La festa del Patrono é sempre un avvenimento, le strade del centro si riempiono, oltre 500 bancarelle dice il giornale.
Da bambino era un avvenimento atteso, rara occasione per lo zucchero filato, ma non sempre, però da adulto ho evitato spesso di gettarmi nella calca e non ho osato rifarmi con lo zucchero filato.
Come avvenga poi il procedimento dello zucchero filato resta sempre un mistero affascinante.
Da anziano o quasi ho avuto voglia di andarci, così questa mattina alle 6 e mezza ero per le strade del centro. Molte bancarelle erano ancora in allestimento e faceva un effetto positivo partecipare alla vita "pre" di quella gente. Alle 8 Messa in Duomo.
Non é che sia molto cattolico, almeno non nel senso comune del termine, ma diceva messa un mio amico Vescovo e non potevo perderla, così mi sono messo tra le prime file e mi sono goduto tutto il rito. Non si sa se Dio c'é qualcuno ne é convinto, qualcuno nega, qualcuno ci spera, qualcuno é così convinto che il Dio cattolico non c'é da dirsi ateo convinto, ma tanto convinto che segue altre religioni, magari personali. Dopo mi sono concesso una breve passeggiata prima della calca. Lunghe porchette fredde, quelle che se ti azzardi a mangiarne in piedi al freddo digerisci tre giorni dopo. Il banco delle stoviglie, piatti in perticolare era curioso, molte donne attorno come se il tempo non fosse passato e il venditore che faceva cozzare i piatti tra loro con un discreto baccano sembrava fare buoni affari. Magari quelle donne hanno pochi piatti a casa. Io e gli amici che frequento ne abbiamo sempre fin troppi, dal servizio bello che non si uasa mai per non rovinarlo, quello di tutti i giorni, quello che non piace ma si tiene ugualmente, non si sa mai, e altri sparsi, residui di passati servizi. Molto femminile il banco delle borse da signora. Una montagna, accatastate alla rinfusa, con una nuvola di donne a toccarle e a ributtarle nel mucchio. E i vecchioni ? o le gucciarole come si dice dalle nostre parti ? Ormai si trovano solo in fiera ma non é detto siano dolci come quelle di una volta. Quando si scrive questo , "come una volta" si sta proprio invecchiando !!!. Per chi non lo sapesse le gucciarole sono castagne fatte essicare con la buccia in modo da lasciarne l'interno morbido.
E i palloncini ?? una volta si comprava il palloncino, che era un palloncino e basta, al massimo cambiava il colore, ma oggi i palloncini hanno tutte le forme possibili, ovviamente ispirati ai personaggi più recenti dei cartoni e costano 5 euro !! alla faccia !!.
Tuttavia dalla fiera si torna avendo "comprato la fiera" e io mica mi potevo sottrarre dal momento che c'ero. Ho comprato un paio di forbici a quattro lame parallele che sminuzzano tutto appunto perché parallele. Chissà se mi serviranno davvero. Certamente mio nipote si divertirà a tagliare fogli in questo modo strano.
lunedì 31 gennaio 2011
FESTA DEL PATRONO
Per cominciare un saluto a TereZa che abita più a sud di 500 km ma potrebbe stare qui e un saluto a Cinzia che vive a 500 km più a nord ma non so se potrebbe stare qui. Di TereZa qualcosa conosco, di Cinzia nulla.
Cosa hanno a che fare con la festa del patrono ? probabilmente nulla, ma se le ricordo prima di scrivere vorrà dire che il mio inconscio lo sa e tanto basta.
Cosa hanno a che fare con la festa del patrono ? probabilmente nulla, ma se le ricordo prima di scrivere vorrà dire che il mio inconscio lo sa e tanto basta.
sabato 29 gennaio 2011
NORMALITA' "quand la và mel c'la vaga acsé"
"quando va male che vada così" dicevano gli anziani, quelli che oggi siamo noi.
Un sabato normale, tre persone incontrate la mattina, buoni dialoghi, voglia di ascoltare e sensazione di essere ascoltati.
Dovrei aver fatto un discreto lavoro.
Il nipote da tenere perché la figlia lavora, e poi anche lei a mangiare a mezzogiorno tutti assieme, il ché non é frequente. Un buon punto. Vale aprire una bottiglia e bere qualche sorso di vino e le cose appaiono anche più pastose.
