sabato 8 gennaio 2011

SOLITUDINE

Epifania ogni festa porta via
Ho parlato con molte persone durante queste feste e spesso, stavo per scrivere molto spesso, ci si lamenta, tra il serio e il faceto, più serio che faceto, della fatica nel passare le feste.
La colpa in prima battuta é attribuita alle corse, al tempo limitato, alla necessità più che al piacere di fare regali, al cibo, sempre troppo.
Poi sotto sotto c'é un certo qual senso di solitudine, il ché ha la singolare caratteristica di non essere legato alla mancanza di persone attorno a noi, quanto piuttosto alla loro presenza.
Paradossale !!
La solitudine si fa sentire proprio quando si sta o si deve stare con gli altri, quando si dovrebbe "sentire" la presenza degli altri, la solidarietà, la comunanza di idee, l'affetto.
Allora sentirsi soli non é dato dalla impossibilità di avere rapporti quanto dalla sofferenza intima che non riesce ad essere alleviata da altri.
Anche il ritrovarsi con persone familiari, che semmai incontriamo solo poche volte durante l'anno, può far riemergere quei vissuti che cerchiamo di dimenticare, di mettere "nell'ombra", di non toccare.
Vissuti che tuttavia fanno ben parte della nostra storia e che stanno lì, non risolti e non affrontati sino in fondo.
In quei momenti non ci sentiamo capiti, riemergono giochi di potere, incomprensioni.
Dobbiamo a volte prendere atto che le persone che vivono sempre con noi sono figlie di una storia che non piace, che vorremmo diversa.
Eppure con quelle persone noi stiamo, le abbiamo pure sposate e cisarà un motivo perché come dire...non sole le abbiamo sposate ma ci siamo pure rimasti e un motivo c'é.
Dal punto di vista psicologico cerchiamo di capire le motivazioni e dunque dobbiamo risalire a epoche della nostra vita che sono state determinanti per formare il nostro futuro, quando nostre necessità non hanno trovato giuste risposte.
Processo lungo, talvolta inconscio, con un pericolo sempre in agguto, ovvero il pericolo di razionalizzare, sfuggire con argomentazioni logiche, collettivamente condivisibili, persino encomiabili ma......alla fin fine non valide.
E' necessario acquisire una coscienza personale, diventare capaci di capire la nostra "verità personale", una verità che non sempre passa dalle parole ma dal silenzio e dalla semplicità.
Abitare con sé stessi.
Il silenzio intimo e l'ascolto permettono di evitare il collettivo, trarre conoscenza dalla propria interiorità.
La scoperta della vita interiore ci permette la nascita e il consolidarsi della nostra filosofia di vita anche a costo di prendere atto che certi aspetti del mondo esterno non ci appartengono.
E' a quel punto che occorre il coraggio di andare oltre.
Plus ultra si diceva un tempo, andare oltre, oltre a quello che si sa, che tutti sanno, avventurarsi oltre le colonne d'Ercole della nostra quotidianità. accettare la paura del nuovo, l'avventura e il rischio della scoperta anche se una parte del nostro equipaggio dopo giorni di navigazione senza scorgere terra vorrebbe ammutinarsi e tornare indietro.
Nei rapporti "di verità" la paura riguarda i sentimenti perché abbiamo sperimentato nella nostra vita come é facile che altri li calpestino.
Tuttavia essi rappresentano la parte più vera di noi, siamo autentici solo nell'ascolto vero di noi stessi, specie se ciò é il frutto di una elaborazione autentica dei nostri vissuti e giustamente ne siamo gelosi.
Natale in famiglia, con tanti in famiglia......
Quanto gioca il potere ?? il potere che gli altri esercitano su di noi, quello che si manifesta con il "dobbiamo", oppure "non possiamo non esserci".
Non ho ricette, salvo elaborare la situazione, talvolta il teatrino, trasformando ciò che "dobbiamo" in ciò che "possiamo" o anche ciò che "decidiamo noi" il ché può significare anche fare le stesse cose ma siamo noi a tenere in mano il pallino guardando gli avvenimenti e talvolta (sigh!) le persone come uno spettacolo che non richiede il nostro passionale intervento.
Buon Natale 2011, 2012 ecc.

4 commenti:

gaetano ha detto...

...abitare con sé stessi..."ci son andato molto vicino!;-) bellissimo interessantissimo e profondissimo post!

giorgio ha detto...

Forse non è un caso che molte persone che conosco sono andate in Egitto o a New York per Natale!
Giorgio

Susanna ha detto...

non amo il natale, ma nemmeno pasqua o altre feste. Non si tratta di negare ricorrenze religiose, ma il comune significato di festa (e relativo festeggiamento).
Non amo nemmeno il giorno del compleanno e non ho ricordi di momenti felici nemmeno in tale ricorrenza nell'infanzia.
Sì. Molto triste. (?)

TeZ ha detto...

"...guardando gli avvenimenti e talvolta (sigh!) le persone come uno spettacolo che non richiede il nostro passionale intervento..."
Ecco, questa appare a me la soluzione più difficile, la strategia più ardua, ma forse è solo per un dato caratteriale mio personale.
Comunque le feste sono andate, o meglio, come dicheno a Roma "le avemo sfangate, pure sta vorta".
Un saluto e un augurio di buonissimo 2011.
Tereza
p.s.: ho traslocato il blog su blogspot, tanto per non stare mai ferma troppo a lungo!