giovedì 30 dicembre 2010

Nel dubbio

Nel dubbio ricordiamo i vecchi detti "quello che si fa il primo dell'anno si fa per tutto l'anno"
Per quanto mi riguarda anche solo per pochi minuti nella giornata applicherò il motto "habitare secum"

sabato 25 dicembre 2010

E' ANDATA !!!

Bene, anche quest'anno ci siamo riusciti.
Vigilia e Natale, incontri previsti, piatti tipici, fin troppo, come previsto.
Mai una volta che si riesca a servire una insalatina che ci farebbe stare tutti meglio.
E poi va bene così, un tempo si giocava anche a tombola (ho sempre odiato giocare a tombola per più di 15 minuti) sino a sera, tutti un pò frastornati, fino a quando, verso l'ora di cena, la donna di casa cominciava a dire "ci sono gli avanzi da finire..." e tutti gli altri "noooo siamo pieni.."
Poi comunque si mangiava sempre qualcosa.
Nel frattempo i più contestatori disertavano la tombola ed erano usciti un paio d'ore per una passeggiata in grado di aiutare la digestione, ma anche loro rientravano.
Le donne no, non osavano tanto con tutto quanto c'era da rigovernare.
Gli uomini adulti e seri avevano la cravatta slacciata da tempo e a me sembrava sempre assurdo che si mettessero giacca e cravatta da giorno della festa, per poi sentirsi ingabbiati dopo il primo piatto di tortellini.
Una cosa che doveva essere accaduta, sempre, dogmaticamente, era un micro insuccesso in qualcosa da mangiare, il brodo non era perfetto, l'impasto dei tortellini non era venuto proprio come si voleva oppure i tortelli si erano cotti troppo ecc.
Quindi io prima di togliermi il cappotto, appena entrato chiedevo subito "cosa c'é che non va quest'anno ??" e la cosa bella era che la capo cuoca ci cadeva sempre e lamentava qualcosa.
Poi crescendo avevo una scusa ottima, verso le 16 aizzavo mia figlia per andare al cinema e, pur costernato dovevo accompagnarla evitando le mangiate serali.

Eppure un giorno pagheremmo cifre significative per vivere ancora una giornata così.

giovedì 23 dicembre 2010

NATALE

Ormai ci siamo, come ci siete arrivati voi pochi lettori non so, ma vi immagino di corsa, e magari neppure per la compulsione del regalo, semplicemente perché si va di corsa comunque.
E si arriva a Natale un pò in "testa coda" come le auto da corsa che non si permettono di scalare la marcia o di frenare davvero.
Beh.....per Natale e dintorni buon....giardino segreto !!! dove possiate coltivare i fiori che più vi piacciono.

E per l'anno nuovo ??

Che vi porti ciò che serve davvero anche se magari subito non piace tanto.

venerdì 17 dicembre 2010

INCONSCIO che dire di lui ?

"L'inconscio é più concreto di questo tavolo" dico a volte a chi incontro in studio.
Non chiedetemi però di dimostrarlo con logica.

Oggi però é morto un uomo, quasi un amico.
E' morto a causa di......i medici hanno una buona e valida spiegazione.
Viveva ormai di una certa solitudine da quando la moglie era morta, veniva in compagnia se lo si chiamava, ma il suo tono era visibilmente abbassato, non il tono dell'umore, quello apparentemente era normale, aveva sempre una barzelletta pronta.
Sembrava avesse sempre meno voglia di vivere, o se preferite di resistere dopo la perdita di lei.
Non era neppure vecchio, avrebbe potuto vivere ancora molto a lungo, sentiva però la mancanza.
E' riuscito a morire, pur pochi anni dopo, lo stesso giorno della moglie, a poche ore di differenza.
Come da qualche tempo ci attendevamo, con grande rispetto, in silenzio, in apprensione.
Forse era quello che voleva, noi non possiamo saperlo, ma l'inconscio realizza ciò che veramente desideriamo.
Voglio credere che si sia ricongiunto con lei anche solo per un attimo.

lunedì 13 dicembre 2010

E CI CAPIAMO

Dolce incespicare di lettere
ricerca di parole
occhi che brillano
fanno scorrere più veloce
il vecchio sangue

E ci capiamo

Piccola mano si affida
fiducia grande
cuore che trabocca

Solo così posso immaginare
piccolo bambino biondo
allora alla Pomposa

Restano poche prudenti parole
ricordo di madre
appesa nel tempo

Resta ancora la Pomposa
mantello rosso di pietre
abito di austero grigio

Santa Rita, uguale nel tempo
ricorda la nonna, smarrita nel tempo
e Anna, forte e silenziosa

Sei tu che annodi la storia
asciughi una goccia di sangue
e ci capiamo

sabato 11 dicembre 2010

Walter Siti - racconti omosessuali

Walter é mio cugino, lo conosco da sempre anche se ora ci vediamo poco, una volta ogni anno quando va bene.
Suo padre e mia madre erano fratello e sorella, io frequentavo casa sua, che era poi la casa dove era nata mia madre.
Case grandi di campagna, e non c'era acqua corrente, la si pompava dal pozzo e si portavano i secchi in casa.
Due pendevano sopra l'acquaio e l'acqua sapeva di ferro.
Walter studiava e faceva i compiti appoggiandosi su una piccola scrivania vicino alla finestra per avere più luce, e sin dalle elementari i suoi voti oscillavano tra l'8 (quando era impreparato) e il 10, e così sino all'Università per poi diventare docente di letteratura, critico letterario, scrittore.
Negli ultimi tempi é comparso più volte in TV in trasmissioni impegnate.
Quotidiani nazionali gli hanno dedicato spazio come critico dell'opera di Pasolini.
Mia madre pensando a lui sempre più adulto diceva "non mette su la morosa...mah !!" e le domande restavano sospese.
Ho letto i libri di Walter, quasi tutti, quasi perché sono duri, autobiografici, difficili da digerire.
Oggi su internet compare un ulteriore scritto


http://www.minimaetmoralia.it/?p=3431

Come si dice...vedete un pò voi che effetto vi fa.
Dell'omosessualità possiamo pensarla in molti modi, certo non possiamo più ignorarla.

martedì 7 dicembre 2010

AMICI

Tanti, intelligenti, arguti
gradevoli, semplici, complicati
accoglienti, disponibili, aperti
informati, allegri, seri

Quando un giorno resteranno
posti vuoti ai tavoli amicali
come sarà diversa la celia
amorevole anche per gli altri

giovedì 2 dicembre 2010

SOGNO/4

Sogno di un uomo di 30 anni, che dimostrava un sempre presente sentimento religioso ma non praticante. Da un anno in analisi iniziava ad affrontare l'idea della trasformazione.


"C'é una mostra, ed io sono in mezzo ad altra gente, c'é anche il Papa.
Mi avvicino a lui e gli faccio da guida e lui mi mostra nella mano degli oggetti informi, uno mi ricorda un fungo"

Il Papa - vecchio saggio - evoca quanto di religioso é nella persona che ha osato affiancarlo e affrontarlo con disinvoltura.
Il Papa mostrando oggetti informi, mostra un materiale psicologico esistente nella persona ma ancora grezzo da meglio conoscere.
Qualcosa inizia a spuntare, il fungo

venerdì 26 novembre 2010

SOGNO/3

Il proprietario del sogno é una anziana signora, non una "paziente", dalla salute incerta ma ancora capace di sostenere la vita pur con molte limitazioni.
Talvolta come fanno i vecchi diceva che attendeva la morte, che non aveva più nulla da fare al mondo e che non le faceva paura.
Lo diceva pacatamente, con una apparente serenità che le invidiavo.
Un giorno mi chiamò e mi disse "voglio raccontarti un sogno che ho fatto stanotte" e la cosa mi lusingò perché non era certo un avvenimento frequente, anzi.
Questo il racconto

- Ero nella mia camera da letto, sdraiata, apro gli occhi e vedo che in camera ci sono molte persone, giovani, adulti, vecchi, vestiti nei modi più diversi, chi moderno, chi antico come quando ero giovane.
Ai piedi del letto un signore alto, serio, silenzioso, vestito di nero col cappello.
Tutti in silenzio, come se mi aspettassero -

Non mi chiese alcun commento pur sapendo che si trattava per me di uno strumento consueto di lavoro psicologico.

Io da quel momento sapevo che si trattava di un annuncio di prossima dipartita, probabilmente serena, calma, un rientro.
E' così fu di lì a qualche tempo

domenica 14 novembre 2010

SOGNO /2

Il sognatore era un uomo di mezza età, in analisi da sei mesi.
Lavorava in una importante azienda cittadina in un ruolo per lui importante ma che anche lo poneva in contatto con una leadership autoritaria e paternalistica.

"sono all'esterno di un negozio, dentro c'é il direttore generale che attacca ai vetri degli adesivi inneggianti alla direzione.
Osservo con spirito critico e ironico, nel frattempo arriva una persona che trascina una sorta di carriolino pieno di libri ben ordinati che porta dentro al negozio, ma poi scivola e i libri cadono.
Il direttore generale cerca di trattenerli ma cadono ugualmente ed io sono contento di vedere questa scena.
Mi rivolgo a un uomo che sta accanto a me ma che non conosco, ha in mano una telecamera e gli dico - riprendi questa caduta della cultura e poi cadrà qualcosa d'altro "

Possiamo tentare una lettura dalla caduta dei libri, da ciò inizia a trovare sé stesso e a godere di altre cose rispetto ai valori collettivi aziendali cui pure era chiamato e ai quali almeno formalmente aderiva.
Il direttore generale, connesso alla figura paterna, ha preso possesso del negozio in modo autoritario, mentre il sognatore resta fuori e gode della caduta dei segni della cultura dominante rivolgendosi ad una parte di sé, l'uomo con telecamera, che ancora non conosce bene ma che almeno collabora e mette a disposizione una documentazione da rivedere nel tempo

domenica 7 novembre 2010

SUL SOGNO

Scriverò ancora di osgni, senza tanti commenti, lascio spazio all'inconscio, chi leggerà potrà ascoltare ciò che diranno a lei o a lui.

