sabato 27 ottobre 2012

IRIS (Una fiaba di Hermann Hesse)

Hesse mi piace molto, ed il racconto " IRIS" é stato capace di muovere in me emozioni profonde, trovo che sia uno dei racconti più "psicologici" che ho incontrato.
Lo spazio di un blog é scarso e non posso riportarlo tutto, ne userò solo una parte rimandando a voi la lettura completa all'interno di "Leggende e fiabe".
Dedicato a coloro che sanno ascoltare il cuore e l'anima.
Intanto venne un giorno in cui il signor Anselmo, ritornando da un viaggio solitario, ricevette un'accoglienza così fredda e opprimente dal suo appartamento di studioso che si precipitò dai suoi amici con l'intenzione di chiedere la mano della bella IRIS."IRIS" le disse "Non voglio più ...vivere così. Sei sempre stata la mia buona amica e devo dirti tutto. Devo avere una moglie, altrimenti la vita mi sembra vuota e senza senso. E chi dovrei desiderare in moglie se non te, caro fiore? Vuoi Iris? Avrai fiori quanti se ne possono trovare, avrai il più bello dei giardini. Vuoi venire da me?"Iris lo guardò a lungo e tranquillamente negli occhi, non sorrise e non arrossì, e gli rispose con voce ferma:"Anselmo, la tua domanda non mi stupisce. Io ti voglio bene, anche se non ho mai pensato di diventare tua moglie. Ma vedi, amico mio, io pretendo molto da colui che devo sposare. Pretendo più della maggior parte delle donne.Tu mi hai offerto dei fiori e la tua intenzione era buona. Ma io posso vivere anche senza i fiori, e anche senza musica, potrei rinunciare a tutto questo e a molto altro ancora, se fosse necessario. Ma una cosa non posso e non vorrò mai rinunciare: non potrò mai vivere neanche per un giorno senza che la musica che ho nel cuore sia per me l'essenziale. Se devo vivere con un uomo, bisogna che la sua musica interiore si accordi sottilmente con la mia, e bisogna che lui abbia un unico desiderio: che la sua musica sia pura e che si intrecci bene con la mia. Tu amico mio, ne saresti capace? Probabilmente non potresti accrescere la tua celebrità e conquistare altri onori, la tua casa sarebbe silenziosa, e le rughe che da parecchi anni vedo sulla tua fronte dovrebbero essere tutte cancellate. Ahimè, Anselmo, non sarà possibile. Vedi, tu sei fatto così: tu devi farti segnare la fronte da sempre nuove preoccupazioni, e quello che io penso e sono tu lo ami, certo, e lo trovi bello, ma per te come per i più è soltanto un delizioso giocattolo. Oh, ascoltami bene: tutto quello che per te è un giocattolo, per me è la vita stessa e dovrebbe esserlo anche per te, e tutto quello a cui tu dedichi fatiche e preoccupazioni, per me è un giocattolo e non merita che si viva per esso.- Io non cambierò più, Anselmo, perchè vivo secondo una legge che ho dentro. Ma tu sapresti cambiare? E dovresti cambiare completamente perchè io possa diventare tua moglie" Anselmo tacque, colpito da una volontà che aveva creduto debole e giocosa. Tacque e schiacciò sbadatamente nella mano eccitata un fiore che aveva preso dal tavolo. Allora Iris gli tolse dolcemente di mano il fiore - lui ne fu colpito al cuore come da un duro rimprovero-e a un tratto gli rivolse un sorriso luminoso e dolce, come se avesse insperatamente trovato una via d'uscita dall'oscurità."Ho un'idea" mormorò arrossendo "La troverai bizzarra, ti sembrerà un capriccio. Ma non è un capriccio. Vuoi sentirla? E vuoi accettare che decida di te e di me?" Senza comprenderla, Anselmo guardò la sua amica, pallido d'ansia. Il sorriso di lei lo convinse ad avere fiducia e ad assentire."Vorrei darti un compito" disse Iris ridiventando rapidamente seria. "Fallo è tuo diritto" si arrese l'amico."Dico sul serio" continuò lei "ed è l'ultima parola.Vuoi accettarla così come mi viene dall'anima senza discuterla, anche se dapprima non la capirai?" Anselmo, lo promise. E lei disse, mentre si alzava e gli dava la mano:"Mi hai detto più di una volta che nel pronunciare il mio nome ti senti sempre richiamare a qualcosa di dimenticato che un tempo era stato per te importante e sacro. Questo è un segno, Anselmo, ed è ciò che ti ha attirato a me per tutti questi anni. Anch'io credo che nella tua anima tu abbia perduto e dimenticato qualcosa di importante e di sacro, qualcosa che deve ridestarsi prima che tu possa trovare la felicità e raggiungere ciò a cui sei destinato.- Addio, Anselmo! Ti dò la mano e ti chiedo: va' e cerca di ritrovare nella memoria quel qualcosa che il mio nome ti ricorda. Nel giorno in cui l'avrai ritrovato io sarò tua moglie, verrò con te dove vorrai e non avrò altri desideri se non i tuoi".

