro cerca di dire e magari neppure lui lo sa. E poi dovrei scrivere di quel breve spazio di tempo che intercorre tra quando l'altra persona ha terminato di parlare e si aspetta un mio commento o un mio suggerimento (addirittura) e magari occorre star zitto per farlo andare avanti, e si fa fatica perché vorrei aiutarlo e spingerlo, e dire "ma possibile che non veda!!" ma il solo modo di aiutarlo é appunto quello di tacere. Come sono poco bravo a tacere! Bene stasera sono quì, ad abbaiare alla luna. Tra poco mi corico e domattina vedremo.Gli orologi li ho già messi in ordine con l'ora legale. Già perché la mattina comincia presto. Alle 5 e mezza i camion del pattume svuotano i bidoni e si fanno ben sentire. La gatta comincia quindi a miagolare e a raspare alla porta. I bravi merli che ormai non dormono quasi più vista l'illuminazione della città cantano a squarciagola. A proposito lo sapete che i merli cominciano a farsi sentire appena inizia la primavera e cantano sino al solstizio d'estate, poi quando inizia a declinare la stagione non cantano più?? Io non ci credevo molto, ma da due anni a questa parte ci faccio caso ed é assolutamente vero. Alla faccia di tutte le tecnologie, compresi i tasti che sto pigiando ora.

giovedì 24 marzo 2011

PRIMAVERA poi viene l'estate FAVOLE 2

Intanto é primavera, gli amici fotografi dei blog si scateneranno a fotografar fiori e sarà un piacere vederli. Quest'anno colgo una novità, pare ci sia una mezza stagione alle porte, magari breve ma sufficiente per smentire il solito cazzeggio "non ci sono più le mezze stagioni". Poi arriva l'estate, magari é un pò presto per parlarne ma conto che arrivi, così torno a fare il bracciante agricolo per un mese alla faccia di tutto, in mezzo a pachistani e marocchini con il mio cappellaccio di paglia scalcagnato dello scorso anno e che non si sappia che sono pure dottore. Ma quando eravamo piccoli come facevamo in estate. Non c'era il frigo, non c'era l'aria condizionata, la coca cola fresca era un lusso raro, gelati solo la domenica e lavatrice manco a parlarne. Ma andiamo per ordine. Il FRIGO non c'era, si andava all'Industria del Gelo a comprare una barra di ghiaccio. Si andava con un burazzo per avvolgere la barra che si portava sulla canna della bicicletta fino a casa, e quì finiva dentro una bacinella di metallo e durava dei giorni. Poi quando é arrivata la modernità la bacinella é stata sostituita da un pozzetto di metallo. La barra di ghiaccio però si doveva rompere perché era troppo lunga. ARIA CONDIZIONATA non ne parliamo neppure, al più un ventilatore, ma piccolo, sennò si prendeva la pleurite sudati come eravamo. COCA fresca e GELATO. La Coca si sapeva che c'era ma conteneva caffeina, quindi meglio evitarla. La si poteva sostituire, ma solo nelle sere buone, con una cedrata, ma non più di due o tre sere in tutta l'estate. Il gelato, roba di lusso. Una volta avevo 30 lire in tasca e presi un gelato gigante suscitando le invidie e gli sguardi ammirati degli altri bambini. Però mica tutti i gusti di oggi. Crema nocciola e cioccolato e via andare. In compenso però c'erano le granite nel parco pubblico. Una donna che mi pareva vecchissima grattava dalle barre di ghiaccio, metteva nei bicchieri, quattro o cinque nei quali ha bevuto tutta la città, aggiungeva sciroppo ed ecco fatta la granita. Quella all'amarena costava 5 lire di più, perché non ho mai saputo. LAVATRICE neppure quella c'era, ci si lavava una volta la settimana e la camicia si portava per giorni. "Ma allora puzzavate !!" mi ha detto un giorno mia figlia "sì" ho detto io "ma puzzavamo probabilmente tutti, quindi nessuno se ne accorgeva"

mercoledì 23 marzo 2011

LA SIGNORA BACIATRICE

Era la sua baciatrice preferita.
Con lei si appartava un momento dal mondo poi vi ritornava.
Era felice la baciatrice?
Oh sì, e anche il signore baciato lo era, e anche i baci, di essere dati, tutti i conti son tornati

Vivian Lamarque

martedì 22 marzo 2011

LA SIGNORA DEI BACI

Una signora voleva tanto dargli dei baci, non dico
troppi, anche solo 7-8 (mila)
Invece era proibito perciò non glieli dava. Se però non fosse stato proibito glieli avrebbe dati tutti, dal primo all'ultimo.
A cosa servono i baci se non si danno?


