domenica 17 aprile 2011

FRECCIA ROSSA

Premessa: é un racconto da anziani, uno di quei racconti che ricordano la canzone del vecchio e del bambino di Guccini, ma il fatto é che questa mattina ho accompagnato in stazione figlia , marito e nipote in partenza per Roma con il Freccia Rossa, ottimo treno che chiunque può prendere purché faccia un mutuo per i biglietti.

Mi raccontavano del "treno del cuccio" ovvero treno della spinta.
Proprio così, un tempo, ai primi del novecento c'era un treno che andava a spinta, partiva da una stazioncina della prima pedemontana modenese con appunto una prima spinta di una locomotiva che poi si fermava.
Il treno scendeva così al piano, lentamente, e si saliva o si scendeva al volo, fino a quando arrivava vicino a Modena, e ogni volta si calcolava dove sarebbe terminata la forza della discesa, e subentrava una seconda locomotiva che arrivava ad agganciarlo e lo portava in città
Magari non ci credete, però é vero.

Mi ricordo del treno che ho preso per andare da Siracusa a Noto, aveva la motrice ed un solo vagone, tutto aperto, ma il bello era, o forse é ancora, che nell'unico vagone c'era la prima e la seconda classe, ognuna divisa per fumatori e non fumatori.

C'é ancora un trenino che da Sassuolo va a Guastalla, anche questo un vagone, forse due nei momenti di punta. Ma non é che ci arriva diretto, si cambia a Reggio Emilia e si prende un analogo trenino.
Se volete farlo in giornata, andata e ritorno, seguendone gli orari occorre appunto una giornata per un centinaio massimo di chilometri

Mi ricordo il trenino Catanzaro - Catanzaro Lido, anche quello di un vagone, ma a differenza dell'amico siciliano non era previsto spazio fumatori, anche se poi qualcuno fuma ugualmente, ma si sa, la Calabria ha altri metri di valutazione.

Mi ricordo una treno che da Matera va a Bari, alimentato a diesel o qualcosa di simile, con un fracasso notevole.
Lo presi una sera di pioggia e sono arrivato a Bari senza vedere nulla né capire dove stavo lungo il percorso, ma la gente era tutta allegra con un gran chiacchiericcio confortante

Mi ricordo i vagoni di legno del Carpi Suzzara Mantova, ed era molto consigliata la terza classe, dove ogni vagone aveva una miriade di porte e le panche di legno, lucidato dai fondo schiena dei passeggeri.

In tutti questi casi guardavi fuori ci si godeva con calma la campagna e stranamente erano in orario, né si viaggiava con manager dall'auricolare fisso che parlano da soli come alienati, o con fanciulle che parlano per ore con lui del tipo "mi ami? ma quanto mi ami?"

Scusate é un post di favole, roba da vecchi.

14 commenti:

viola ha detto...

Già, roba da vecchi! Una vita fa, qui nelle campagne piemontesi, in una linea poco frequentata, che collegava paesi piccolissimi, c'era il treno con i sedili di legno, ma era A VAPORE!!! L'avevo anche fotografato e ti giurno che sono nata dopo il 1950 !!!Pare di descrivere il far west. Però forte il treno a spinta!

Paola Tassinari ha detto...

...che strani treni sembrano dell' età dei dinosauri, affascinanti però che dire...bon voyage .

La Sbullonata ha detto...

Mi ricordo il treno da Terni a Rieti. Motrice e vagone e sedili di legno. Era il 1999. Chissà se esiste ancora, mi dispiacerebbe fosse stato soppiantato da qualche modernità anacronistica in quelle colline.

Sandra M. ha detto...

“Al trenèin dal còcc” c'è ancora! E' "Gigetto", il collegamento Modena-Sassuolo (un tempo prima ferrovia italiana a scartamento ridotto, inizi '800). Io ci salivo spesso (non nell'800, eh) con mia nonna per andare al mercato a Sassuolo.
Santa paletta se son "datata"!

Dado ha detto...

Ci credi se ti dico che il trenino Catanzaro - Catanzaro Lido l'ho preso un miliardo di volte?
Ma ora le cose sono cambiate: ho la patente e si spera che questa estate al mare ci andrò in macchina!

Susanna307_ ha detto...

Di alcune cose ci rimane solo il ricordo, ma è un ricordo splendido... e vivo.

rosso vermiglio ha detto...

Amarcord...:O)

intherainbow ha detto...

Anch'io ricordo con piacere il treno con i sedili di legno che noi chiamavamo 'far west'. Lo prendevamo la mattina all'alba per andare a Bari all'università!!!....beata gioventù!!!

TeZ ha detto...

capperetti!
vengo qui e leggo storie di treni, subito dopo averne pubblicata una!

occhio sulle espressioni ha detto...

Ciao Soffio, dopo il bel commento sul mio blog sono venuto a trovarti. :)
In tema di treni, qui in Molise possiamo ancora vantare perle di rilievo, i mezzi non avranno l'aspetto vintage di quelli descritti da te, ma a livello di prestazioni siamo su quei livelli. Per un Campobasso-Roma, 230 km, ci si impiegano ben tre ore! E pensa che è la scelta più indicata, visto che il tratto autostradale che dovrebbe collegare l'Adriatico alla capitale è stato annunciato, e solo annunciato, da almeno venti anni... :)

Adriano Maini ha detto...

Quante altre storie di treni mi fai venire alla mente, storie che non saprei narrare bene come te. E, poi, guarda caso, quanti conoscenti o amici ho dalle mie parti che sono originari della Bassa Mantovana!

Emanuela ha detto...

Treno per Macomer, anno 1985, locomotiva e vagone, rigorosamente diviso in prima e seconda classe, stile far-west: fermata del convoglio non prevista di circa 10 minuti in aperta campagna perchè ... il macchinista doveva innaffiare il suo orto!! Spettacolare!

Unknown ha detto...

E' un post bellissimo, come una favola. Sono storie che sono del passato e che troviamo così dolci da volerle ancora con noi. Io amo tanto viaggiare in treno lo trovo molto romantico, e si incontrano tante persone.Grazie

Anonimo ha detto...

Mi piace assai questo tuo post, forse perchè mi piacevano i treni e il tempo scandito da quel tipo di viaggi. Al tuo elenco aggiungo il trenino a scartamento ridotto che fino al 1965 collegava Castelvetrano ad Agrigento. La gente del luogo lo chiamava "paparedda" e attraversava le ondulazioni morbide della valle del Belice sempre in vista del Mar d'Africa. Era di una lentezza esasperante, quasi 6 ore per 150 chilometri, in certi punti i viaggiatori scendevano e quando era stagione raccoglievano uva e altre cose per poi ripigliarlo al volo mentre la vaporiera sbuffava in salita. La vecchia locomotiva a vapore fa bella mostra di se in un capannone della stazione, ma in Sicilia ormai la ferrovia è morta.