Prende un leggero tepore. Il piccolo gioca da solo, si ha tempo per stare in poltrona, leggermente assopiti ad ascoltare il chiacchiericcio delle donne frammezzato dall'antico rumore delle stoviglie rigovernate. Il tempo riporta indietro, scorrono alla mente immagini mai dimenticate in "bianco e nero".
Il piccolo si é addormentato, occorre far piano. Quasi quasi porto Piper a fare una passeggiata nel prato. Piper é una labrador, non é mia ma ce la intendiamo bene.
Scricchiolio delle foglie. lei annusa,ce la intendiamo, ognuno sta al passo dell'altro.
Questa sera amici, gente interessante, intelligente, piacevole, non occorre neppure parlare, sufficiente ascoltare.
Profumi di cucina.
Come é difficile essere semplici scriveva il Dr. Jung.
Quand la và mel c'la vaga acsé
Un sabato normale, tre persone incontrate la mattina, buoni dialoghi, voglia di ascoltare e sensazione di essere ascoltati.
Dovrei aver fatto un discreto lavoro.
Il nipote da tenere perché la figlia lavora, e poi anche lei a mangiare a mezzogiorno tutti assieme, il ché non é frequente. Un buon punto. Vale aprire una bottiglia e bere qualche sorso di vino e le cose appaiono anche più pastose.
Prende un leggero tepore. Il piccolo gioca da solo, si ha tempo per stare in poltrona, leggermente assopiti ad ascoltare il chiacchiericcio delle donne frammezzato dall'antico rumore delle stoviglie rigovernate. Il tempo riporta indietro, scorrono alla mente immagini mai dimenticate in "bianco e nero".
Il piccolo si é addormentato, occorre far piano. Quasi quasi porto Piper a fare una passeggiata nel prato. Piper é una labrador, non é mia ma ce la intendiamo bene.
Scricchiolio delle foglie. lei annusa,ce la intendiamo, ognuno sta al passo dell'altro.
Questa sera amici, gente interessante, intelligente, piacevole, non occorre neppure parlare, sufficiente ascoltare.
Profumi di cucina.
Come é difficile essere semplici scriveva il Dr. Jung.
Quand la và mel c'la vaga acsé
mercoledì 26 gennaio 2011
MI RACCONTI DI QUANDO ERI PICCOLO ??
Io ho molti cappelli.
Sono figlio, perché tutti siamo figli e lo saremo un pò sempre, ma sono anche padre, ho una moglie, una figlia e sono genero, ma anche suocero a mia volta. Sono zio ma anche nipote, più altre cose varie, tipo fratello, cugino, e se ci penso magari anche altro, qualcosa di più recondito nel cassetto di famiglia.
Ma sopra tutto NONNO, e la cosa mi piace molto di più ora che c'é rispetto a quando sapevo che lo sarei diventato.
Noi maschi si sa, siamo più bravi quando lo abbiamo in braccio e riusciamo a interagire.
E allora capite che se mi dice "andiamo a sdraiarci nel lettone e mi racconti di quando eri piccolo" io vado e ben contento.
Difficile esprimere cosa si prova guardando gli occhietti che seguono attenti e un pò sognanti.
Come tante situazioni della vita bisogna provarle.
Occorre decidere cosa si racconta, e come lo si racconta, se omettere qualcosa, se parlare di cronaca o anche di sentimenti e quì scopri che hai di fronte un' "anima" ed é un pò come parlare a te stesso.
Con la fidanzata o la moglie mica raccontavi certe cose, si era più giovani, più impegnati in altri obiettivi, allora importantissimi e che oggi appaiono molto meno importanti.
A volte ci si chiede "ma davvero ho fatto quella roba là?"
Il fatto é che nella seconda e ultima parte della vita si cambia ed é meglio accorgersene per dare scientemente più peso a ciò che.....ognuno dice di sé.
Ringraziamo i piccoli che ci consentono di riprendere il contatto con il nostro bambino interiore e coccoliamocelo pure tranquillamente, restituendo loro tutto il buono che ci aiutano a ritrovare.