Vivian Lamarque

lunedì 21 marzo 2011

OLTRE

Noi moriamo quando siamo vecchi vecchi più vecchi ancora.
Moriamo e sbricioliamo e una radice ci porta giù nella terra e poi quando é notte c'é un fiore magico e quando é notte va giù e dice alla radice -radice devi portarli sù!! -
E la radice - ok posso portarli ...vai! -.
E poi la radice ci porta su, stiamo un pò in cielo e poi torniamo nella pancia della mamma e torniamo quì.

F cinque anni

domenica 20 marzo 2011

CONFUSIONE SESSUALE (quando i maschi perdono la testa)

C'é poco da dire.....il sesso é, almeno per i maschi, la pulsione che assieme al bisogno di mangiare si fa sentire maggiormente. Le femmine hanno la maternità, quella sì che per loro é importante. Il sesso serve a quello in natura ed é per questo che tanti mariti poi vanno dallo psicologo o trovano la giovane polacca, o se preferite moldava che li consola dopo che la moglie, una volta partorito li snobba e si dedica al figlio/a. Io penso che sia meglio parlare un pò con lo psicologo, tanto la polacca o la moldava costa altrettanto e fa più danni. Semplicistica considerazione ?? a me pare solo di sintesi. Che c'entra la confusione sessuale? Quelli che vivono in città e comprano la frutta al supermercato non sanno che per consentire loro di mangiarla il buon agricoltore tra le altre attività, verso la primavera estate ha attivato la confusione sessuale. Voi cittadini vedete delle farfalline un pò anonime e non ci fate caso, quelli di città guardano solo quelle colorate, ma le farfalline si dividono tra farfalline maschi e femmine. I maschi, come al solito sono lì a caccia di femmine, e più se ne fanno più son contenti, mentre loro, le femmine svolazzano come tutte le femmine, in attesa che un maschietto concretizzi le sue avances. Dopo di che le suddette femmine vanno a deporre le uova sulla frutta, ed il bigatto o beghetto che nasce che fa? Si addentra nel frutto sino ai semi perché lui, il dannato bigatto si nutre del seme e così il povero agricoltore si vede danneggiato il lavoro di un anno. Come si vede il sesso ha delle grosse controindicazioni. E quì gli agricoltori si dividono in due categorie, quelli duri e spietati che spruzzano veleni e sterminano tutte le farfalline, maschi e femmmine, senza pietà, roba da nazisti, e quelli un pò più selettivi che attivano la CONFUSIONE SESSUALE, ovvero spruzzano abbondanti nuvole di ormoni femminili. A quel punto i maschi, un pò coglioni come al solito, non capiscono più niente, svolazzano dappertutto impazziti, si compiacciono che ci sia in giro tanto ben di Dio ma non trovano nulla, solo aria. Volano, volano e alla fine cadono e muoiono stremati. Solo qualcuno becca casualmente una femmina ma non fanno più danni tanti pochi sono. E le femmine ? restano in attesa, anche loro svolazzano ma manca la copula ambita. E così voi cittadini mangiate la frutta. Quindi....occhio al sesso, restate con la moglie o il marito, tranquilli, sereni, accontentandovi di quello che passa il convento e non cercate guai. In ogni caso c'é sempre lo psicologo o se preferite il parroco.

venerdì 18 marzo 2011

GIUSEPPE (San)

Festa del papà, eccoci quà, papà in fila. Solo ieri figli, (e chi va dallo psicologo é ancora ben figlio, almeno consapevole) e oggi papà. Quando ero bambino non mi piaceva chiamarmi Giuseppe, mi pareva un nome da vecchio. Fantasticavo come sarebbe stata la mia presentazione se mi fossi chiamato banalmente Franco o Giovanni. Poi con il passare degli anni mi sono dedicato sempre agli altri, in azienda, nel mestiere di psicologo, nel volontariato, in famiglia come figlio, marito, padre, nonno, e tutt'ora so che i miei prossimi anni, se avrò vita a campare saranno necessariamente dedicati agli altri. E allora questo Natale, facendo il presepe ho guardato la statuetta di S Giuseppe e mi sono detto che il nome Giuseppe in fondo é azzeccato. In sintesi si é speso per gli altri, non ha beccato nulla, é silenziosamente scomparso dai Vangeli. Vabbé é santo e questo basta. Speriamo che mi tocchi anche a me.