Il sogno rappresenta la via regia per cercare di parlare con la nostra parte inconscia, con quelle emozioni, vissuti, episodi che preferiamo accantonare perché sono nostre ma preferiremmo non lo fossero e reggerne la presenza é a volte troppo faticoso o doloroso.
La psiche ci aiuta, cerca di parlarci utilizzando il sogno "roba nostra", che produciamo noi senza una vera possibilità di controllo cosciente.
Una cerniera tra il conscio che troppo spesso crediamo esaurisca il nostro mondo e ciò che sta sotto.
Lo psicologo in fondo cerca di essere un traduttore, se e quando riesce, che aiuta a parlare due parti che usano lingue diverse ma cercano di capirsi.
Si lavora per la "trasformazione" che sovente richiede tempi più lunghi di quanto "consciamente" desideriamo, é faticosa, richiede la capacità, pazienza, onestà, curiosità di una sorta di viaggio dantesco.
Siamo capaci ? Un amico medico mi ha ricordato che oggi le persone vogliono tutto e subito, vogliono il tubetto di pillole o le gocce,non vogliono elaborare, non c'é tempo, o forse c'é paura ad intraprendere la strada dantesca.
Tuttavia un solido cambiamento richiede la trasformazione alchemica, un rimescolare le carte in un altro modo, nuovo rispetto al precedente, desiderato e irrinunciabile quando raggiunto

lunedì 1 novembre 2010

SOGNO

Quanto riporto é a conoscenza del "proprietario" del sogno che mi ha autorizzato a scriverlo. Non riporto commenti o interpretazioni, fu un sogno importante che iniziò a modificare la vita di chi lo fece.
Tuttavia é evidente la necessità di un "passaggio" e fu la sola cosa che si poté dire allora.

Mi trovavo sulla sponda di un canale, sole, colori vivi.
Assieme a me un uomo giovane, non lo vedo bene in faccia, é un tipo alto come me, tipo contadino mi sembra, comunque uomo del popolo.
Stiamo guardando bambini che giocano a palla.
In verità sono preoccupato perché devo andare dall'altra parte, il canale fa una U e non vedo oltre, e non ci sono ponti. Non so nuotare. La palla dei bambini va dall'altra parte del canale, la vedo , rossastra tra il verde. Commentiamo con frasi da "vecchi", ma in realtà sono ansioso perché devo attraversare ma non so come fare, né so nuotare.
A un tratto i bambini iniziano ad attraversare il canale, due di essi si lanciano senza timore, uno in bicicletta. Attraversano di corsa dando l'impressione che l'acqua non sia più fonda di una spanna. Mi sento sollevato, ce la farò anch'io. L'uomo che era con me non dimostra alcun timore, si rimbocca i pantaloni, si avvia per il canale e scompare alla vista.
Io mi rimbocco a mia volta i pantaloni, mi faccio coraggio, parto di spinta e mi accorgo che il canale é asciutto, sul fondo secco posso passare.
Guardo il fondo del canale, vedo lattine, barattoli e altra roba buttata via.

domenica 24 ottobre 2010

ALTRI TEMPI ALTRI UOMINI

1944 la zia Levi era sull'appennino con le figlie, il marito era tra i partigiani. Era arrivata con corriere improbabili, e un indirizzo scritto in un foglietto, poi a piedi lungo le strade della montagna. Si presentò al parroco che le era stato indicato il quale a sua volta chiamò un contadino del posto, un capo famiglia e iniziò a dirgli "dovete ospitare questa signora con le sue bambine perché..." ma l'uomo lo fermò e disse a sua volta "signor parroco non mi dica nulla, meno saprò, meno dirò, lei me lo chiede io lo farò".
E ospitò la zia con le figlie sino alla fine della guerra, senza mai tradire, gestendo la paura che era assolutamente lecito avere

LAPALISSIANO

Quando la sera rientrando a casa ti vien voglia di una caramella consolatoria, allora la scarti, poi butti la caramella nel pattume e ti metti in bocca la carta...allora è ora di fermarsi

venerdì 15 ottobre 2010

LEI

All’improvviso fugge altrove
Scivola tra le dita
Non devi raggiungerla
Il vento gonfia le vesti
Si affanna il respiro
Non puoi raggiungerla
Tornerà
Riemergerà
Gocciolante
Non sai se di pioggia
Di lacrime
Di dolore
Di gioia
Solo sarà più morbido l’abbraccio
Non chiedere dove è andata
Raccogli le gocce che ti donerà
In vasi di alabastro puro
Conservale
Oltre il tempo che ti sarà dato

mercoledì 6 ottobre 2010

EROI e non per caso

PALERMO - E' stata la nonna a salvarli, facendoli scansare mentre sopraggiungeva il Tir impazzito che ha travolto la donna uccidendola. E' questa la prima ricostruzione dello spaventoso incidente avvenuto sulla spiaggia di Mondello, dove la motrice di un autorimorchio è finita su un bar del litorale, dopo avere rotto i freni, seminando morte e terrore. La vittima è una donna di 69 anni, Maria Claudia Pensabene, che è riuscita miracolosamente ad allontanare, un attimo prima di essere falciata dal pesante automezzo, i suoi due nipotini, Giuseppe e Sergio Bayona, rispettivamente di uno e tre anni. I piccoli, che hanno varie contusioni, si trovano in questo momento al Pronto Soccorso dell'ospedale

domenica 3 ottobre 2010

NONNI

" I nonni sono coloro
che vengono da lontano
e vanno per primi
ad indagare oltre la vita
sono i vecchi da rispettare
per essere rispettati da vecchi
sono il passato
che vive nel presente
ed i bambini
sono il presente
che vedrà il futuro"

Maria Rita Parsi

sabato 2 ottobre 2010

amici

Tanti, intelligenti, arguti
gradevoli, semplici, complicati
accoglienti, disponibili, aperti
informati, allegri, seri

Quando un giorno resteranno
posti vuoti ai tavoli amicali
come sarà diversa la celia
amorevole anche per gli altri

ALBA

L’ombra scura
e incerta
dell’albero
nel mare latteo di nebbia
nulla altro è dato vedere
solo le narici
raccolgono
l’odore umido
dell’alba

domenica 26 settembre 2010

AMORE E MATRIMONIO 1

Ho visto ancora una volta il "tradimento", un colpevole e un innocente che non si spiega ciò che é avvenuto.
E spesso non se lo spiega neppure il colpevole.
Due categorie inutili, da superare.
Possiamo cercare di capire, ma certo é difficile quando brucia la passione o la perdita.
Ma nel "tradimento" c'é l'emergere del desiderio, un muoversi verso un punto di perdita, di non ritorno o di ristrutturazione se si é capaci di andare avanti davvero con motivazione forte.
Desiderio che é opposto alla stabilità.
Per questo l'amore matrimoniale tende a spegnere i desideri o a spostarli nell'immaginazione...finché regge.
Tanti chi prima chi dopo, tendono alla difesa del già costruito, limitandosi, se riescono alla "avventura".
Ma in questo occorre essere bravi direi "freddi" e consapevoli che l'inconscio tenderà a farci scoprire se saremo sentimentalmente segretamente coinvolti.
E allora si capirà chi é preparato e chi no.
Riusciamo a conciliare avventura e stabilità?
Sì é possibile ma difficile, occorre conciliare la quotidianità con un mutamento continuo che richiede intelligenza, complicità, capacità di reggere verità esterne e interiori, nulla di facile dunque.
Quanti cambiamenti dell'altro ignoriamo pur di assicurarci o credere di assicurarci un partner stabile ?
Quante volte non vogliamo vedere sperando che "il tappo tenga" ?
Difficile per una coppia, in specie per chi si ritiene dalla parte del giusto accettare l'idea che il tradimento possa avere una sua utilità se riposizionail rapporto su una base diversa.
Inutile dire "vorrei la mia donna/uomo di prima", se così fosse si rimanderebbe solamente una ulteriore probabile deflagrazione o si avvicinerebbe una buona depressione.
Ne parleremo ancora

sabato 25 settembre 2010

Il mitico GIULIO

Chiariamo subito, Giulio é un cane Cow Cow, tutto il quartiere lo conosce da anni.
A un certo punto della mattina lo si trova sdraiato davanti alla macelleria più sontuosa della zona, ma sta lì svagato, come suo solito, incurante, apparentemente, della macelleria, non la guarda, é rivolto verso la strada, non si sa neppure se poi il macellaio gli allunga qualcosa, lui sta lì, una sosta di routine, così come i pensionati sostano nella panchine a guardare chi passa.
Giulio é un pensionato a tutti gli effetti, ne ha l'età, chi lo conosce non saprebbe dire da quanto tempo lo si incontra.
Giulio attraversa la strada con calma. sempre a passo lento, ma prima guarda e non gli é mai capitato nulla.
Alcuni anni fa incontrai la padrona, una buona signora che abita in una villetta e le chiesi come mai lo lasciava andare così tranquillamente in una zona ove le strade sono di scorrimento con tutti i rischi che ciò comporta, e rimasi sorpreso e conpiaciuito alla risposta.
Perché Giulio non lo si può tenere in cortile, lui dopo un pò scava sotto la rete e se ne va a zonzo, salvo tornare quando ne ha voglia.
Passeggia per il quartiere.
Questa mattina ero alla finestra del mio studio, abbastanza lontano dalla macelleria conosciuta e vedo Giulio che passa
La cosa bella é che nelle villette della zona vi sono altri cani che a vederlo si scatenano e abbaiano a più non posso, ma lui nulla, li ignora, passa davanti alla cancellata e neppure gira la testa, non fa neppure la pisciatina di rito, semplicemente fa i fatti suoi.
Oggi ha anche ignorato un gatto che al suo passaggio si era tutto arruffato.
Il mitico Giulio vive la sua vita, passa tranquillo, senza mai accelerare il passo, meditabondo, osservatore distaccato di chi ha già visto tutto e non teme più nulla.
Da tempo non lo incontravo e lo davo per morto, o di vecchiaia o travolto in una delle sua attraversate di strada, invece no Giulio é ancora in giro, tranquillo, distaccato, sapiente, lontano.
Mitico Giulio, c'é da imparare da lui.