Sono figlio, perché tutti siamo figli e lo saremo un pò sempre, ma sono anche padre, ho una moglie, una figlia e sono genero, ma anche suocero a mia volta. Sono zio ma anche nipote, più altre cose varie, tipo fratello, cugino, e se ci penso magari anche altro, qualcosa di più recondito nel cassetto di famiglia.
Ma sopra tutto NONNO, e la cosa mi piace molto di più ora che c'é rispetto a quando sapevo che lo sarei diventato.
Noi maschi si sa, siamo più bravi quando lo abbiamo in braccio e riusciamo a interagire.
E allora capite che se mi dice "andiamo a sdraiarci nel lettone e mi racconti di quando eri piccolo" io vado e ben contento.
Difficile esprimere cosa si prova guardando gli occhietti che seguono attenti e un pò sognanti.
Come tante situazioni della vita bisogna provarle.
Occorre decidere cosa si racconta, e come lo si racconta, se omettere qualcosa, se parlare di cronaca o anche di sentimenti e quì scopri che hai di fronte un' "anima" ed é un pò come parlare a te stesso.
Con la fidanzata o la moglie mica raccontavi certe cose, si era più giovani, più impegnati in altri obiettivi, allora importantissimi e che oggi appaiono molto meno importanti.
A volte ci si chiede "ma davvero ho fatto quella roba là?"
Il fatto é che nella seconda e ultima parte della vita si cambia ed é meglio accorgersene per dare scientemente più peso a ciò che.....ognuno dice di sé.
Ringraziamo i piccoli che ci consentono di riprendere il contatto con il nostro bambino interiore e coccoliamocelo pure tranquillamente, restituendo loro tutto il buono che ci aiutano a ritrovare.
lunedì 24 gennaio 2011
LA DONNA CHE CANTA
Ancora una volta segnalo un film, veramente molto molto bello.
La storia nasce durante la guerra civile nel Libano degli anni 70,e la trama si sviluppa senza facili concessioni ad atrocità o scene di sangue o altro.
Non anticipo nulla se non che si resta incollati allo schermo per oltre due ore.
La storia nasce durante la guerra civile nel Libano degli anni 70,e la trama si sviluppa senza facili concessioni ad atrocità o scene di sangue o altro.
Non anticipo nulla se non che si resta incollati allo schermo per oltre due ore.
venerdì 21 gennaio 2011
IN PRIMA PAGINA....L'OMBRA
Riporto da Wikipedia il concetto junghiano di ombra
"L'Ombra rappresenta la parte della psiche più sgradevole e negativa, coincide con gli impulsi istintuali che l'individuo tende a reprimere. Impersona tutto ciò che l'individuo rifiuta di riconoscere e che nello stesso tempo influisce sul suo comportamento esprimendosi con tratti sgradevoli del carattere o con tendenze incompatibili con la parte conscia del soggetto."
Tutti noi abbiamo dunque a che fare con le nostre parti nascoste, che ci portiamo dentro ma preferiremmo non avere, non facciamo vedere (se ci riusciamo)
Componenti della personalità che nel corso della nostra storia qualcuno ci ha detto, o noi abbiamo creduto, non essere "buone" e che abbiamo rimosso, messo nel cassetto di sotto e magari cercato di dimenticare salvo fare capolino nei comportamenti o nei pensieri, nei lapsus e nei sogni.
L'ombra assume anche una valenza pubblica, collettiva, e in questi casi diventa ancor più pericolosa perché nel collettivo ci giustifichiamo, ci deresponsabilizziamo.
Pochi di noi, credo, ucciderebbero a freddo con un colpo alla nuca un individuo pur ritenuto da noi intimamente inferiore, normalmente non lo faremmo.
Ma in guerra sì, specie se una ideologia, pensate al nazismo, ci spinge a lasciare spazio alle nostre parti più "basse".
I contadini, o i bottegai, o gli impiegati, o gli operai tedeschi aderenti al nazismo lo hanno fatto tante volte nei confronti degli ebrei o degli zingari o dei prigionieri, salvo ritornare al loro lavoro e alla loro casa una volta finito il conflitto magari coltivando fiori dei quali i giardini del nord sono pieni.