giovedì 17 marzo 2011

FAVOLE

Oggi mi va così. Mi sono concesso la lettura di due quotidiani, roba di lusso, raramente é festa e oggi non ci sono impegni. Anche i supermercati sono chiusi e dunque non si fa neppure la spesa. Magari oggi riesco a mettermi a tavola normalmente e mangiare a mezzogiorno come i muratori. Anche questa é roba di lusso. I giornali, che c'entrano.....Mi hanno fatto ricordare quando ero bambino millanta anni fa, e i giorni di festa si andava a trovare la nonna in campagna. Si andava in bicicletta dalla città. Moltissimi andavano in bicicletta, e si doveva stare al bordo della strada, nel sentiero ghiaiato perché potevano passare delle auto (potevano, non é detto che passassero davvero) A me piaceva guardare la stalla, ma in particolare il via vai delle formiche lungo il muro. C'erano formiche piccole e formiconi grossi, un andare e venire frenetico, tipo metropolitana di Tokio. Sfilavano in due file, una a destra discendente, l'altra a sinistra ascendente. I bimbi sono anche sadici e talvolta mi divertivo a obbligarle a incrociarsi e ne uscivano delle lotte furibonde. Se poi si aveva la fortuna di trovare un nido di formiche rosse allora la battaglia era sicura e cruenta. Anche nelle formiche il colore della pelle conta. La stalla era classica, odorosa, con la concimaia fuori (da noi si dice la MASSA,)Preciso che MASSA rappresenta un parlare forbito perché solitamente in dialetto si diceva ALDAMERA = letamaio. Quando mi sentivo ardimentoso salivo sulla massa lungo l'asse di legno che il contadino percorreva con la carriola del letame, ed era una operazione che richiedeva un certo equilibrio. La massa era comunque un luogo di rispetto. Lì c'era il prezioso concime ma a volte era anche di più. Mi raccontava un vecchio contadino (magari allora aveva l'età che ho io oggi e anche meno) che una volta dopo un pranzo matrimoniale esagerato (allora i pranzi robusti si facevano solo talvolta) ebbe una congestione intestinale, e allora scavarono un buco nella massa e lo seppellirono fino al petto all'insegna del - o la va o la spacca - il calore avrebbe guarito. E così fu. Una volta quel vecchio per guarire la zampa di una gallina mi insegnò a prendere una ragnatela, la più pulita possibile, dalla parete della stalla, e avvolgerla attorno alla zampa ferita, come una benda. La cosa funzionava. Prima però era opportuno pisciare sulla ferita (orinare in campagna non si sapeva neppure cosa volesse dire) per disinfettare. Poi c'era il cesso - i più eruditi e raffinati avevano disegnato la cifra 00 sulla porta. Quello si era un problema. Se si doveva solo pisciare andava bene, si poteva fare ovunque, almeno i maschi. Le ragazzine avevano qualche problema in più anche se le vecchie insegnavano a farla in piedi in campagna grazie alle sottane molto lunghe. Ma se scappava qualcosa di più solido e si voleva andare allo 00, ci si trovava in una sgabuzzino esterno alla casa con una sola o max due assi di legno sulle quali ci si doveva accovacciare. Ovviamente nessuna catenella di acqua da tirare, andava tutto nella massa. E quì subentrano i giornali, a pezzi quadrati, infilati in un gancio, belli ricchi di stampa nera che conferiva alle natiche la prova indiscutibile dell'avvenuta bisogna. La domanda però che mi é sempre rimasta sospesa é la seguente "ma i contadini che raramente leggevano giornali, da dove la prendevano quella carta??" Mah! non ho mai chiesto. Favole per i ragazzi di oggi.