domenica 21 ottobre 2012

Senza ricchi e senza clero oggi non si vedrebbe nulla

La Certosa di Pavia fu eretta, a partire dal 1396, per volere di Gian Galeazzo Visconti come sacello funebre della famiglia; il monastero fu ultimato nel 1452 e la chiesa nel 1473. Successivamente fu eretta la facciata,di cui l'ordine inferiore ad opera dell'Amadeo e dai fratelli Mantegazza e quello superiore del Lombardo nel XVI secolo.
Per avere idea della grandezza devo catturare una immagine dalla rete.
Poi far seguire mie foto.
sullo sfondo le casette-celle dei monaci in clausura
e infine si possono acquistare erbe e tisane

venerdì 19 ottobre 2012

Sono proprio femmine subito

Sono proprio femmine subito, e per noi poveri maschietti, un pò...ammettiamolo, un pò più...imbranati??? (imbranati è la seconda parola che mi veniva alla mente).
Episodio 1) F (mio nipote) aveva quel giorno un paio di occhialini neri, roba da bimbi, lui ci teneva molto e li portava da ganzo.
Lei, una compagna di scuola si avvicina e dice "daiiii F fammeli provare, daiii" ma le parole non dicono del tono, e mentre lo diceva, smorfiosetta, si attorcigliava tutta su sé stessa, e, ovviamente, il nipote ha ceduto
Episodio 2) festa di compleanno, lui saltava come una molla con altri maschietti, quando gli cade un dente da latte.
Scena, pianto a dirotto, ricerca immediata del nonno.
Si avvicina subito lei che lo abbraccia e comincia a dirgli "non aver paura, non é niente, sono caduti anche a me, andiamo in bagno così metti acqua fredda, dai andiamo" e lo porta in bagno e si cura che lui faccia quanto era utile con l' acqua e poi, sempre consolandolo lo riaccompagna a giocare.
Episodio 3) nel cortile della scuola, lui gioca a pallone scalmanato con altri maschietti, obiettivo chi calcia più forte, nessun gioco di squadra.
Lei, quella che da grande deve sposare, si avvicina con una pizzetta in mano e dice " Dai F senti come é buona, mangiala se nò da grande non ti sposo"
ETA' SETTE ANNI.
E poi i maschietti pensano davvero di conquistarle o sedurle?? io fin da ragazzo capivo che facevano finta ma il pallino lo giocavano come e quando volevano loro quindi, nel dubbio, la prima che mi ha detto di sì é diventata mia moglie, ho fatto buona figura, mi sono sistemato e posso dire di essere a posto con le norme sociali evitando un certo numero di spiacevoli parti da imbranato e, salvo ragnetti, si vive bene.

martedì 16 ottobre 2012

Galimberti Le cose dell'amore

Qualcuno avrà colto che in questo periodo sono intrigato da Eros e, consapevole della mia incapacità di scrittura mi faccio aiutare da chi mi piace ascoltare

domenica 14 ottobre 2012

TRADIMENTO!!!! TRADIMENTO !!!!