Oggi nel nostro paese ho la sensazione che accada in modo non sanguinoso, qualcosa che ha avvalorato l'ombra, ha dato dignità a ciò che sino a non molto tempo addietro sarebbe stato considerato, almeno pubblicamente, disdicevole o negativo.
Ha assunto valore, raccoglie applauso ciò di cui ci si sarebbe dovuto vergognare anche solamente alcuni anni fa.
Siamo in democrazia e ciò che la maggioranza del popolo decide, si dice é indiscutibile di fatto al di sopra di leggi che altri ritengono etiche e morali, principi insopprimibili.
Non entro oltre nel merito, ma vi invito ad una piccola riflessione.
Se nel 1939 Hitler avesse chiesto in un referendum popolare se fosse stato giusto sterminare gli ebrei, cosa avrebbe votato la maggioranza del popolo tedesco ?
Probabilmente gli ebrei sarebbero stati sterminati democraticamente in nome della sovranità della maggioranza.
"L'Ombra rappresenta la parte della psiche più sgradevole e negativa, coincide con gli impulsi istintuali che l'individuo tende a reprimere. Impersona tutto ciò che l'individuo rifiuta di riconoscere e che nello stesso tempo influisce sul suo comportamento esprimendosi con tratti sgradevoli del carattere o con tendenze incompatibili con la parte conscia del soggetto."
Tutti noi abbiamo dunque a che fare con le nostre parti nascoste, che ci portiamo dentro ma preferiremmo non avere, non facciamo vedere (se ci riusciamo)
Componenti della personalità che nel corso della nostra storia qualcuno ci ha detto, o noi abbiamo creduto, non essere "buone" e che abbiamo rimosso, messo nel cassetto di sotto e magari cercato di dimenticare salvo fare capolino nei comportamenti o nei pensieri, nei lapsus e nei sogni.
L'ombra assume anche una valenza pubblica, collettiva, e in questi casi diventa ancor più pericolosa perché nel collettivo ci giustifichiamo, ci deresponsabilizziamo.
Pochi di noi, credo, ucciderebbero a freddo con un colpo alla nuca un individuo pur ritenuto da noi intimamente inferiore, normalmente non lo faremmo.
Ma in guerra sì, specie se una ideologia, pensate al nazismo, ci spinge a lasciare spazio alle nostre parti più "basse".
I contadini, o i bottegai, o gli impiegati, o gli operai tedeschi aderenti al nazismo lo hanno fatto tante volte nei confronti degli ebrei o degli zingari o dei prigionieri, salvo ritornare al loro lavoro e alla loro casa una volta finito il conflitto magari coltivando fiori dei quali i giardini del nord sono pieni.
Oggi nel nostro paese ho la sensazione che accada in modo non sanguinoso, qualcosa che ha avvalorato l'ombra, ha dato dignità a ciò che sino a non molto tempo addietro sarebbe stato considerato, almeno pubblicamente, disdicevole o negativo.
Ha assunto valore, raccoglie applauso ciò di cui ci si sarebbe dovuto vergognare anche solamente alcuni anni fa.
Siamo in democrazia e ciò che la maggioranza del popolo decide, si dice é indiscutibile di fatto al di sopra di leggi che altri ritengono etiche e morali, principi insopprimibili.
Non entro oltre nel merito, ma vi invito ad una piccola riflessione.
Se nel 1939 Hitler avesse chiesto in un referendum popolare se fosse stato giusto sterminare gli ebrei, cosa avrebbe votato la maggioranza del popolo tedesco ?
Probabilmente gli ebrei sarebbero stati sterminati democraticamente in nome della sovranità della maggioranza.
sabato 15 gennaio 2011
NONNI /2
"Nonne e nonni tengono in vita riti e tradizioni, possiedono una riserva di storie dalle origini, insegnano ai giovani, alimentano la memoria degli spiriti ancestrali guardiani della collettività
Vivono circondati da buffi oggetti dall'odore indimenticabile che trattano come oggetti preziosi.
Hanno poco tempo da vivere ma tanto tempo da dedicarti.
Proprio perché ai nonni rimane poco tempo da vivere, di solito essi apprezzano con gusto questo mondo e la sua bellezza.
