giovedì 29 luglio 2010
PAPA' GORIOT di Balzac
Da tempo ne sentivo parlare ma solo ora ho preso in mano, divorato, goduto questo libro di pregio, denso di descrizioni che altrove mi parrebbero noiose, intriso di sentimenti e di visione del mondo che sarebbe cinica se non contenesse un intelligente distacco. Insomma una bella e buona sorpresa ancorché tardiva
domenica 25 luglio 2010
VIVERE
Forte e prepotente deve essere la voglia di vivere, di combattere, di capire, di lottare e riconoscere il male oscuro, di sapere che le nostre ombre ci sono, ci saranno, ma sono solo una parte, che non può e non deve averla vinta.
venerdì 23 luglio 2010
SUICIDIO
Titolo secco. In questi ultimi tempi mi hanno parlato di alcuni casi, casi vissuti da vicino, e ne ho trattati almeno un paio (per fortuna non conclusi tragicamente) Ho dovuto dunque occuparmene. Si pongono alcune possibilità che in sintesi possono così essere esposte : 1) il suicidio può rappresentare semplicemente un richiamo, un tentativo forte ma non veramente finale che però sfugge di mano alla persona che lo agisce 2) uccidersi ottiene, nella fantasia di chi lo agisce, il risultato di violentare l'esistenza di chi resta, una sorta forse di vendetta mal diretta o forse il desiderio di essere comunque ricordati per sempre. Un tema ricorrente é quello della depressione, dell'impossibilità di vedere soluzioni ancora possibili. Non sempre però la motivazione appare così aggressiva, in taluni casi si può riscontrare una sorta di desiderio di riunificazione verso un oggetto-persona perduta, una nostalgia di dipendenza che non trova altra strada, quasi una scorciatoia per tornare con chi si é perduto. Nella clinica psicodinamica sono stati evidenziati alcuni fattori alla base del tentativo di suicidio, in specie una difficoltà a rinunciare ad un nutrimento "infantile" ed il contemporaneo impedimento a riconoscere la dipendenza. Idea molto alta e narcisistica di sé, forte controllo dell'affettività e dell'aggressività. Che fare con queste persone ? Avendone la possibilità parlarne senza paura, non adottando relazioni consolatorie o buoniste od offrendosi a continui contatti e soccorsi volanti. Paradossalmente ciò può aumentare nella persona l'idea che la responsabilità del rimanere in vita dipenda da un'altra persona e non da sé. Molto meglio cercare di comprendere le motivazioni e le fantasie suicide anche ammettendo la impossibilità di frenare il gesto se proprio vorrà compierlo. Più utile cercare di far comprendere alla persona perché vuole arrivare al gesto estremo. Resta poi forte la possibilità di un transfer positivo, non basato sul buonismo, che possa trasmettere la sensazione che qualcuno può ascoltare senza necessariamente voler cambiare forzatamente l'idea che la persona coltiva. Qualcuno capace di rispettare e saper accettare, nonché di collaborare all'elaborazione del lutto dei sogni infranti che possono essere sostituiti con idee più realistiche. Un buon lavoro riesce as attivare la parte della persona che dubita della soluzione suicidaria scegliendo infine la vita
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