martedì 21 settembre 2010

APPUNTI DI VIAGGIO IN SPAGNA

Ci siamo concessi una settimana di vacanza in Spagna, meta Santiago di Compostela. Non un pellegrinaggio quanto il desiderio di vedere un luogo tanto nominato. Santiago é in Galizia, ma quì la prima sorpresa, ossia per una paio di giorni mi sono chiesto se ero in Spagna o in Danimarca. Accostamento forte ?? Non credo, credo piuttosto che la Galizia stia alla Spagna come il Trentino sta all'Italia e, se devo giudicare da quanto si vede, la Spagna, come si dice in linguaggio sportivo....ci da dei punti.
Strade ampie, larghe, scorrevoli, che sino ad una dozzina di anni addietro non erano ancora sulla carta, ottime autostrade gratuite, segnalazioni ovunque e ben calibrate. Se poi siete pedoni e vi affacciate al ciglio della strada nei pressi delle strisce pedonali tutti si fermano, e se tu ti eri solo accostato devi fare ripetuti cenni all'automobilista di turno perché quello si riavvii. Ho noleggiato una macchina e ho percorso quasi 1000 km in giro per Galizia e dintorni, e siccome per godermi il paesaggio andavo lentamente, dietro di me si formava spesso una piccola colonna che avevo cura di smaltire accostando a destra....nessuno ha mai suonato o sfarfallato. Danimarca , Svezia o Spagna ?? Cittadine e paesetti molto ordinati, puliti, ricchi di indicazioni e segnali, ampie zone pedonali,gente pronta ad aiutare con informazioni e persino ad accompagnare per brevi tratti, e infine....strade pulite o largamente pulite, difficile vedere cartacce o mozziconi sparsi nelle strade.
Immagine troppo idilliaca si dirà ?? Io questo ho visto. Solo a Santiago, nella parte centrale della città frequentata da migliaia di pellegrini si vede la bottiglia di plastica a terra. Ma anche quì, a parte alcune strade centrali affollatissime, basta spostarsi di poco che ritorna la calma, talvolta il silenzio.
E la sera i monumenti non sono illuminati a giorno, vorranno risparmiare e probabilmente anche rispettare.

venerdì 10 settembre 2010

NUVOLE

Arrivano
scavalcano le montagne
come un antico esercito
inarrestabile
ma ancora non è tempo
non fumano i camini
pattuglie di pioggia sottile
portate ovunque dal vento
vagano per le valli
colpiscono i muri
precisi, di legna
gli alberi ancora verdi
annusano l’autunno
fugaci alberghi dell’estate
sarà tempo, a breve
di ripiegare
vicino ad una fiamma

Il taglio

Gesti lenti
antichi pensieri
sui rami a terra
cala la roncola
senza durezza
il gesto misurato
dall’esperienza, dall’età
tac tac tac
non si perde il suono
resta vicino
tra il vecchio e l’albero
lento il procedere
ogni qualche ramo
il vecchio siede
aspetta
le forze si ricompongono
non v’è fretta
non incombe l’inverno
attorno fiori
aggiungono splendore
alla nuova primavera
stanchezza
alle braccia del vecchio

lunedì 6 settembre 2010

Baruh Abbà

Baruh abba be Scem Ado nai

(Benedetto chi viene nel nome del Signore)

domenica 5 settembre 2010

Segnalazioni - "I baci non dati"

" I baci non dati " di Ermes Ronchi, edizioni Paoline
Piccolo e inusuale libro scritto da un religioso, ove si affronta il tema dell'amore in termini laici, garbati, densi di affetto trattando il tema dell'amicizia.
Nella prefazione scrive " Chi ti tocca é entrato in te, ormai lo ospiti in casa, traccia solchi, lavora il tuo terreno, estirpa radici, porta semi, sollecita e risveglia le sorgenti della vita.
Soltanto quelli che ti toccano sono in grado di cambiarti la vita.
L'amico é amico perché ti tocca, disarmato e disarmante.
La dove puoi lasciarti toccare dall'altro e toccarlo, lì puoi dire di essere te stesso, avendo lasciato cadere ogni maschera.
Questo é il miracolo da implorare sempre, qualcuno che sappia toccare il cuore"

Dedicato a chi si sente solo....ma non é vero

sabato 4 settembre 2010

AUTUNNO DUE

Nuvole scure
si affacciano dalle montagne
sono tornate

si muovono lente
quasi a controllare
a chiedere alla valle

Scendono lungo i boschi
ancora non osano
ancora non è tempo

lasciano qualche brandello
come giovani che indugiano
nel seguire gli anziani

I monti cambiano le vesti
non hanno fretta
sono amici del tempo

mille volte hanno visto
mille volte hanno fiutato
mille volte si sono imperlati

Dai comignoli fili di fumo
discretamente testimoniano
anche gli uomini preparano

Guardo
e mi lascio guardare
sono ancora al mio posto

venerdì 3 settembre 2010

AUTUNNO UNO

Schegge di pioggia
sottile, delicata
vola, accarezza
sfiora, ricorda
ormai viene autunno
ci si deve preparare

martedì 31 agosto 2010

K Rahner

Allora tu sarai l’ultima parola,
l’unica che rimane e non si dimentica mai
Allora quando nella morte tutto tacerà
e io avrò finito di imparare e di soffrire
comincerà il grande silenzio entro il quale
Tu solo, Verbo di eternità in eternità
Allora saranno ammutolite tutte le parole umane
essere e sapere, conoscere e sperimentare
saranno divenuti la stessa cosa
Conoscerò come sono conosciuto
Intuirò quanto Tu mi avrai già detto da sempre
Te stesso
Nessuna parola umana e nessun concetto
starà tra me e te
Tu stesso sarai l’unica parola di giubilo
dell’amore e della vita, che ricolma
tutti gli spazi dell’anima



Questa sera va così.....

domenica 29 agosto 2010

PARLARE AL MASCHILE PARLARE AL FEMMINILE

Riporto dalla rivista 3D edita da Ancora um pezzo che mi ha colpito per sintesi e autenticità
Si tratta di una rivista 3dimensioni, Psicologia Spiritualità Formazione, appartenente al mondo cattolico, rivista di nicchia ove scrivono religiosi in larga misura e laici, tutti formatori, psicologi.
Rivista quadrimestrale, a mio parere molto coraggiosa e interessante

Gli uomini tendono ad esprimere informazioni, le donne esprimono sentimenti.
Pere esprimere i loro sentimenti le donne di solito utilizzano superlativi, metafore o generalizzazioni che gli uomini erroneamente interpretano come informazioni.
E così, quando lei esprime delle lamentele lui recepisce dei rimproveri.
Le donne dicono " non mi sento ascoltata!".
Gli uyomini recepiscono "mi sta accusndo" e si sentono ingiustamente rimproverati poiché sono convinti di averle ascoltate.
L'esatta traduzione é "quando mi ascolti vorrei anche sentire che sai cogliere i miei veri sentimewnti e ne sei interessato"
Una delle maggiori difficoltà degli uomini sta nel capire e aiutare una donna che parla dei propri stati d'animo (per lui lei sta divagando).
Per la donna, l'ostacolo maggiore sta nel capi e aiutare un uomo che trasmette solo informazioni (il silenzio sui sentimewnti per lei é fonte di equivoci).
La donna cerca condivisione, l'uomo soluzioni.
Quando una donna parla con uomo cerca intimità e vorrebbe che anche lui si lasciasse coinvolgere nella vicinanza. Le piace esternare le sue preoccupazioni all'uomo che ama.
Non vuole soluzioni pratiche a ciò che letteralmente dice. Lui, invece, é attento alle cose che si stanno dicendo e cerca soluzioni pratiche.
Quando un uomo é in silenzio a volte sta dicendo "ancora non so cosa dire, ma ci sto pensando".
Invece per la donna vuol dire "non gli interesso più? quello che avrebbe da dire é troppo doloroso? Il lavoro (lo sport) é più importante di me? "
E incomincia martellare "che cosa c'é? che cosa hai? " il silenzio rende la donna insicura soprattutto quando lui si zittisce di colpo.
Quando un uomo risponde in modo abbrevistao significa che desidera un pò di spazio personale o che lo irritano le conversazioni unilaterali (quelle di chi esterna senza attesa di replica).
Insegnare ad un uomo ad ascoltare una donna é più efficace che insistere perché lui sia apra e dica quello che ha.
Quando avrà provato piacere ad ascoltare parlerà.
Per una donna é più facile aprirsi e mostrare le proprie debolezze che aiutare l'uomo a fare altrettanto.
Quando c'é qualcosa che non va, a coglierlo per primo é l'intuito femminile.
L'uomo arriva dopo, ma sa ridimensionare ciò che la donna ingigantisce.
Negli screzi, né per l'uomo né per la donna viene spontaneo comunicare senza rimproverare.

giovedì 26 agosto 2010

MONDO PICCOLO

Basta alzarsi e mettersi in viaggio per la città e dintorni un'ora e mezza prima del solito, diciamo alle sei, e incroci persone invece di quantità.
Partendo da casa a quell'ora, lo faccio ormai da circa un mese, il primo che incontro, cento metri prima o dopo , ma dipende dal mio minuto di partenza, é un uomo che mi pare ancor giovane, ma con capelli ricci tutti bianchi, il suo zainetto sulle spalle. che caracolla, con l'andatura ondeggiante verso...non lo so, dovrei ogni giorno tardare l'uscita di 5 minuti per vedere lui che svoltate fa. Sospetto che vada verso la stazione ferroviaria provinciale ma non ne ho prove.
Un pò più oltre due donne stanno sedute ai tavolini esterni di un bar e spesso giocano a carte. Vero che é estate e a quell'ora l'aria é già tiepida ma giocare a carte poco dopo le sei...!! Più avanti mi fermo a comprare il giornale ma più volte il giornalaio ha dovuto interrompere la chioaccherata con il fornaio di fronte, un bel fornaio, con faccia gioviale e grembiule bianco. I due pare proprio che la se godano la partita a chiacchere prima che cominci a muoversi il formicaio.
Da quì mi avvio verso la campagna e alla prima svolta della strada incontro , cento metri prima o dopo, il camio del latte, quello che passa dalle varie stalle, e siccome dobbiamo rallentare a passo d'uomo, vista la strada stretta, abbiamo imparato a conoscerci dovendo guardarci attentamente. Ieri mi ha sorriso. Da lì in poi ci si immette sulla statale e le cose cambiano, si torna nella normalità, ma occorre una ultima avvertrenza, stare attenti alle biciclette.
A quell'ora e su quelle strade ci sono solo lavoratori agricoli extracomunitari, quelli che al massimo possiedono una bicicletta e vanno in giro come si faceva nelle nostre campagne come dicevano i genitori e i nonni.
Occorre stare attenti però, non tutti sono uguali. Mi sembra, ma é solo una osservazione di uno in macchina, che i pachistani pedalini composti, molto inglesi, rigidi sulla ciclo, le braccia tese verso il manubio, pedalata uguale e regolare, mentre chi viene dall'Africa manifesta sovente una pedalata più allegra, scomposta, irregolare e certamente meno lineare, e a questi si deve stare molto più attenti.
Poi sono se sette, e il mondo torna a essere il solito, quella parte che conosciamo