Ma avendo un piede in un altro mondo, sanno vedere nel bambino l'angelo che chiama"
"La forza del carattere" di James Hillman
Auguriamoci di arrivarci e godiamoci il limite che il trascorre del tempo ci impone
Vivono circondati da buffi oggetti dall'odore indimenticabile che trattano come oggetti preziosi.
Hanno poco tempo da vivere ma tanto tempo da dedicarti.
Proprio perché ai nonni rimane poco tempo da vivere, di solito essi apprezzano con gusto questo mondo e la sua bellezza.
Ma avendo un piede in un altro mondo, sanno vedere nel bambino l'angelo che chiama"
"La forza del carattere" di James Hillman
Auguriamoci di arrivarci e godiamoci il limite che il trascorre del tempo ci impone
domenica 9 gennaio 2011
HEREAFTER
Non sono un critico cinematografico, ma questo film é da vedere e non solo perché la critica gli assegna una valutazione molto alta, quanto per il tema che affronta.
Si parla di un serio sensitivo e di tre storie che si intrecciano, ed il tema di fondo é la vita oltre la morte.
Tema difficile da trattare, ed anche per questo il film mi pare ne parli con levità, garbo, senza accondiscendere a pensieri laici o credenti, quanto con rispetto, limitamdosi ad appalesare come "qualcosa" che non possiamo definire ci sia.
Ho ritrovato considerazioni lette nel saggio di Jung "la vita oltre la morte" ma anche in esperienze raccontate da persone vere, che si sono trovate in circostanze come quelle descritte dalla pellicola.
Resta un grande tema, che potremmo definire dell "oltre" rispetto al quale i credenti possono parlare di Dio e di Paradiso, e i non credenti glissare salvo appellarsi a manifestazioni psico fisiche non ancora ben acclarate.
Penso che il tema della vita "oltre" ci ponga comunque il tema di come vivere l'oggi e quì non penso né alla dottrina della Chiesa né alla "valle di lacrime" da sopportare in attesa di una vita migliore, né al laicismo a tutta forza che a me suona un pò disperato nella sua negazione.......comunque.
Voglio credere a qualcosa che non conosco e che probabilmente non conoscerò sino alla fine dei miei giorni e forse allora non riuscirò più a comunicare.
Resta quella che Jung chiama "individuazione" cercare tempo per tempo di seguire i messaggi dell'inconscio vivendo nella consapevolezza che non posso governare tutto con l'IO e la razionalità arrendendomi all'ascolto della profondità.
Si parla di un serio sensitivo e di tre storie che si intrecciano, ed il tema di fondo é la vita oltre la morte.
Tema difficile da trattare, ed anche per questo il film mi pare ne parli con levità, garbo, senza accondiscendere a pensieri laici o credenti, quanto con rispetto, limitamdosi ad appalesare come "qualcosa" che non possiamo definire ci sia.
Ho ritrovato considerazioni lette nel saggio di Jung "la vita oltre la morte" ma anche in esperienze raccontate da persone vere, che si sono trovate in circostanze come quelle descritte dalla pellicola.
Resta un grande tema, che potremmo definire dell "oltre" rispetto al quale i credenti possono parlare di Dio e di Paradiso, e i non credenti glissare salvo appellarsi a manifestazioni psico fisiche non ancora ben acclarate.
Penso che il tema della vita "oltre" ci ponga comunque il tema di come vivere l'oggi e quì non penso né alla dottrina della Chiesa né alla "valle di lacrime" da sopportare in attesa di una vita migliore, né al laicismo a tutta forza che a me suona un pò disperato nella sua negazione.......comunque.
Voglio credere a qualcosa che non conosco e che probabilmente non conoscerò sino alla fine dei miei giorni e forse allora non riuscirò più a comunicare.
Resta quella che Jung chiama "individuazione" cercare tempo per tempo di seguire i messaggi dell'inconscio vivendo nella consapevolezza che non posso governare tutto con l'IO e la razionalità arrendendomi all'ascolto della profondità.
sabato 8 gennaio 2011
SOLITUDINE
Epifania ogni festa porta via
Ho parlato con molte persone durante queste feste e spesso, stavo per scrivere molto spesso, ci si lamenta, tra il serio e il faceto, più serio che faceto, della fatica nel passare le feste.
La colpa in prima battuta é attribuita alle corse, al tempo limitato, alla necessità più che al piacere di fare regali, al cibo, sempre troppo.