sabato 12 marzo 2011

AMICIZIA

"Quando gli uomini sono tali, l'amicizia presenta vantaggi così grandi che a mala pena posso dirli In primo luogo come può essere - vivibile una vita - per usare le parole di Ennio, che non trovi sollievo nel reciproco affetto di un amico? Cosa c'é di più dolce che avere una persona cui confidare tutto senza timori, come a te stesso?. E quale frutto ci sarebbe nella prosperità se non avessi qualcuno capace di goderne al par tuo? Con difficoltà poi potresti affrontare le sventure senza un amico che ne soffra anche più di te. Infine tutti gli altri beni a cui l'uomo aspira, se presi uno a uno presentano un solo lato vantaggioso - la ricchezza per spenderla,la potenza per essere riveriti, le cariche per ricevere lodi, i piaceri per goderne, la salute per non provar dolore e per disporre delle forze fisiche. L'amicizia invece, comporta moltissimi vantaggi. Dovunque tu vada é a tua disposizione, non é esclusa da nessun luogo, non é mai inopportuna, non é mai un peso..........L'amicizia dunque, comporta moltissimi e grandissimi vantaggi, ma ne presenta uno nettamente superiore agli altri: alimenta buone speranze che rischiarano il futuro e non permette all'animo di deprimersi e di abbattersi. Chi guarda un vero amico, in realtà é come se si guardasse in uno specchio. E così gli assenti diventano presenti, i poveri ricchi, i deboli forti e, quel che é più difficile a dirsi, i morti vivi, tanto intensamente ne prolunga l'esistenza, il rispetto, la memoria, e il rimpianto degli amici "

Cicerone . La vecchiaia e l'amicizia

domenica 6 marzo 2011

ELEMOSINA

domenica pomeriggio, giorno di festa nella piazza principale della città, maschere tradizionali, qualche coriandolo, banda che suona, corale che presenta un concerto.
In un angolo della piazza un vecchio mendicante, faccia color mattone, barba lunga grigia, mano stesa.
Ascoltando la musica sono rimasto un quarto d'ora anche per vedere se e chi faceva l'elemosina, la qual cosa mi ha sempre impressionato sin da bambino.
Il mendicante impersona una nostra ombra, ciò che non vorremmo mai essere, ciò che turba le sicurezze, non prevede stabilità futura, é affidato alla collettività, forse non ha amici o parenti, viene evitato dai più.
Il primo a dare qualcosa é stato un uomo, un pò dimesso,privo di cappotto, che ha guardato qualche secondo il portamonete, ha scelto e poi si é avvicinato per dare la moneta. Poi una ragazza di colore, che si é avvicinata senza indugio. Dopo di lei due bambini, in momenti diversi, ai quali i genitori hanno evidentemente dato una moneta. Un gesto utile per dei bambini, si avvicinano anche solo per un attimo a un mondo basso, seduto a terra, senza scintillio consumistico.
Poi due donne, ed entrambe dopo aver superato di qualche passo il mendicante sono tornate indietro per dare la moneta frettolosamente. Dopo di loro una ragazza asiatica giovanissima all'apparenza, piccola e minuta. Infine io prima di allontanarmi. Nessun giovane, nessun uomo adulto a passeggio domenicale. Sommaria statistica: bambini, donne, extracomunitari. Un piccolo angolo di domenica

venerdì 4 marzo 2011

Provocazione e pere - un percorso terapeutico

Gent.mo dott. Crimi,
abbiamo apprezzato il suo contributo e in qualità di analista rurale, la invitiamo a darci il suo parere sulla validità del ben noto motto
" Una pera al giorno leva lo psicoterapeuta di torno".
Cordialmente.



