Mia nonna era di famiglia ebraica COEN e sposò mio nonno, cristiano, con un matrimonio "misto" rimasto abbastanza misterioso per quanto attiene alla cerimonia.
Ebbero 4 figli, tre femmine e ultimo, mio padre.
Mio nonno venne a Modena perché era un militare ed insegnava scherma nella Regia Accademia dell'Esercito, e pare fosse piuttosto bravino.
Mio padre, unico maschio non poteva sottrarsi (io credo) e divenne ufficiale dell'esercito.
Durante la guerra fu principalmente impiegato sul fronte slavo perché conosceva un poco il serbo-croato, ma quando durante un evento bellico si distinse per la conquista del monte Triclav (trecorna), ora in Slovenia, gli fu negata l'onorificenza con la motivazione che "non era di pura razza ariana"
La nonna fu battezzata segretamente a Bologna nel 1940 quando aveva circa 50 anni per offrirle un salvacondotto rispetto alle leggi razziali che dopo pochi anni sarebbero intervenute massicciamente.
E' morta quando io avevo tre anni e quindi non so nulla di preciso riguardo alla pratica della fede ebraica, credo che dalla guerra ne sia uscita piuttosto silenziosa.
Una mia zia, non sposata, che viveva con lei, lavorava per la famiglia Corni, personaggio di rango del fascismo modenese, grande imprenditore e governatore onorario della Somalia.
Quando le leggi razziali si fecero sentire pesantemente disse a mia zia "lei con sua madre Coen non può più stare a casa sua, venga a vivere nella mia villa di campagna"
E così fecero, tuttavia dopo poco tempo il comando della Wehrmacht pose un suo comando nella villa e mia nonna visse due anni in solaio senza mai scendere.
Non era igienico girare nel comando tedesco chiamandosi Coen.
Dopo l'armistizio dell'8 sett 43 mio padre non aderì alla RSI e collaborò con formazioni partigiane assieme a suo cognato Mario Levi.
Gli rimase sempre il cruccio di non aver potuto assistere ai funerali di suo padre perché probabilmente sarebbe stato arrestato in quella occasione.
Mario Levi, ingegnare e ufficiale dell'Esercito, ebreo, aveva sposato una delle sorelle di mio padre e, prima dello scoppio della guerra avevano già avuto sei figli, un maschio e cinque femmine.
Avvertiti da un vicino riuscirono a fuggire da Bologna ove abitavano, prima di un rastrellamento fascista ove vari loro conoscenti furono catturati - e non rientrarono più dalla Germania -
Mario Levi divenne comandante partigiano, medaglia d'argento, vice comandante della brigata Armando, ufficiale di collegamento con gli alleati giacché, essendo nato in Egitto conosceva molto bene l'inglese.
Il figlio maschio fu affidato sotto falso nome a dei contadini di Gaggio in Piano e rivide i suoi solo dopo la guerra, mentre le figlie furono nascoste a Verica di Pavullo presso una famiglia di contadini, grazie al parroco.
Le mie cugine, tutt'ora in vita e quindi in grado di raccontare, ricordano, ora sorridendo, quando la più piccola fu beccata ad andare in giro - anche là c'era una postazione di tedeschi (linea Gotica) - a dire che "dopo la guerra, mia zia, ritorna ad essere la mia mamma"
Le avevano insegnato che la mamma, Levi figlia Coen, doveva chiamarla zia e con un altro cognome.
Potrei raccontare ancora, ma questo é il mio piccolo contributo.
Dalla guerra e dalle leggi razziali si sono salvati tutti.
Oggi metto la kippah e vado in Sinagoga ad ascoltare la lettura dei salmi