Poi sotto sotto c'é un certo qual senso di solitudine, il ché ha la singolare caratteristica di non essere legato alla mancanza di persone attorno a noi, quanto piuttosto alla loro presenza.
Paradossale !!
La solitudine si fa sentire proprio quando si sta o si deve stare con gli altri, quando si dovrebbe "sentire" la presenza degli altri, la solidarietà, la comunanza di idee, l'affetto.
Allora sentirsi soli non é dato dalla impossibilità di avere rapporti quanto dalla sofferenza intima che non riesce ad essere alleviata da altri.
Anche il ritrovarsi con persone familiari, che semmai incontriamo solo poche volte durante l'anno, può far riemergere quei vissuti che cerchiamo di dimenticare, di mettere "nell'ombra", di non toccare.
Vissuti che tuttavia fanno ben parte della nostra storia e che stanno lì, non risolti e non affrontati sino in fondo.
In quei momenti non ci sentiamo capiti, riemergono giochi di potere, incomprensioni.
Dobbiamo a volte prendere atto che le persone che vivono sempre con noi sono figlie di una storia che non piace, che vorremmo diversa.
Eppure con quelle persone noi stiamo, le abbiamo pure sposate e cisarà un motivo perché come dire...non sole le abbiamo sposate ma ci siamo pure rimasti e un motivo c'é.
Dal punto di vista psicologico cerchiamo di capire le motivazioni e dunque dobbiamo risalire a epoche della nostra vita che sono state determinanti per formare il nostro futuro, quando nostre necessità non hanno trovato giuste risposte.
Processo lungo, talvolta inconscio, con un pericolo sempre in agguto, ovvero il pericolo di razionalizzare, sfuggire con argomentazioni logiche, collettivamente condivisibili, persino encomiabili ma......alla fin fine non valide.
E' necessario acquisire una coscienza personale, diventare capaci di capire la nostra "verità personale", una verità che non sempre passa dalle parole ma dal silenzio e dalla semplicità.
Abitare con sé stessi.
Il silenzio intimo e l'ascolto permettono di evitare il collettivo, trarre conoscenza dalla propria interiorità.
La scoperta della vita interiore ci permette la nascita e il consolidarsi della nostra filosofia di vita anche a costo di prendere atto che certi aspetti del mondo esterno non ci appartengono.
E' a quel punto che occorre il coraggio di andare oltre.
Plus ultra si diceva un tempo, andare oltre, oltre a quello che si sa, che tutti sanno, avventurarsi oltre le colonne d'Ercole della nostra quotidianità. accettare la paura del nuovo, l'avventura e il rischio della scoperta anche se una parte del nostro equipaggio dopo giorni di navigazione senza scorgere terra vorrebbe ammutinarsi e tornare indietro.
Nei rapporti "di verità" la paura riguarda i sentimenti perché abbiamo sperimentato nella nostra vita come é facile che altri li calpestino.
Tuttavia essi rappresentano la parte più vera di noi, siamo autentici solo nell'ascolto vero di noi stessi, specie se ciò é il frutto di una elaborazione autentica dei nostri vissuti e giustamente ne siamo gelosi.
Natale in famiglia, con tanti in famiglia......
Quanto gioca il potere ?? il potere che gli altri esercitano su di noi, quello che si manifesta con il "dobbiamo", oppure "non possiamo non esserci".
Non ho ricette, salvo elaborare la situazione, talvolta il teatrino, trasformando ciò che "dobbiamo" in ciò che "possiamo" o anche ciò che "decidiamo noi" il ché può significare anche fare le stesse cose ma siamo noi a tenere in mano il pallino guardando gli avvenimenti e talvolta (sigh!) le persone come uno spettacolo che non richiede il nostro passionale intervento.
Buon Natale 2011, 2012 ecc.
Ho parlato con molte persone durante queste feste e spesso, stavo per scrivere molto spesso, ci si lamenta, tra il serio e il faceto, più serio che faceto, della fatica nel passare le feste.
La colpa in prima battuta é attribuita alle corse, al tempo limitato, alla necessità più che al piacere di fare regali, al cibo, sempre troppo.