domenica 22 agosto 2010

CELLULARE o FACEBOOK l'inconscio sul tavolo

Capisco che sia ormai banale, so che é ormai accaduto una infinità di volte, ma suvvia, almeno impariamo dalla storia.
Anche in questo assolato agosto varie storie di coppie che scoppiano e non dal caldo, ma per cellulari lasciati (apparentemente) incustoditi.
L'altro coniuge sente il trillo, peggio ancora se é un figlio/a, legge e scopre messaggi più o meno espliciti che rivelano la tresca.
E quì si avvia il chiarimento e la tragedia, ovvero l'inconscio del "traditore" ha fatto sino in fondo il suo mestiere facendosi scoprire.
Per non parlare delle note lasciate su Facebook, nella credenza di essere furbescamente letti da chi deve, roba da messaggi mafiosi, ma facilmente beccati da coniugi o, peggio ancora, da figli bem più adusi a tali strumenti.
Restano infine i messaggi notturni, ancorché in regime "silenzioso" che tuttavia vengono ugualmente letti dal coniuge che si é svegliato per esigenze "naturali".
Suvvia...alle 19, massimo alle 20, spegnateli i cellulari !!!

venerdì 13 agosto 2010

"GOTT MIT UNS" Anche quando piove ???

Un tempo si diceva "piove governo ladro", oggi non più, lo sappiamo già.
Resta il punto della pioggia in agosto, e quì i pareri si dividono.
Chi é al mare magari é seccato, salvo gli accaniti giocatori di carte che tanto per loro importante é giocare ovunque siano e quindi se piove é meglio, le partite durano un giorno.
Chi é in montagna forse é seccato un pò meno, si sa che in montagna il tempo é variabile e poi si può stare a chiaccherare guardando le nuvole che scavallano le montagne e anticipare commenti autunnali, roba da baita che a chi va in montagna piace sempre.
Chi resta in città può sempre dire che la pioggia fa bene ai giardini, che é anche vero, e poi c' é magari una non dichiarata vena sadica e vendicativa verso chi é via e non se la gode.
Poi ci siamo noi, quelli che in campagna raccolgono frutta e se piove é un guaio, perché finché la pioggerellina é sottile continui, ti inzuppi ugualmente ma continui e si può pure provare una certa soddisfazione nel sentirsi eroici.
Però quando piove devi avere alcune avvertenze, ovvero quando il ramo ti rimbalza in faccia devi sputare subito le gocce d'acqua che ti sbattono in faccia, e devi pure sputare gli insetti, specie le coccinelle che arrivano.
Le coccinelle in sé sono simpatiche, ma se le ingoi inavvertitamente quando sono nello stomaco possono sfarfallare, hanno le ali, e se ingoi troppe poi senti le farfalle nello stomaco e se non ti ricordi del principio di realtà magari credi di essere innamorato e non sai bene di chi.
Però se piove forte ti devi fermare e si fermano pure le macchine, i carri, i muletti, che nel fango sprofondano e mica li puoi spingere.
E il giorno dopo non basta che abbia smesso di piovere, perché sguazzi nel fango ugualmente, fai la doccia da caduta acqua nei primi dieci minuti e condisci tutto con la sauna da umidità che sale dal terreno.
Ma allora quando piove Gott mit uns?? o no ?? o dipende da che parte stai ??
E poi la frutta se ne frega dei tempi prestabiliti, se la gode moltissimo dell'acqua che scende dal cielo

lunedì 9 agosto 2010

FARE COSE SEMPLICI

Scriveva il Dr. Jung sull'importanza di fare cose semplici per cercare di essere semplici "e come é difficile essere semplici". Certo oggi ciò ci é molto difficile. Io in agosto, per un mese, non vado né al mare né ai monti, il ché non mi riposerebbe più di tanto, anzi probabilmente mi annoierebbe e non aggiungerebbe nulla all'anima. E così aiuto in campagna, bracciante agricolo a zero remunerazione. Sceglia alle 6, in campo alle 7, raccolta sino alle 12, poi intervallo sino alle 13.30. Un piatto di pasta come si usava un tempo, quando non c'erano diete, poi via a raccoglire di nuovo sino alle 18. Nessun orologio, basta il campanile, nessuna radio o simile, si gode il silenzio, nessun abito solito, ci si veste di vecchio e quasi quasi vien la voglia di stringere i pantaloni con la corda, e poi non c'é bisogno di cambiarsi il giorno dopo.
Si apprezzano i diversi tipi di verde, a seconda delle qualità, si incontrano tante coccinelle, e alla sera sembra di essere stati al mare ad abbronzarsi. Quando si incrocia qualcun altro che raccoglie, o é polacco e non capisce l'italiano, o é marocchino o pachistano e quindi lavora sodo e in silenzio, senza tante espressioni facciali, o é un giovane italiano che parla però solo di rock e quindi é maglia andare via veloci. L'energia che si ricava é tanta, dalla terra, dall'aria, dal sole, dalle piante. La sera si fatica a dormire tanto si é belli "carichi" e la mattina si può sceglier in quale bar prendere il caffè e vedere quelle facce che vedi solo all'alba. Buona estate a chi legge

domenica 1 agosto 2010

L'AMICIZIA

L'amicizia non é altro che un'intesa sul divino e sull'umano congiunta a un profondo affetto. Eccetto la saggezza, forse é questo il dono più grande degli dei all'uomo. C'é chi preferisce la ricchezza, chi la salute, chi il potere, chi ancora le cariche pubbliche, molti anche il piacere.....Infine tutti gli altri beni presentano un solo lato vantaggioso la ricchezza per spenderla, la potenza per essere riveriti, le cariche per ricevere lodi, i pieceri per goderne. L'amicizia invece comporta moltissimi vantaggi. Dovunque tu vada é a tua disposizione, non é esclusa da nessun luogo, non é mai inoppuirtuna, non é mai un peso....L'amicia dunque comporta moltissimi e grandissimi vantaggi, ma ne presenta uno nettamente superiore agli altri: alimenta buone speranze che rischiarano il futuro e non permette all'animo di deprimersi e di abbattersi Cicerone: La vecchiaia l'amicizia

giovedì 29 luglio 2010

PAPA' GORIOT di Balzac

Da tempo ne sentivo parlare ma solo ora ho preso in mano, divorato, goduto questo libro di pregio, denso di descrizioni che altrove mi parrebbero noiose, intriso di sentimenti e di visione del mondo che sarebbe cinica se non contenesse un intelligente distacco. Insomma una bella e buona sorpresa ancorché tardiva

domenica 25 luglio 2010

VIVERE

Forte e prepotente deve essere la voglia di vivere, di combattere, di capire, di lottare e riconoscere il male oscuro, di sapere che le nostre ombre ci sono, ci saranno, ma sono solo una parte, che non può e non deve averla vinta.

venerdì 23 luglio 2010

SUICIDIO

Titolo secco. In questi ultimi tempi mi hanno parlato di alcuni casi, casi vissuti da vicino, e ne ho trattati almeno un paio (per fortuna non conclusi tragicamente) Ho dovuto dunque occuparmene. Si pongono alcune possibilità che in sintesi possono così essere esposte : 1) il suicidio può rappresentare semplicemente un richiamo, un tentativo forte ma non veramente finale che però sfugge di mano alla persona che lo agisce 2) uccidersi ottiene, nella fantasia di chi lo agisce, il risultato di violentare l'esistenza di chi resta, una sorta forse di vendetta mal diretta o forse il desiderio di essere comunque ricordati per sempre. Un tema ricorrente é quello della depressione, dell'impossibilità di vedere soluzioni ancora possibili. Non sempre però la motivazione appare così aggressiva, in taluni casi si può riscontrare una sorta di desiderio di riunificazione verso un oggetto-persona perduta, una nostalgia di dipendenza che non trova altra strada, quasi una scorciatoia per tornare con chi si é perduto. Nella clinica psicodinamica sono stati evidenziati alcuni fattori alla base del tentativo di suicidio, in specie una difficoltà a rinunciare ad un nutrimento "infantile" ed il contemporaneo impedimento a riconoscere la dipendenza. Idea molto alta e narcisistica di sé, forte controllo dell'affettività e dell'aggressività. Che fare con queste persone ? Avendone la possibilità parlarne senza paura, non adottando relazioni consolatorie o buoniste od offrendosi a continui contatti e soccorsi volanti. Paradossalmente ciò può aumentare nella persona l'idea che la responsabilità del rimanere in vita dipenda da un'altra persona e non da sé. Molto meglio cercare di comprendere le motivazioni e le fantasie suicide anche ammettendo la impossibilità di frenare il gesto se proprio vorrà compierlo. Più utile cercare di far comprendere alla persona perché vuole arrivare al gesto estremo. Resta poi forte la possibilità di un transfer positivo, non basato sul buonismo, che possa trasmettere la sensazione che qualcuno può ascoltare senza necessariamente voler cambiare forzatamente l'idea che la persona coltiva. Qualcuno capace di rispettare e saper accettare, nonché di collaborare all'elaborazione del lutto dei sogni infranti che possono essere sostituiti con idee più realistiche. Un buon lavoro riesce as attivare la parte della persona che dubita della soluzione suicidaria scegliendo infine la vita