Egregi dottori
Mi corre l’obbligo, commosso obbligo, di prendere in seria considerazione il vostro invito, ma prima di tentare qualche modesta considerazione ringrazio per la qualifica di “analista rurale”.
L’analista rurale si distingue dall’analista di città perché può, anzi deve, svolgere la sua attività vestendo abiti sporchi, non curandosi della polvere nelle scarpe né della pettinatura dei capelli che comunque viene sporcata da polveri varie quando non da deiezioni uccellifere.
Ciò facilita il processo di liberazione del paziente allorquando l’analista rurale, per detergere il sudore o semplicemente spazzarsi la bocca, può prendere un lembo della camicia, ovviamente sporca, e utilizzarlo alla bisogna.
Dopo il primo momento di trauma, il paziente, considerato il transfer. può così confrontarsi con il suo passato infantile ego centrato e noncurante delle regole che solo successivamente faranno ingresso nella sua vita.
Rispecchiandosi così nell’analista che con tanta semplicità ha riproposto il gesto può far emergere brandelli di passato e di rapporti con i genitori.
Se poi accade che qualche gallina, razzola tra i piedi , il paziente, attraverso la naturalezza dell’analista, può affrontare alcuni temi centrali, quali il rapporto con la natura, le eventuali fobie da uccello (valide sia per etero che omo), il desiderio trasgressivo di calciare l’animale, e, semmai, combattere la prepotente pulsione orale di farselo arrosto.
Le pere sono di contorno, tutto attorno pere, filari di pere.
Ma, come vi è già noto, vi sono pere e pere.
L’analista, passando attraverso le varie qualità deve aiutare il paziente a ripercorrere fasi del suo percorso interiore.
Superiamo subito la qualità detta Morettina, che in realtà è di color giallo pallido e di scarso sapore, acciocché il paziente colga la differenza tra le intenzioni il dichiarato, l’agito e il principio di realtà.
Le Morettine costano poco e maturano troppo in fretta per i commercianti, quindi poche pippe e via andare.
Superiamo anche il William, che a dispetto del suo nome maschile, britannico, viene utilizzato per i succhi e accatastato alla rinfusa con una modalità decisamente casereccia che sa di italianità
In tal modo il paziente sarà aiutato a riflettere sul collettivo e sull’individuale assolutamente trascurato nel Willian.
Il fatto che vi sia una qualità di William Bianco e una qualità di William Rosso, che finiscono entrambe nello stesso modo dimostra al paziente come le differenze di pelle non fanno differenza di anima e che tutti ci avviciniamo ad un fine ultimo cosmico.
Affrontiamo anche il Kaiser, così brunito, teutonico, che vagheggia le camicie brune di antica memoria, ed in tal modo il paziente sarà aiutato a superare anche le tentazioni superegoiche.
Il Kauser è facile a subire l’aggressione del Bigatto, vermetto rosso che si intrufola nella pera, e così il nostro analizzando capirà meglio come anche la più teutonica delle difese può crollare se non abbiamo considerato anche le parti viventi più piccole.
Eccoci alle Abate, così clericali e pretenziose, che devono essere poste nelle cassette in ordine preciso, con una liturgia che non ammette deviazioni, così che il paziente sarà indotto a riflettere sul senso del sacro e della Grande Madre che alberga in lui.
Poi alle Decana, autenticamente narcisistiche, che richiedono una individuale punta di ceralacca sul picciolo per prolungare i tempi di consumo, e così il paziente può volgere l’attenzione sul suo narcisismo da superare nonché il lavoro di pazienza che ciò richiede anche ricordando quanto il narcisismo può bloccare, grazie alla simbolica punta di ceralacca, la nostra evoluzione
A questo punto il terapeuta rurale ha già accompagnato il paziente in un lungo percorso a tappe, di liberazione anche dal terapeuta stesso.
Orbene concentriamoci sull’ultima tappa, ovvero l’incontro con la pera Conference.
Qui si tocca la sessualità senza mezzi termini giacché le Conference possono essere di prima scelta o di seconda scelta.
Il terapeuta accompagnerà il paziente all’accettazione dell’idea che la pera per essere considerata di prima scelta dalla misurazione del fondo schiena o fondo pera.
Come per le rappresentanti del femminile la prima qualità deve misurare almeno 60 di culo e tutti sappiamo come questa misura assuma sapori archetipici o comunque è in grado di attivare pulsioni primarie.
Per coglierla il paziente deve porre una mano sul culo della pera e farla dolcemente ruotare verso di sé, non rompendo il picciolo.
Anche il paziente più disabituato, con questa ripetuta operazione, in qualsiasi condizione atmosferica, prende confidenza con la pera, ossia lui e la pera iniziano un rapporto lungo e fruttuoso, sempre attento a muoversi bene ma anche sempre più confidenziale sino a quando l’analista non dovrà più assisterlo e potrà abbandonare il percorso nella buona speranza che si faccia tutte le pere che potrà sopportare, noncurante dell’immagine, libero nella natura, vaccinato verso le varie componenti che possono nascondersi negli anfratti della psiche.
Ne consegue che il terapeuta, consapevole del proprio lavoro, ha in questo modo portato il paziente ad una sua autonomia e ad una libera consapevolezza grazie alla pera.



