martedì 20 settembre 2011

Sono i particolari che dicono di una abbazia

CHIARAVALLE DELLA COLOMBA

La storia dell’Abbazia vede una lunga e operosa presenza dei monaci nei secoli. Sul territorio contermine si sviluppa la cura agricola e bonificatoria; ma sull’intera area dell’Italia settentrionale lavora il seme religioso, che realizza l’apertura di un gran numero di dipendenze, maschili e femminili (almeno venti) sino alla lontana laguna veneta. Nel parmense sono ben note le abbazie monumentali di Fontevivo e di S. Martino in Val Serena.
I fatti civili, da parte loro, hanno inciso non lievemente sulla vicenda della comunità cistercense. Nel 1214 è registrata una prima grossa depredazione militare. Il 15 giugno 1248 Federico II di Svevia, sconfitto presso Parma da Gilberto IV da Correggio, porta il suo esercito a Chiaravalle e dopo aver ucciso diversi monaci saccheggia e incendia il monastero. In una nicchia dell’angolo orientale del chiostro una lapide ricorda il lontano eccidio.
Nel 1444 l’Abbazia, benché benemerita per le grandi attività religiose, scientifiche, letterarie e agronomiche, fu purtroppo concessa in commenda. L’istituto della «commenda» consisteva nell’assegnazione del titolo formale di abate a illustri personaggi, i quali vivevano lontani dal monastero ma ne incameravano le cospicue rendite. Tuttavia il complesso degli edifici si ampliò notevolmente anche dal secolo XVI al XVIII, fino a che due decreti napoleonici, nel 1805 e nel 1810, confiscarono i beni e soppressero l’istituzione. I religiosi vennero allontanati; l’archivio, la biblioteca e gli arredi vennero dispersi; i mille ettari di terreno e i fabbricati divennero proprietà degli Ospedali Civili di Piacenza. Sino al 1937 rimase soltanto un’esigua cura spirituale per la gente del luogo nella persona di un abate-parroco del clero secolare, mentre l’insigne monumento fu esposto ad ogni genere di usi e abusi.

Nel 1937, per il convinto interessamento dell’ultimo abate-parroco secolare, don Guglielmo Bertuzzi, il Vescovo di Piacenza chiamò i Monaci Cistercensi dell’Abbazia di Casamari, i quali assunsero la cura della parrocchia e immediatamente iniziarono a riportare all’antico splendore S. Maria della Colomba.
Nel 1976 il complesso architettonico e diventato proprietà demaniale, e le Soprintendenze statali hanno continuato quel lungo itinerario di restauri che ha ancora davanti a se un non breve cammino. Chiaravalle ha ripreso ad essere sede di convegni di studio, e vede un continuo afflusso di visitatori.
I Monaci cistercensi vi rinnovano la spiritualità della vita claustrale, contemplativa e attiva. La ricorrenza liturgica oggi qui più nota e quella della festa del Corpus Domini, in giugno, durante la quale i fedeli possono ammirare la celebre «infiorata»: un magnifico tappeto di petali floreali che corre dall’ingresso al presbiterio della basilica raffigurando motivi eucaristici, o sacri, di bellissimo effetto.
In ogni momento dell’anno i visitatori possono invece trovare i prodotti dell’impegno laborioso dei monaci: i liquori benefici, le tisane, le varie medicine naturali tratte dalle erbe, i profumi, il miele e suoi derivati.















14 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Ineccepibile pagina di storia e di arte!
P.S. Pensa che, essendo di origini parmensi, rimasi ben emozionato quando lessi - un po' tardi ormai come età - della sconfitta di Federico II ad opera di miei lontani antenati.

Unknown ha detto...

La abbazia di Serravalle mi ricorda tanto la nostra certosa di Pavia. Complimenti, sei anche un'ottima guida.

Loredana ha detto...

E' il saper notare il particolare che rende i capolavori più vicino all'uomo, come in queste foto!
ciao loredana

rosso vermiglio ha detto...

Ottimo reportage! Mi piacciono anche le foto, mi hai incuriosito. Capitassi da quelle parti, una capatina ci starebbe

Costantino ha detto...

Ci sono stato quest'anno,per la festa della Infiorata.
E'conosciuta,almeno dalle mie parti,meno di altre,ma vale un viaggio,abbinato magari al non
lontano borgo di Castell'Arquato.

@enio ha detto...

bellissime abbazie che io purtroppo no conosco, e mi devo accontentare delle tue belle descrizioni.

blandina ha detto...

Conoscevo l'Abbazia di Chiaravalle Milanese, ed immagino che questa abbia la stessa maestosità. Quante cose ci sono nel nostro bel paese che ancora non conosco.
Interessanti le decorazioni di mattone e splendida la colona col nodo. E poi, 'contermine' era una parola che non avevo mai sentito.

Paola Tassinari ha detto...

I particolari fanno la differenza e le tue foto , la loro inquadratura testimoniano la tua passione della ricerca dell' insolito e del particolare, perchè l' intero è costruito da tanti particolari.
Au revoir.

Isabella ha detto...

Ciao , sono appena tornata ed è bello ritrovarti qui

@enio ha detto...

ottima descrizione dell'Abbazia che tra l'altro non conoscevo. Belle le foto.

pOpale ha detto...

Grazie, mi hai fatto fare un giro in posti che non conoscevo

Sandra M. ha detto...

Dovrò farci una scappata. Meno male che si fotografa in digitale e non più con i rullini... i particolari in cotto sono "da lasciarci gli occhi"....il 70 per 100 di ciò che fotografo son particolari,proprio come questi: bellissimi!

Galadriel ha detto...

Buona sera Doc! Grazie per il tuo commento...La tua simpatia è superata solo dalla tua intelligenza. ciao.

Rita Baccaro ha detto...

sono sempre i particolari che contano...
per tutto e per tutti!
e chi li sa cogliere, focalizza i dettagli, ama le cose semplici e si gusta l'attimo forse scopre nell'infinitamente piccolo, l'infinitamente grande!
ciao e buon week-end!
Grazie, tra l'altro non conoscevo questa abbazia... immensamente bella!