domenica 27 giugno 2010

REINCARNAZIONE

Se davvero rinasco cercherò di nascere mucca in India così nessuno mi scoccia, passeggerò per tutta l'India e magari mi saluteranno pure con riverenza e rispetto.
Poi rinasco scimmia a Gibilterra, così posso anche rompere le scatole a tutti che tanto nessuno mi tocca per la nota leggenda.
Poi ancora rinasco corvo alla torre di Londra, così imparo, anzi come si dice oggi perfeziono l'inglese e, dal momento che ancora per la nota tradizione i corvi della torre di Londra non si toccano, potrò perfino fare la cacca sulla testa di qualcuno,impunito.
E così intanto sono altre tre vite, tranquille, rispettato senza lavorare, e nel frattempo mi documento e vedo se c'é ancora qualcosa del genere in giro per il mondo

lunedì 21 giugno 2010

SCOPPIANO

Le coppie scoppiano !!! un tempo si scherzava sulla crisi del settimo anno, ora ogni anno é buono, al punto che un amico fotografo ha deciso di farsi pagare una lauta prenitazione per il servizio fotografico del giorno delle nozze perché già alcune volte non é stato ritirato perché la coppia si é divisa al momento del rientro del viaggio, appunto, di nozze.
Oggi si "scoppia" anche in età che un tempo non lontano parevano impensabili, ovvero alla soglia dei 50 e anche 60 anni, dopo un lungo corso matrimoniale.
Le ragioni ?? difficile spiegarle se non ricorrendo a quelli che, proprio per la reiterazione del gesto, appaiono sempre più luoghi o quanto meno motivazioni comuni.
Come é difficile capire la fatica dell'altro e come é difficile vedere la propria e incrociare le due strade.
Quante mamme "divoranti" dietro i maschi e quanti, seppur in misuta minore, "padri meravigliosi" dietro le femmine.
E tutti ben contenti che i figliuoli ritornino all'ovile anche se con qualche figlio al seguito, altro che bamboccioni.
Che possono fare gli addetti ai lavoro? consulenti matrimoniali, psicologi e affini ?? Talvolta quelli pericolosi sono gli affini o gli psicologi e consulenti vari che tagliano via secchi.
In questi ultimi tempi una persona mi ha raccontato, venendo da me per un percorso, che si era rivolto ad uno psicologo consulente matrimoniale, il quale alla prima seduta avrebbe (condizionale d'obbligo) detto " Vi siete traditi? il matrimonio é finito !"
Alla faccia !!! credo che una buona parte dei matrimoni siano finiti se questo é vero, ma non posso accettare questa idea così spiccia.
In una ulteriore occasione altro psicologo avrebbe detto ad una persona che poi é venuta da me per un percorso "Ha trovato un'altra ? si trova bene? e allora basta così"...il tutto dopo due incontri.
Chissà che scuole di pensiero seguono i colleghi....

martedì 15 giugno 2010

TRADUTTORI cose da sapere - estratto con omissis

Sara Crimi e -omissis - fra le altre attività, traduttori in ambito editoriale, una professione che nel corso del tempo è divenuta sempre più gremita di persone, oltre che mal pagata. Ne parliamo con loro provando ad addentrarci in territori sconosciuti ai più. Qual è stato il vostro percorso formativo?

Sara: Non posso che dare una risposta probabilmente già sentita: l’amore per le lingue straniere, la lettura e la scrittura è nato con me, mi appartiene da sempre. Il liceo linguistico, la facoltà di lingue, i frequenti viaggi all’estero e i corsi di approfondimento sono stati la strada “obbligata” che ho percorso per continuare a coltivare i miei interessi, senza – lo ammetto – darmi un obiettivo preciso. Durante e dopo gli studi, ho insegnato inglese, ho lavorato come interprete e sono stata impiegata in un ufficio commerciale estero per un anno e mezzo. La svolta è arrivata quando, nel 2001, ho letto su Repubblica il bando di concorso per un Master in traduzione letteraria per l’editoria e ho sentito con chiarezza che quella doveva essere la mia strada. Dopo il corso ho fatto tre mesi di stage nell’ufficio editoria di un ente culturale trentino (dove ho imparato moltissimo) e ho cominciato a tradurre.

Finché avete trovato il modo di utilizzare le lingue in ambito editoriale: come è stata la prima esperienza?

Sara: Un battesimo del fuoco. Una casa editrice milanese cercava un traduttore per un testo destinato agli studenti della Bocconi: un saggio sulla dinamica delle regole nelle organizzazioni. Stavo ancora seguendo le lezioni del Master e fino a quel momento mi ero esercitata su testi letterari, poesie e articoli di giornale, ma non avevo idea di come organizzare il lavoro sul campo. Ricordo una notevole ansia da prestazione, la paura di non riuscire a rispettare la scadenza, la voglia di riscrivere daccapo tutto quanto. Lavoravo a stretto contatto con i curatori (uno a Milano e uno negli Stati Uniti), cercavo di porre il minor numero di domande possibile (oggi so che la mia ritrosia era ingiustificata, perché la collaborazione fra traduttore e revisore è essenziale), mi sono procurata manuali di statistica, matematica ed economia, portavo con me le bozze ovunque andassi e obbligavo amici e marito ad ascoltare le mie letture ad alta voce. Con gli anni il metodo non è cambiato granché, mentre la paura di non essere all’altezza è andata sfumando in favore di una maggiore concentrazione e consapevolezza di me.


Sara appartiene alla nuova generazione di traduttori, Alberto alla precedente, pensate di assomigliarvi nella gestione di un testo o sono intervenuti negli ultimi anni nuovi elementi professionali?

Sara: Credo che – pur traducendo opere di genere assai diverso – la gestione del testo assomigli sempre a quello che Giuseppe Iacobaci, un collega che stimo molto, una volta definì “un incontro di Sumo” fra autore e traduttore. Penso altresì che negli ultimi anni siano intervenuti nuovi e decisivi elementi professionali, il primo dei quali è senza dubbio Internet. Per me che faccio questo mestiere da meno di dieci anni, l’uso delle risorse web (dizionari, glossari, immagini, cataloghi delle biblioteche …) e delle liste e dei gruppi online di traduttori è prassi quotidiana e fonte di supporto continua e irrinunciabile. Per quanto mi sia capitato spesso di visitare di persona le biblioteche di mezza Italia alla ricerca di una citazione di poche righe, il più delle volte il mio lavoro di ricerca è giocato in Rete, con un notevole risparmio di tempo, energie e denaro.


Sara: Questo mestiere si fa per amore, è un dato di fatto. Il che, sia chiaro, non deve significare che lo si debba fare a ogni costo e a qualunque condizione. Elencarne le virtù significa dare una diapositiva di se stessi: c’è chi – come me – ama la dimensione solitaria di questo mestiere, il contatto stretto e continuo con i libri, il rapporto esclusivo con il testo che si sta traducendo, la possibilità di organizzare le proprie giornate (e, spesso, le proprie nottate), la libertà derivante dall’essere liberi professionisti. Il rovescio della medaglia è costituito da guadagni non sempre commisurati allo sforzo, al tempo e all’impegno necessari per portare avanti un progetto, da tempi di consegna spesso strettissimi, dalla necessità di lavorare a più cose contemporaneamente per far quadrare i conti. La difficoltà maggiore a mio avviso consiste nel trovare uno spazio di manovra per negoziare tariffe e condizioni contrattuali con i committenti, nell’esercitare il proprio diritto/dovere di contrattare per raggiungere accordi equi, senza cedere alla tentazione di lavorare ad ogni costo. Due aspetti che sottolineo sempre quando tengo i seminari agli aspiranti traduttori sono il non accettare qualsiasi tariffa pur di vedere il proprio nome stampato su un libro e il saper dire no a un progetto che, per ragioni

Parlateci dei contratti.

Sara: Per quanto ogni editore abbia una propria versione del contratto di traduzione, ci sono dei punti comuni. Anzitutto il diritto d’autore: il traduttore cede all’editore il diritto ventennale (anche se sono sempre di più i casi di traduttori che “strappano” un periodo più breve) di sfruttamento della traduzione. Assai di frequente è citata la clausola dell’accettazione unilaterale (da parte dell’editore) della traduzione, clausola che può rivelarsi molto insidiosa in caso di controversie. I contratti dovrebbero menzionare l’obbligo da parte dell’editore di citare debitamente il nome del traduttore e di consentirgli di visionare le bozze prima della stampa. Una clausola che nessun traduttore dovrebbe mai accettare è quella del pagamento all’uscita del volume, perché gli editori hanno la facoltà di non far uscire un libro che pure hanno commissionato (a me è successo due volte, ma in entrambi i casi ero stata pagata alla consegna). Ci sarebbe molto altro da dire, ma quel che più mi interessa sottolineare qui è la necessità di una presa di coscienza – sia da parte di chi fa questo mestiere da anni, sia da parte degli esordienti – del proprio ruolo in quanto soggetto attivo di una transazione commerciale che, per quanto possibile, non dovrebbe essere subita dal traduttore.

Si può vivere in Italia soltanto di traduzioni di libri?

Sara: Al contrario di quanto sembrerebbe dimostrare il mio percorso professionale (traduco libri e siti web, mi occupo di redazione e di tanto in tanto tengo seminari), sì, è possibile vivere soltanto di traduzioni di libri, e conosco diversi professionisti che lo fanno. Penso però che per mantenersi con le sole traduzioni editoriali occorra una qualità fondamentale: poter garantire a se stessi ancor prima che all’editore una “curva di rendimento” ottimale che crei un equilibrio perfetto fra tempi di consegna, qualità, continuità del lavoro e tariffe.


E come si accede alla professione – non in termini formativi, ma occupazionali –, bussando alla porta o conoscendo chi aprirà quella medesima porta?

Sara: Entrambe le strade possono portare dei risultati, ma occorre spiegare le differenze. “Bussare alla porta” richiede un’ottima conoscenza del mercato editoriale e dei cataloghi degli editori cui ci si propone, un notevole talento per lo scouting, molta fiducia in se stessi e una scorta pressoché inesauribile di pazienza e caparbietà. Secondo alcuni, proporre nuovi titoli è il modo più efficace per farsi notare dagli editori. A mio avviso giocare questa carta non è facile come sembra, ma è vero che può dare grandi soddisfazioni. Quanto al “conoscere chi aprirà quella medesima porta”, una precisazione è d’obbligo: conoscere qualcuno che già lavora nell’ambiente e può fare il nome di un traduttore alle prime armi non significa essere raccomandati nel senso più deteriore e – perdonatemi – più italiano del termine. Significa avere la possibilità di essere messi alla prova perché qualcuno ha fiducia in te e ti dà un’occasione. Chi entra in casa editrice solo perché è “amico, fratello o cugino di” ma non ha talento, farà poca strada; diverso è poter essere presentati, raccomandati, per la propria bravura. E qui entra in ballo un altro fattore determinante per l’accesso alla professione: la rete di contatti che ci si costruisce nel tempo.