Cortile di Carpi 25 agosto 2010
Riproduzione consentita citando l’autore Dr. Giuseppe Crimi AR (analista rurale)

mercoledì 2 marzo 2011

SCIARADA ovvero provocazione e pere

Ricevo un simpatico post da Sciarada e scatta un ludico infantile narcisismo, ovvero spazio al puer.
Riporto quindi un sagace ironico, ammiccante ecc ecc scritto sulle pere (perdonatemi se potete)

Avvertenza per chi legge

Queste note nascono dalle ferie.
Ognuno di noi le trascorre come meglio può, se può….
Per questo anno ho deciso che avrei raccolto pere, gratis, per aiutare ma anche per fare cose semplici, ricordandomi di quando Jung rispondendo a una domanda affermò che era difficile essere semplici e per questo cercava di fare cose semplici.
Poi parlando con amici analisti junghiani ne è nata una burla semiseria che inizia così

Egregi analisti CIPA

Ho ricevuto l’invito a preparare un contributo per un possibile prossimo incontro sul seguente argomento
“La donna e la pera, il femminile colto nel campo – Nuove prospettive archetipiche del sé rurale”

Volentieri rispondo

Occorre scrivere anzitutto che di pere ve ne sono di diversi tipi, paragonate al femminile si potrebbe dire di molte razze, ma in ogni caso la pera è sempre una pera.
Con la pera prima o poi abbiamo a che fare nella vita.
Solitamente qualcuno prima o poi ce ne parla già da bambini, a volte con precisione, a volte in modo più impreciso, qualcuno ne esalta le qualità, qualcuno la snobba preferendo altri frutti, ma comunque con la pera prima o poi abbiamo a che fare.
La prima volta trovandosi di fronte ad una pera, pensando di coglierla, dobbiamo necessariamente interrogarci sul come coglierla, possiamo studiarla, a volte da vicino, a volte da lontano, ma dobbiamo poi deciderci ad allungare la mano.
Vi sono molti tipi di pere, alcune sono vere e proprie perone, altre sono pere normali, altre sono perine, piccole e acerbe, decisamente immangiabili, ed in questo caso la cosa migliore è lasciarle perdere, prima o poi un uccello le beccherà.
L’approccio alla colta della pera è più complesso di quanto possa apparire sulle prime.
Quasi sempre stanno ferme e attendono, talvolta ondeggiano al vento, a volte sono sole, a volte in gruppo, ma noi possiamo coglierle solo una per volta.
Cercare di coglierne più d’una contemporaneamente è sempre un rischio, possono facilmente sfuggire di mano.
Talvolta ne punti una, magari attratto dalla sua forma e dall’essere una bella perona, e proprio quella ti sfugge, così resti con un palmo di naso.
Talvolta una pera che non hai notato perché puntavi ad una più bella, si fa notare toccandoti leggermente il braccio o la gamba, in modo da farti capire che c’è anche lei.
In questo caso è consigliabile fermarsi, dirottare la tua attenzione verso quella, lasciar perdere l’obiettivo primario per concentrarsi su di lei, magari una pera media ma pronta a farsi cogliere.
Alcune pere sono molto resistenti, occorre tirarle con forza se vuoi che vengano, altre invece ti vengono in mano, altre pur di non farsi prendere, dopo averti illuso, cadono al suolo e preferiscono abbandonarsi agli uccelli di passaggio piuttosto che farsi prendere da te.
Quando le hai colte devi leggermente premere con la punta delle dita alla loro sommità per capire se sono davvero mature o meno.
Quelle mature cedono leggermente, si lasciano manipolare, ed in genere sono quelle più dolci e succose.
In questo caso puoi affondare la bocca sicuro di non trovare particolare resistenza, e loro sprigionano tutto il loro sapore.
Quando si è accumulata sufficiente esperienza si capisce quale pera si deve cogliere, si punta a quella matura, la sola che è pronta subito, che non ha bisogno di essere tenuta a parte per qualche giorno per essere gustata.
La pera infine non è mai gratis, occorre mettere in conto fatica e sudore.

Cortile di Carpi, campagna agraria 2010

Riproduzione consentita citando l’autore Dr. Giuseppe Crimi bracciante agricolo pro tempore