venerdì 26 novembre 2010

SOGNO/3

Il proprietario del sogno é una anziana signora, non una "paziente", dalla salute incerta ma ancora capace di sostenere la vita pur con molte limitazioni.
Talvolta come fanno i vecchi diceva che attendeva la morte, che non aveva più nulla da fare al mondo e che non le faceva paura.
Lo diceva pacatamente, con una apparente serenità che le invidiavo.
Un giorno mi chiamò e mi disse "voglio raccontarti un sogno che ho fatto stanotte" e la cosa mi lusingò perché non era certo un avvenimento frequente, anzi.
Questo il racconto

- Ero nella mia camera da letto, sdraiata, apro gli occhi e vedo che in camera ci sono molte persone, giovani, adulti, vecchi, vestiti nei modi più diversi, chi moderno, chi antico come quando ero giovane.
Ai piedi del letto un signore alto, serio, silenzioso, vestito di nero col cappello.
Tutti in silenzio, come se mi aspettassero -

Non mi chiese alcun commento pur sapendo che si trattava per me di uno strumento consueto di lavoro psicologico.

Io da quel momento sapevo che si trattava di un annuncio di prossima dipartita, probabilmente serena, calma, un rientro.
E' così fu di lì a qualche tempo

domenica 14 novembre 2010

SOGNO /2

Il sognatore era un uomo di mezza età, in analisi da sei mesi.
Lavorava in una importante azienda cittadina in un ruolo per lui importante ma che anche lo poneva in contatto con una leadership autoritaria e paternalistica.

"sono all'esterno di un negozio, dentro c'é il direttore generale che attacca ai vetri degli adesivi inneggianti alla direzione.
Osservo con spirito critico e ironico, nel frattempo arriva una persona che trascina una sorta di carriolino pieno di libri ben ordinati che porta dentro al negozio, ma poi scivola e i libri cadono.
Il direttore generale cerca di trattenerli ma cadono ugualmente ed io sono contento di vedere questa scena.
Mi rivolgo a un uomo che sta accanto a me ma che non conosco, ha in mano una telecamera e gli dico - riprendi questa caduta della cultura e poi cadrà qualcosa d'altro "

Possiamo tentare una lettura dalla caduta dei libri, da ciò inizia a trovare sé stesso e a godere di altre cose rispetto ai valori collettivi aziendali cui pure era chiamato e ai quali almeno formalmente aderiva.
Il direttore generale, connesso alla figura paterna, ha preso possesso del negozio in modo autoritario, mentre il sognatore resta fuori e gode della caduta dei segni della cultura dominante rivolgendosi ad una parte di sé, l'uomo con telecamera, che ancora non conosce bene ma che almeno collabora e mette a disposizione una documentazione da rivedere nel tempo

domenica 7 novembre 2010

SUL SOGNO

Scriverò ancora di osgni, senza tanti commenti, lascio spazio all'inconscio, chi leggerà potrà ascoltare ciò che diranno a lei o a lui.

Il sogno rappresenta la via regia per cercare di parlare con la nostra parte inconscia, con quelle emozioni, vissuti, episodi che preferiamo accantonare perché sono nostre ma preferiremmo non lo fossero e reggerne la presenza é a volte troppo faticoso o doloroso.
La psiche ci aiuta, cerca di parlarci utilizzando il sogno "roba nostra", che produciamo noi senza una vera possibilità di controllo cosciente.
Una cerniera tra il conscio che troppo spesso crediamo esaurisca il nostro mondo e ciò che sta sotto.
Lo psicologo in fondo cerca di essere un traduttore, se e quando riesce, che aiuta a parlare due parti che usano lingue diverse ma cercano di capirsi.
Si lavora per la "trasformazione" che sovente richiede tempi più lunghi di quanto "consciamente" desideriamo, é faticosa, richiede la capacità, pazienza, onestà, curiosità di una sorta di viaggio dantesco.
Siamo capaci ? Un amico medico mi ha ricordato che oggi le persone vogliono tutto e subito, vogliono il tubetto di pillole o le gocce,non vogliono elaborare, non c'é tempo, o forse c'é paura ad intraprendere la strada dantesca.
Tuttavia un solido cambiamento richiede la trasformazione alchemica, un rimescolare le carte in un altro modo, nuovo rispetto al precedente, desiderato e irrinunciabile quando raggiunto

lunedì 1 novembre 2010

SOGNO

Quanto riporto é a conoscenza del "proprietario" del sogno che mi ha autorizzato a scriverlo. Non riporto commenti o interpretazioni, fu un sogno importante che iniziò a modificare la vita di chi lo fece.
Tuttavia é evidente la necessità di un "passaggio" e fu la sola cosa che si poté dire allora.

Mi trovavo sulla sponda di un canale, sole, colori vivi.
Assieme a me un uomo giovane, non lo vedo bene in faccia, é un tipo alto come me, tipo contadino mi sembra, comunque uomo del popolo.
Stiamo guardando bambini che giocano a palla.
In verità sono preoccupato perché devo andare dall'altra parte, il canale fa una U e non vedo oltre, e non ci sono ponti. Non so nuotare. La palla dei bambini va dall'altra parte del canale, la vedo , rossastra tra il verde. Commentiamo con frasi da "vecchi", ma in realtà sono ansioso perché devo attraversare ma non so come fare, né so nuotare.
A un tratto i bambini iniziano ad attraversare il canale, due di essi si lanciano senza timore, uno in bicicletta. Attraversano di corsa dando l'impressione che l'acqua non sia più fonda di una spanna. Mi sento sollevato, ce la farò anch'io. L'uomo che era con me non dimostra alcun timore, si rimbocca i pantaloni, si avvia per il canale e scompare alla vista.
Io mi rimbocco a mia volta i pantaloni, mi faccio coraggio, parto di spinta e mi accorgo che il canale é asciutto, sul fondo secco posso passare.
Guardo il fondo del canale, vedo lattine, barattoli e altra roba buttata via.