Tre consigli a chi pensa di intraprendere la vostra stessa strada.

Sara: (1) Essere pronti a una gavetta che in alcuni casi può essere molto lunga; (2) Tradurre, tradurre, tradurre e poi ancora tradurre: l’allenamento è essenziale; (3) Muoversi, conoscere, parlare, ascoltare, leggere di tutto e di tutti.

martedì 8 giugno 2010

MARIO

Mario é morto oggi, un incidente stradale, investito da un'auto, uomo anziano che ancora aveva voglia di vivere. Ebreo di nascita, famiglia laica ma rispettoso di alcuni momenti tradizionali. Qualche volta mi aveva invitato a celebrare la Pasqua ebraica a casa sua, e allora ci si sedeva attorno alla tavola a ricordare il passaggio del Dio di Israele, erbe amare e fianchi cinti, pronti a partire con in testa quella che noi cattolici chiamiamo "papalina" che poi é il copricapo ebraico. Ma i buoni cattolici si stupirebbero se assistendo ai riti ebraici riuscissero a vedere quanto abbiamo copiato. Perché come una volta mi disse sorridendo Mario, il cristianesimo é una eresia del giudaismo, eresia che ha copiato molto. In quelle sere Mario leggeva testi ebraici in ebraico. Si capiva che doveva fare appello all'antica conoscenza laicamente praticata. Un parente prossimo di Mario fu anche sindaco, credo socialista di Modena, ed ebreo anche lui. Mario aveva abbastanza anni per aver partecipato alla guerra partigiana ed era andato anche nelle scuole a parlarne perché lui era doppiamente pericoloso "ebreo e socialista" e mi ricordava quel meraviglioso film che é Train de vie. Mario se ne é andato, a breve verrà sepolto e io andrò, con la mia "papalina" che porterò con rispetto e con un sassetto in tasca da deporre sulla tomba. Pezzi di storia che se ne vanno e noi, io, sempre più in prima linea.

martedì 1 giugno 2010

POESIA

Questa donna
mi parla
con caldo linguaggio
fra i suoi sentimenti e i miei
Non c'é frusta
nelle sue parole
né smorfie ringhiose
non ha bisogno
di vedere il coloro del mio sangue
per conoscermi
Questa donna
scorgendo un'apertura
nel mio steccato
ci passa attraverso
di proposito, ed io,
la lascio sostare
nel mio campo,
illesa

C Anatopolasky 1937

domenica 30 maggio 2010

MEGLIO SOLI??? o solo talvolta???

Leggo nel blog di un amico che si é goduto una giornata da solo avendo la famiglia al mare. Roba banale potreste dire, lo dicono in tanti. Poi noi possiamo metterci del nostro. Chi ne approfitta per stare in casa in pigiama e basta, chi magari vede l'amante, chi gozzoviglia con gli amici, chi fa introspezione...insomma c'é di tutto. Quello che mi ha sempre colpito é che in questi casi si ritrova una energia che nei giorni normali pare bloccata, ingessata da altro. Qualcuno mi ha detto più volte che si meraviglia di aver sposato ( e rimanere) con una persona con la quale alla fin fine sta bene ma con la quale ha modesta comunicazione. Comunicazione che si sprigiona con altra persona (ovviamente di sesso opposto) che tanto piace ma che, guarda caso sta con un altro/a che a sua volta non comunica. E allora ?? come sarebbe tutto più facile e più bello dire "bene grazie, ci siamo sbagliati" ma dirlo bonariamente e "scoppiare" le coppie per ricomporle mettendo assieme i due a scarsa comunicazione con i due ad alta comunicazione. Non sarebbe la soluzione più semplice ?? Magari civilmente gestita, senza litigi, traumi o altro, così con semplicità.... Come sarebbe diversa la nostra vita... E' probabile che moltissimi non lo sapranno mai, però possiamo coltivare la favola.

lunedì 17 maggio 2010

La fame é brutta !!!!

Stavo a Roma, ero lì per vedere la mostra su Caravaggio, roba da pseudo intellettuali, ovvero come si fa a dire che non hai visto ?? Bene.. ero seduto in un ristorante e guardando fuori vedo un uomo che si siede nella sporgenza di un muro, appoggia lo zainetto ed estrae un buon panino apparentemente ben farcito. Inizia mangiarlo con metodo, lentamente, assaporandolo. Era il suo pranzo di viandante per Roma. Un colombo, sporco, un pò arrugginito, tipo quegli operai della ferrovia che sono sempre un pò color ferro e fuliggine, comicia agiragli attorno mendicando, palesemente affamato, una briciola, Era molto agitato il colombo, un maschio dalla apparente età di 2-3 anni (di colombi me ne intendo) Danzava attorno all'uomo, e a più riprese aveva il coraggio di volargli su un ginocchio tanta era la fame. Cosa strana era solo, nessun altro colombo si era unito a lui. L'uomo si é deciso a dargli qualche briciola, ma poche perché lui doveva mangiarsi il suo panino e il povero colombo, apparentemente abbandonata ogni dignità, spinto dalla fame, continuava incessante a girargli intorno. Io guardavo dall'interno del ristorante e facevo il tifo perché ricevesse qualche briciola che in effetti l'uomo di tanto in tanto gli dava. Ma non bastava. Alla fine del panino l'uomo ha iniziato a far fagotto, e allora io ho preso una fetta di pane, una fetta con molta mollica e sono uscito dal ristorante sotto l'occhio preoccupato del cameriere e sono andato dal colombo elargendogli e briciole tutta la fetta di pane. Credo che il colombo non mi abbia neppure visto tanto era preso dallo strafogarsi del pane, comunque quel giorno ha magiato abbondantemente. Io ho pensato a quanto siamo fortunati, con ristoranti, carte di credito, camerieri e carbonara di primo piatto. Non vorrei mai essere al posto di quel colombo.

domenica 9 maggio 2010

Finché morte non ci separi ????

Leggo volentieri e vi segnalo di conseguenza il blog di un amico, "frutti di stagione" che scrive in ordine alla fine di un rapporto matrimoniale o dati i tempi, semplicemente di un rapporto. Il concetto espresso da una collega terapeuta mi pare sia che il rapporto sta insieme non sino alla morte di uno dei due, ma sino a quando non muore il rapporto. Concetto poco "cattolico" anche se in quel mondo qualcuno lo sussuurra, e comunque degno di riflessione. Nei post sul blog dell'amico alcuni si dicono concordi pienamente che un rapporto si può, quasi si deve risolvere, quando non c'é più amore. Vien da dire ...vero, tuttavia sarei molto prudente nelle affermazioni che talvolta (di coppie ne vedo tente e di tante altre sento parlare)mi paiono un pò autogiustificatorie. Non voglio fare il moralista né devo difendere dogmi ma mi chiedo sempre quanto i due sono stati capaci di ascoltarsi, di dire a sé stessi, ognuno per sé,quelle verità che spesso preferiamo non dirci. Mi chiedo quanto abbiamo capito e portato la fatica dell'altro, quanto non ci siamo limitati a porre all'incasso le nostre talvolta vecchie cambiali affettive, magari già pensando che l'altro non avrebbe certamente avuto la capacità di pagarle. Mi fermo quì La faccenda é complessa !!!

martedì 4 maggio 2010

Tradimento BIS

Quì non si tratta di "tradire" una persona ma un'idea o un mito. In fondo perché si va da uno psicologo se non per smitizzare quei miti personali che ci tengono inchiodati e fanno star male? Tradire per essere fedeli a sé stessi, concetto non nuovo ma che fa sempre inarcare le ciglia di chi ascolta. "Come ??!!" chiede la persona, ed é necessario spiegare come la fedeltà a sé stessi, magari solo intuita ma non veramente cercata e anzi a volte temuta, richiede un vero tradimento, probabilmente il più importante di tutti, ossia il tradimento di ciò che nella storia non é veramente nostro.

Tradimento

Sempre più spesso incontro e sento di coppie ove uno dei due "tradisce" creando così un innocente e un colpevole. Ovviamente l'innocente raccoglie solidarietà più o meno vera, si sente dalla parte del giusto ecc. Come é difficile e quanta prudenza per riuscire a far passare un'idea all'innocente, ovvero se il "colpavole" ha tradito dove stava e cosa faceva o non faceva l'innocente? Nel trattamento della coppia é un punto fondamentale, solo se lo si riesce ad affrontare e a non trincerarsi dietro risentimenti e luoghi comuni si può lavorare per una trasformazione del rapporto.

lunedì 19 aprile 2010

credere nell'uomo, sperare nel futuro

Quanto è presuntuoso parlare della morte, credo non se ne possa parlare, magari con la mediazione di filosofia e religione, ma sempre nella consapevolezza di trovarci di fronte ad un evento individuale che l’altro, il morente, sente in modo individuale….
Si dice che la paura della morte è come una valle da attraversare nel viaggio a ritroso nella nostra fanciullezza, che tocca la battaglia ingaggiata per dimostrare a noi stessi che siamo degni d’amore.
Jung scrive “ciò che accade nell’ora segreta del mezzogiorno della vita è l’inversione della parabola, è la nascita della morte”.
Pare che l’inconscio sia relativamente preoccupato della morte, più interessato al modo, alla nostra preparazione.
I sogni possono anticipare il prepararsi di questo evento, nella mia esperienza terapeutica ho avuto la possibilità di riscontrare ciò che la letteratura psicologica riporta, ed ho sempre ascoltato con rispettosa attenzione quanto mi veniva comunicato, osservando che le persone, ormai prossime alla morte, sembrava non chiedessero spiegazioni quanto un ascolto autentico. Ciò invita ancor più a muoversi verso un percorso di individuazione, una presa di contatto consapevole con la propria centralità interiore, occorre volgersi verso l’oscurità per cercare di scoprire il segreto e ciò che esso pretende da noi.