Poi sotto sotto c'é un certo qual senso di solitudine, il ché ha la singolare caratteristica di non essere legato alla mancanza di persone attorno a noi, quanto piuttosto alla loro presenza.
Paradossale !!
La solitudine si fa sentire proprio quando si sta o si deve stare con gli altri, quando si dovrebbe "sentire" la presenza degli altri, la solidarietà, la comunanza di idee, l'affetto.
Allora sentirsi soli non é dato dalla impossibilità di avere rapporti quanto dalla sofferenza intima che non riesce ad essere alleviata da altri.
Anche il ritrovarsi con persone familiari, che semmai incontriamo solo poche volte durante l'anno, può far riemergere quei vissuti che cerchiamo di dimenticare, di mettere "nell'ombra", di non toccare.
Vissuti che tuttavia fanno ben parte della nostra storia e che stanno lì, non risolti e non affrontati sino in fondo.
In quei momenti non ci sentiamo capiti, riemergono giochi di potere, incomprensioni.
Dobbiamo a volte prendere atto che le persone che vivono sempre con noi sono figlie di una storia che non piace, che vorremmo diversa.
Eppure con quelle persone noi stiamo, le abbiamo pure sposate e cisarà un motivo perché come dire...non sole le abbiamo sposate ma ci siamo pure rimasti e un motivo c'é.
Dal punto di vista psicologico cerchiamo di capire le motivazioni e dunque dobbiamo risalire a epoche della nostra vita che sono state determinanti per formare il nostro futuro, quando nostre necessità non hanno trovato giuste risposte.
Processo lungo, talvolta inconscio, con un pericolo sempre in agguto, ovvero il pericolo di razionalizzare, sfuggire con argomentazioni logiche, collettivamente condivisibili, persino encomiabili ma......alla fin fine non valide.
E' necessario acquisire una coscienza personale, diventare capaci di capire la nostra "verità personale", una verità che non sempre passa dalle parole ma dal silenzio e dalla semplicità.
Abitare con sé stessi.
Il silenzio intimo e l'ascolto permettono di evitare il collettivo, trarre conoscenza dalla propria interiorità.
La scoperta della vita interiore ci permette la nascita e il consolidarsi della nostra filosofia di vita anche a costo di prendere atto che certi aspetti del mondo esterno non ci appartengono.
E' a quel punto che occorre il coraggio di andare oltre.
Plus ultra si diceva un tempo, andare oltre, oltre a quello che si sa, che tutti sanno, avventurarsi oltre le colonne d'Ercole della nostra quotidianità. accettare la paura del nuovo, l'avventura e il rischio della scoperta anche se una parte del nostro equipaggio dopo giorni di navigazione senza scorgere terra vorrebbe ammutinarsi e tornare indietro.
Nei rapporti "di verità" la paura riguarda i sentimenti perché abbiamo sperimentato nella nostra vita come é facile che altri li calpestino.
Tuttavia essi rappresentano la parte più vera di noi, siamo autentici solo nell'ascolto vero di noi stessi, specie se ciò é il frutto di una elaborazione autentica dei nostri vissuti e giustamente ne siamo gelosi.
Natale in famiglia, con tanti in famiglia......
Quanto gioca il potere ?? il potere che gli altri esercitano su di noi, quello che si manifesta con il "dobbiamo", oppure "non possiamo non esserci".
Non ho ricette, salvo elaborare la situazione, talvolta il teatrino, trasformando ciò che "dobbiamo" in ciò che "possiamo" o anche ciò che "decidiamo noi" il ché può significare anche fare le stesse cose ma siamo noi a tenere in mano il pallino guardando gli avvenimenti e talvolta (sigh!) le persone come uno spettacolo che non richiede il nostro passionale intervento.
Buon Natale 2011, 2012 ecc.
domenica 2 gennaio 2011
OGNI COSA A LLA SUA STAGIONE
Segnalo il piacevole ultimo libro di Enzo Bianchi della Comunità di Bose "Ogni cosa alla sua stagione" che segua a quanto pubblicato in precedenza "Il pane di ieri"
Un capitolo in particolare "senesco" coinvolge tutti coloro che si trovano nelle condizioni di età dell'autore.
Un capitolo in particolare "senesco" coinvolge tutti coloro che si trovano nelle condizioni di età dell'autore.
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