Fiumi di inchiostro sul tradimento, comunque tranquilli questo è l’ultimo post in chiaro, e dipende dall’essere ancora sotto l’effetto del film I ponti di M.
Nei post il dibattito è stato interessante, a voce una amica mi ha sgridato dicendo che non se ne può più di queste cose melense che in realtà non accadono – ma in realtà accadono eccome.
ALCUNE RIFLESSIONI IN POCO SPAZIO,
Il modello DEL TRIANGOLO - scrive Hillman “ il terzo è talmente necessario alla nostra immaginazione che quando non esiste nella realtà lo si inventa a livello fantastico. Questo bisogno del terzo affonda le sue radici nella grande triangolazione che ognuno di noi ha vissuto dal momento della nascita”.
E ognuno di noi deve chiedersi,( e spesso è una domanda che solo nei sogni si appalesa ripescandola dall’inconscio), se ha mai realmente accettato di essere abbandonato talché nel momento del tradimento si apre una ferita nella nostra parte più vulnerabile, quella del bambino indifeso che trova sicurezza nelle braccia di qualcuno.
Chi ci abbandona non è un cattivo, è solo una persona che cerca di vivere una nuova esperienza d’amore alla quale non può sottrarsi perché in quel momento è diventata indispensabile, un bisogno primario, talché il “traditore” può sentirsi tentato, e le giuste motivazioni abbondano, dal non interrogarsi,può fermarsi e non agire, ma se si esonera da questo rischio, chissà da quanto altro si esonera.
Chi tradisce vive una ambivalenza, e non solo fisica e quotidiana, forse non si sente all’altezza del peso della vita e vivere due relazioni dimezza il peso, tuttavia “ingannare” la persona con la quale si è scelto di vivere richiede di integrare aspetti diversi della propria personalità e ciò diventa una strumento di conoscenza e di crescita, come se attraverso il tradimento si volessero superare i limiti nei quali ci si è volontariamente costretti anche se ciò spesso è attuato nella completa inconsapevolezza.
Ma nel tradimento non c’è solo un innocente e un colpevole, troppo facile, troppo comodo, si può anche dire – scandalo! – che nel tradimento c'é un elemento funzionale al mantenimento della coppia originaria.
Chi tradisce è talvolta, o spesso, vittima di chi è tradito, il quale diviene complice e può scaricare sul traditore pesi che lui stesso non sa portare.
Il tradito ha inconsapevolmente messo in moto dei meccanismi tali per cui il partner ha preso sulle proprie spalle il male e la negatività della situazione avendo il coraggio e la paura, e il senso di colpa, di rappresentare ciò che non funzione nella coppia.
Entrambi dovrebbero elaborare i vissuti di perdita; la fine di un rapporto ci inchioda alla inadeguatezza, al saperci inseriti nella dimensione dell’eterno da soli, senza una persona accanto, senza un sostituto della madre o del padre, ma proprio in questo momento noi possiamo davvero sapere chi siamo, e da qui far partire un lavoro di ricostruzione, un segnale del “limite” dal quale ripartire.
Con il tradimento siamo costretti a porci davanti ai “rapporti di verità” all’incontro con i sentimenti che rappresentano l’essenza vera del nostro essere, ove siamo veramente vulnerabili, e occorre chiedersi se un nuovo rapporto, ancorché clandestino, è quello che ci consente di dare spazio ai vissuti più segreti, ai moti dell’anima, alla possibilità di comunicare la nostra verità profonda.
E se fosse così perché non viverlo??.
Si pone nella quotidianità una domanda che solitamente scatena un forte dibattito e attizza le nostre esperienze, le nostre proiezioni, le nostre idee e convincimenti morali e religiosi, la domanda è “ è lecito??” – e la domanda è ancora più inquietante, penso al film e alla splendida scena finale quando lei decide di restare e accettare l’infelicità pur di restare con il marito e i figli.
Alcuni suggeriscono – rompere – assumersi il rischio e gli strali degli altri, prima di tutto del/dei “traditi”, altri più blandamente dicono – resta ma vivi il tuo amore clandestino. Basta così, credo sia sufficiente, io non so bene cosa dire, ogni realtà è a sé stante, e non credo si possa parlare per altri, a voi cari amici.

mercoledì 10 ottobre 2012

I ponti di Madison County

Commentate come volete.
Non ho trovato la parte finale, quando lei, pur avendo preparato le valigie dice che non riesce ad andarsene e resta accettando l'infelicità.
Come scrivono Carotenuto e Galimberti "il matrimonio vuole ciò che il desiderio rifiuta"
Francesca Johnson (Meryl Streep) .."in quattro giorni mi regalò una vita intera, un universo, ricompose i frammenti del mio essere in un tutto... Non ho mai smesso di pensare a lui... anche se non lo ricordavo consciamente, lo sentivo vicino a me, c'era sempre.
Francesca Johnson (Meryl Streep) Mi comportavo come un'altra donna, eppure ero più me stessa di quanto non fossi mai stata.
Francesca Johnson (Meryl Streep) "Ecco perché sono su questo pianeta, in questo tempo [...]. Adesso lo so. Per molti più anni di quanti non ne abbia vissuti, ho continuato a precipitare dall'orlo di un luogo immenso e altissimo. E in tutti questi anni, precipitavo verso di te".
Robert Kincaid (Clint Eastwood) Non sono sicuro di averti dentro di me, né di essere dentro di te, e neppure di possederti replicò lui. E in ogni caso, non è al possesso che aspiro. Credo invece che siamo entrambi dentro un altro essere che abbiamo creato, e che si chiama 'noi'".
Quando lo vedo stare male vorrei essere al suo posto, almeno mi saprei difendere

sabato 6 ottobre 2012

120 GIORNI

Dagli scritti di Salvatore NATOLI.
La felicità non può essere dimenticata, poiché la nostra coscienza mantiene in sé quel che trapassa……la felicità può dunque essere perduta come condizione di vita, ma non può essere cancellata come esperienza, e a tale titolo può sempre essere ricercata.
La felicità differisce radicalmente dal dolore pur essendo altrettanto radicalmente coinvolgente. Chi soffre infatti non solo si interroga sulle ragioni del proprio soffrire, ma tramite la sofferenza eleva se stesso a problema e per tal via si interroga sul senso dell’esistenza. Chi è felice ignora l’esistenza come problema, perché inerisce e aderisce per intero alla propria condizione e non ha motivo di rifiutarla.
La felicità è quella pienezza che dal momento in cui la si possiede se ne è in effetti posseduti.
…..e per ora basta così, qualche ragnetto si muoverà nella tela della vita, e l’immagine è necessariamente femminile, il femminile è rotondo e sbiscioloso