noi due, una coppia



In questi due incontri parliamo del fenomeno, oggi assai visibile, della coppia che si forma ma che porta con sé i germi della difficoltà se non della dissoluzione. In particolare parliamo della manifestazione che chiemerò del PUER relativamente al maschio e della PUELLA relativamente alla femmina. Ciò significa toccare le manifestazioni degli archetipi materni e paterni e del loro agire verso i figli. In sintesi si parla di Puer quando l'uomo, non importa l'età, resta troppo a lungo nei limiti della psicologia adolescenziale e quindi dipendente dalla madre. Ciò significa che può comunque sposarsi ma la moglie avrà presto il dubbio e si chiederà quanto l'uomo che sposato é suo marito e il figlio della madre. Se il puer manifesta inoltre una salda componente narcisistica, sempre possibile se la madre lo ha sollecitato in tal senso, la moglie scoprirà un uomo manipolatore, anche seduttivo ma povero di vero sentimento, sempre pronto a nuovi progetti e a possibili abbandoni. Un diverso, e apparentemente contrario aspetto del puer, é la scarsa verve, il tipo sonnolento, magari vivace nella fantasia ma non nella pratica. Per esemplificare in modo macro, quel puer é l'uomo che la scia le chivi della casa coniugale alla madre, la quale non si fa scrupolo di penetrarvi e di decidere anche in modo contrario alla moglie le piccole cose quotidiane. E' l'uomo che di fronte alle rimostranze della moglie non sa spalleggiarla e continua a giustificare la madre. Quanto alla Puella, le sfaccettature sono tante, ma tutte sottendono la ferita col paddre nel processo evolutivo. In questo caso la "trappola" per l'uomo che sposa può essere più sottile giacché, e voglio semplicemente esemplificare, possiamo trovare tra esse il modello della "bambola adorabile", che si offre come contenitore di ciò che l'uomo vuole porvi, o la "ragazza di vetro" timida e fragile, che sollecita la protezione tanto gradita acerti uomini che così si sentono importanti e utili. Possiamo incontrare il modello "avventuriera", tutta istinto, vivacità, esuberante, attraente per l'uomo che vede in lei una possibilità oltre i consueti limiti. Tutte però manifestano, a ben vedere, una componente di debolezza se non di depressione, che prima o poi emerge in modo evidente minando il rapporto. Come uscirne? Io credo che la terapia di coppia abbia certamente un valore, ma sono anche molto convinto che la strada della terapia e dell'analisi personale sia la sola che possa aiutare il riconoscimento delle proprie componenti "malsane" e possa accompagnare la persona in un cammino di autenticità e individuazione in grado di sanare ciò che crea difficoltà personali e di coppia.



CRISI ECONOMICA CRISI PSICOLOGICA

Crisi = momenti difficili non sempre prevedibili

Durante il corso della vita tutti attraversiamo periodi di crisi e di cambiamento in cui le strategie adattative fino a quel momento utili non sono più valide – noi cerchiamo certezze
Ci troviamo di fronte a scelte in nuove situazioni
Possono essere momenti all’insegna dello stress, insoddisfazione, solitudine, confusione, reazioni emotive

Ricordiamoci di quanto abbiamo letto sulla scala dei bisogni Ma slow, sulla scarsa durevolezza del premio o del benefit – sul sistema premiante ecc.

BORSA E FINANZA

Problema reale di chi ha perso il lavoro e paura generata dai media
PICCO di disturbi da stress nei momenti di calo della borsa
Se si tocca il risparmio si tocca l’autostima con paure di impoverimento incontrollabile
Studi USA applicano terapia di gruppo che si dice possa durare due mesi per far capire al piccolo risparmiatore che si può vivere anche senza una specifica riserva di denaro


ABBIAMO AVUTO FIDUCIA NEL LIBERO MERCATO che ci è stato detto per molto tempo e da molti, che avrebbe risolto autonomamente che lo stato doveva starne fuori il più possibile, ma oggi vediamo che lo stato deve fortemente correre in aiuto e che il mercato non solo non si autoregola, ma anche crea ciò che vediamo
Abbiamo vissuto la tesi della irrinunciabile crescita economica, bulimia competitiva, stress da risultato
Secondo alcuni ricercatori (haroche 2002) lo stress da lavoro viene deliberatamente banalizzato dalla politica al fine di non frenare la competizione

DISOCCUPAZIONE
Le conseguenze della crisi del 29 sono state descritte da due psicologi Eisemberg Lazarsfeld
La situazione tipica

TEMI PSICOLOGICI COMUNI

Dolore e tristezza Colpa per impulsi di rabbia Paura di diventare distruttivi
Colpa per essere sopravvissuti Paura di identificarsi con le vittime
Vergogna rispetto all’impotenza Paura di ripetere trauma Intensa rabbia verso la fonte del trauma
Perdita opportunità di relazioni
Isolamento paura dell’altro
Ripartire ciclo vitale
Da solidarietà a angoscia di abbandono panico
Disoccupazione psichica

Erikson = il nostro sviluppo psicosociale si basa sul superamento di una serie di crisi psicologiche, conflitti tra opposte tendenze (dipendenza-autonomia) in concomitanza delle quali allarghiamo e modifichiamo le nostre relazioni e definiamo o ri-definiamo la nostra identità


LA CRISI PSICOLOGICA a seguito della crisi economica ci obbliga e ridefinire e a dire agli altri cosa siamo.


COME ABBIAMO ELABORATO LA NOSTRA STORIA PERSONALE gioca a quel punto un ruolo importante
Si potrebbe dire se non apparisse cinico rispetto alla realtà della perdita del lavoro, che l’arrivo di eventi inattesi è necessario per la crescita e lo sviluppo di nuove strategie
Siamo dunque chiamati a riorganizzare la nostra vita

MITO FAMILIARE MITO AZIENDALE
Mito familiare come un insieme di credenze e di valori assimilati da tutti i soggetti dello stesso clan, costruito nel tempo.
Ciò vale per famiglie o intere popolazioni
Così i miti AZIENDALI che vuole realizzazioni di profitti e benessere, il concetto di GRANDE FAMIGLIA
Ricordata sempre l’importanza della coesione, della collaborazione, dell’obbedienza
Per questo l’organizzazione inquadra le persone e le gerarchizza – come in famiglia -
L’azienda cerca anche attraverso premi, di generare un forte senso di attaccamento, produce fedeltà e merita premio (orologio aziendale retaggio forse di quando non tutti avevano un orologio ---o comunioni in fabbrica)
Anche benefit salute che consentono di far sentire la benevolenza aziendale ma anche la sostituibilità al primo insorgere di inefficienza che viene docilmente dichiarata
Una leadership stabile tende a non rivelare Parmalat Bopal

Ma ora NESSUN MITO SEMBRA FARSI AVANTI per aiutarci a capire dove ci condurrà questa corsa o come si risolverà questa crisi
L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO NON CREA DA SOLA LA DEPRESSIONE ma la sua incidenza nella demolizione delle certezze e delle credenze narcisistiche è certamente una componente delle nuove patologie che hanno contribuito all’ascesa dell’assenteismo

LA PROPRIA IMMAGINE AGLI OCCHI DELLE FIGURE CHIAVE DELLA FAMIGLIA viene modificata e svalutata, il PADRE non osa parlare della propria nuova situazione la MADRE si sente svalutata nel dover ritornare nel ruolo di casalinga –per la donna il lavoro è anche un modo per entrare in contatto con la psiche dell’uomo
Ne consegue una notevole perdita di energia che porta alla DEPRESSIONE che può esprimersi in forma aperta o latente sprofondando in apatia con scivolamento verso il punto zero delle proprie possibilità di inserirsi in nuove strutture
Parte delle DONNE si sottrae al trauma rientrando nel ruolo di casalinghe
Subisce una regressione delle aspirazioni sociali
La disoccupazione può creare crisi familiare e destabilizzare coppie fragili
A livello personale provoca un senso di vergogna e colpevolezza

L’individuo non trova il sostegno di cui ha bisogno, nel proprio ambiente si sente indesiderabile e finisce spesso per diventarlo PROBLEMA DELL’OMBRA E DELLA PAURA DEL DIVERSO O DI CHI CI PROPONE SITUAZIONI CHE ABBIAMO IN PASSATO GIA’ CONOSCIUTO O DELLE QUALI ABBIAMO SENTITO PARLARE O VISTO FILM E noi così non vogliamo tornare - pensiamo all’extra che ci ripropone come erano i nonni

La crisi ci può costringere a ritornare insieme RIUNIRE PER RISPARMIARE ma ciò non cancella storie familiari
La crisi costringe a non dividersi e a restare prigionieri di un matrimonio
ASSENZA DI RICONOSCIMENTO FAMILIARE E SOCIALE = CRESCITA DELLA VIOENZA
OCCORRE IMPARARE A CONOSCERE SE STESSI a cercare di sviluppare nuove abilità professionale e applicare strategie efficaci
La formazione possibile deve porsi il compito prioritario di receperare autostima, vincere la paura, capire gli errori che si commettono quando si è alla ricerca di un lavoro, imparare tecniche elementari

PEGGIORAMENTO DELLA SALUTE
Individuate nell’aumentare della povertà, dello stress e della modifica dei comportamenti
Negli ultimi anni sono AUMENTATI GLI EFFETTI PSICOPATOLOGICI mentre sono diminuiti quelli FISICI
Ansia perdita del sonno, panico, depressione, disordini del sonno disturbi gastrici, bronchiti, cancro al polmone, patologie cardiocircolatorie, nonché INCIDENTI stradali o domestici - quanto l’inconscio ci suicida o gioca all’autopunizione o al richiamo?

Ricerca torinese
Se si considera pari a 1 le cause di mortalità tra gli occupati, si vede che tra i disoccupati raddoppia sia che siano in cerca di occupazione sia che abbiano perso
DIVERSO TRA LE DONNE presumibilmente dal diverso peso pubblico e sociale che ha il lavoro

Rischio di OBESITA aumentato in tutti i casi in cui uno dei due coniugi non era più occupato con eccessi nelle casalinghe con marito disoccupato o nelle occupate con marito disoccupato

DISUGUAGLIANZA E SALUTE MENTALE
Oggetto di un progetto della UE
Danni molteplici e direttamente proporzionati al periodo di disoccupazione (colpa inutilità insicurezza disfunzioni nella vita quotidiana incapacità a gestire il tempo depressione ansia insonnia disturbi apparato digerente

CONSEGUENZE SULLA SOCIETA OVVERO ANCHE QUELLI CHE LAVORANO INIZIANO A TEMERE DI PERDERLO – CONFLITTI TRA MEMBRI PER la trasformazione dei ruolo, perdita della serenità, maltrattamenti, abusi sui minori



Che fare…..

costi della psicologia

A PROPOSITO DEI COSTI DELLA PSICOLOGIA



Il tariffario dell’Ordine degli psicologi prevede che per una seduta di psicoterapia possa essere applicata una tariffa oscillante tra i 40 e i 140 euro.
All’interno di questi valori lo psicologo richiede la cifra secondo lui più adeguata.
Di recente si è sviluppato un piccolo dibattito tra chi afferma che l’applicazione di tariffe “base” ovvero 40-50 euro “svilisce la professione” e chi invece ritiene che occorre valutare, se non richiedere direttamente la sostenibilità economica della persona che si rivolge allo psicologo, specie se, almeno nelle fasi iniziali, si ravvisa l’opportunità di due incontri settimanali.
Qualcuno, molto sbrigativamente, ha detto “la gente pensa che se paga poco vuol dire che vale poco”, mentre altri hanno sostenuto l’idea che fa perno sull’aiuto alla persona anche se questa non può sostenere particolari costi in prospettiva di un intervento non breve.

Questa seconda opzione è quella che incontra il mio istintivo favore nella consapevolezza che un percorso psicologico può essere ritenuto un lusso capace di fermare chi ne avrebbe desiderio se non bisogno, ma che non può sostenerne i costi prolungati.

Mi piacerebbe raccogliere pareri dei lettori che possono scrivere alla mail di questo sito.
Grazie a chi vorrà collaborare.

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nuovi media

I giovani, ma anche i giovanissimi, vivono oggi in un ambiente costruito su una pluralità di mezzi di informazione e di comunicazione che imparano ad usare con molta dimestichezza e padronanza (cellulari, internet, face book, YouTube, My Space, Windos life, ipod, giochi elettronici…….) mentre questo mondo risulta a noi adulti molto spesso sconosciuto, trattato con troppo superficialità o al contrario demonizzato.

1- Chiediamo al Dott. Crimi, quale influenza esercitano questi mezzi sulla crescita dei ns bambini e nella formazione dell’identità dell’adolescente?
Una prima considerazione è la proposta di modelli e modalità sovente finti se non falsi, però in grado di attivare attese al confronto delle quali la realtà è perdente in quanto non competitiva, e nella realtà pongo anche la famiglia, i padri e le madri, normalmente meno “vincenti” rispetto al modello
L’influenza può essere grande, specie se la famiglia fatica a proporre un proprio modello adulto, critico, solido, ed è bene, al riguardo, porsi un interrogativo scomodo, ovvero quanto la famiglia, al di là del dichiarato, nei fatti sposa modelli collettivi

2- Sono in grado i ns ragazzi di gestire correttamente l’enorme quantità di informazioni che inviano e ricevono?
Una novità da considerare è che questa enorme quantità di informazioni “di massa”, in realtà sono di consumo individuale, inoltre la comunicazione è rapidissima e consumata in breve tempo, tale da stimolare emozioni le quali, a loro volta, proprio perché costanti, diseducano a sentire le proprie sino a creare dipendenza dalle emozioni stesse.
La famiglia dovrebbe sorvegliare molto l’utilizzo delle tecnologie, forse che i genitori pensano ancora che il cellulare serve per sapere dove sono i loro figli ? Forse è necessario documentarsi sulle svariate possibilità che ad esempio un cellulare o Face book offrono.
Resta sempre fisso un punto, l’esempio, l’educazione, la presenza il senso critico e la coerenza che la famiglia trasmette rappresentano l’antidoto da un uso distorto o abnorme

3- Se e in quale misura questi mezzi condizionano i modelli sociali, culturali ed etici di comportamento?
Credo che basti volgere l’occhio attorno perché ognuno possa rispondere, semmai occorre chiedersi cosa facciamo, nel concreto, nella nostra casa, nella società, nella “polis”, per contrastare modelli che quanto meno ci turbano. Provocatoriamente mi chiedo come si possa però criticare se poi accettiamo e guardiamo ore e ore di trasmissioni televisive che propongono modelli che ben poco hanno a che fare con la crescita etica e morale

4- E’ possibile, secondo lei, educare-istruire anche con i nuovi media (per es. facendo studiare le tradizionali discipline scolastiche mediante questi strumenti)?
Mi è difficile rispondere a questa domanda in linea generale, credo sia più credibile rispondere che è già possibile ora trasmettere sapere “scolastico” a condizione che l’utente sia persona già adeguatamente formata e motivata (corsi universitari o post laurea), mentre credo sia più difficile sostituire il buon insegnante ed il rapporto interattivo emozionale e diretto che si deve sviluppare

5- Quali consigli può dare a noi genitori rispetto all’uso di questi moderni mezzi da parte dei ns figli?
Posto che è ormai inutile e illusorio pensare che non vengano utilizzati, e che non dobbiamo farli diventare (negandoli), oggetto di desiderio, la famiglia deve interrogarsi sui tempi e sui modi, nonché sulla tipologia dei mezzi di comunicazione che si possono mettere a disposizione.
Non si devono demonizzare, anzi, la loro conoscenza è talvolta indispensabile, resta compito dei genitori parlare, discutere, far conoscere il proprio pensiero, trasmettere ai figli valori e, ancora una volta lo dico, trasmettere capacità critica

Woman in change

CONGRESSO

25/26/27 MARZO 2010



Una storia tormentata

Riflessioni sul problema della sterilità di coppia

Nell’ambito del convegno “Women in change” tenutosi a Modena a fine marzo 2010, propongo la sintesi delle riflessioni in ordine al problema della sterilità di coppia e degli interventi terapeutici nel tentativo di realizzare il concepimento.
In generale per la coppia il figlio significa molte cose, prima fra tutte dar corpo al prosieguo della vita della famiglia, ma anche realizzare e dar vita alle migliori fantasie, confermare armonia tra i coniugi, eguagliare i genitori che ci hanno preceduto, confermarsi nella capacità di concepire e dunque nella possibilità di riconoscersi nella “normalità” delle coppie.
La sterilità può assumere dunque i connotati di una colpa che un coniuge può assumersi se in lui si può ritrovare la causa, o ancora la sterilità può apparire un castigo, la sottrazione di un diritto, il ché può portare a sentimenti di invidia, di vergogna con conseguente aggressività sia all’interno della coppia che verso l’esterno.
La sterilità può minare la coppia seriamente, facendo emergere le fantasie e i fantasmi più nascosti che una immaginata procreazione teneva sopiti.
Occorre anche affrontare il lutto ricorrente di una mensile perdita fino al lutto permanente nel quale si piange una persona che non c’è, che non c’è mai stata e che con la sua assenza priva anche della possibilità di essere in qualche modo ritrovato nei riti consolatori che accompagnano la fine vita.
La sessualità può risentirne fortemente perdendo quelle caratteristiche ludiche, di relazione, di seduzione che dovrebbero distinguerla, per diventare quasi un dovere, un obbligo finalizzato e dunque ansiogeno.
Varie ricerche hanno messo in evidenza come fattori di stress, meccanismi psicosomatici e recondite attese possono influenzare il concepimento, in particolare quando la sterilità è valutata dai medici sine causa.
La stessa personalità femminile viene osservata come possibile maggiore inclinazione a favorire fenomeni di infertilità laddove si manifesta in modalità marcate e conflittuali , quando per conflitto intendo l’inconscio rapporto della donna con la propria storia.
Penso agli aspetti di mascolinità della donna – amazzone o alla dipendenza della donna immatura e auto svalutante.
Penso alle discrepanze tra il concetto di sé attuale rispetto ad un sé ideale coltivato nel tempo e semmai imposto dall’esterno.
Nel percorso della ricerca di un figlio si è notato che è la donna che pone maggiore accanimento mentre il marito è maggiormente incline ad abbandonare i tentativi.
Le ragioni credo siano facilmente comprensibili legate come sono alle diverse sensibilità maschili e femminile, alle diverse modalità di autorealizzazione nella vita, all’immagine che ognuno ha di sé anche agli occhi del mondo.
Occorre anche osservare, e non appaia un distinguo esagerato, che si può ritrovare una inconscia differenziazione tra il desiderio di concepire e il desiderio di un figlio.
Il concepire tocca aspetti di narcisismo che esclude il limite, ossia ok possiamo concepire come gli altri, mentre un figlio reale prolunga la nostra vita nel futuro, mantiene viva una sorta di onnipotenza originaria.
L’inizio dei trattamenti ai quali la coppia si sottopone rivolgendosi alle strutture mediche specialistiche in obiettivo gravidanza richiede elaborazioni forti rispetto all’invasività fisica e mentale.
La donna in particolare sa di essere la persona focale anche se la difficoltà di concepimento è attribuibile al coniuge, i medici diventano punto di riferimento, il timore del fallimento resta nell’aria, l’attesa palpabile.
La scienza cerca ragioni, spiega ma non può arrivare in quel terreno oscuro, inconscio, dove vivono i fantasmi delle persone, le fantasie, e i desideri non sempre consapevoli.
Dopo ripetuti fallimenti la coppia può iniziare a pensare all’adozione, e dunque si aprono nuove attese, fantasie, speranze in ordine al “tipo di bambino da scegliere”
Ma questo è altro capitolo che ci porta lontano rispetto al tema specifico del convegno.
Resta da dire sul ruolo possibile dello psicologo, chiamato a creare uno spazio, un contenitore emotivo ove tutte le fantasie, i pensieri possono essere espressi, e dunque perdere il potere di dividere, di portare nel tempo qualcosa che pesa e continuerà a pesare sino a quando non verrà espresso ed elaborato.
Lo psicologo deve saper creare accoglienza, offrire anche informazioni di concerto con i medici, aiutare e vedere ciò che nei due singoli coniugi si muove in ordine alla sterilità, all’idea di sé, di famiglia, e, non ultimo, aiutare nell’elaborazione del possibile “lutto permanente” nonché alle possibili soluzioni “altre” quali l’adozione.