Da bambino andavo al cimitero, ci andavo con mia madre, allora gli asili non si usavano, specie con madri casalinghe e protettive.
Si prendeva il filobus, (avete capito bene, quello con i fili) n° 5, ed era il massimo possibile, il n° 6 venne molto dopo.
Il 5 arrivava al limite periferico della città, appunto al cimitero. e lì si poteva scegliere tra due fiorai, entrambi noti, entrambi chiacchieroni, era arduo scegliere.
Allora al cimitero c'erano solo i nonni, i genitori di mio padre e il padre di mia madre.
Oggi c'é mota più gente da andare a trovare.
Poi allora il cimitero era ancora quello che oggi si dice "vecchio", e ci stavano tutti, non c'era bisogno di allargarsi.
Per andare dai nonni, che io non posso ricordare vivi, si percorreva sempre la stessa stradina ghiaiata, con i sassi che schioccavano sotto i piedi, e si parlava piano.
Poi arrivati all'altezza di un corridoio basso si girava.
Io per orientarmi cercavo la foto di un giovane soldato, sepolto proprio all'ingresso del tunnel, allora tutti i tunnel sembravano uguali, e anche oggi lo sembrerebbero, se non fosse che quella tomba c'é ancora e ancora mi oriento con quella.
Allora era all'altezza dei miei occhi, oggi la guardo dall'alto.
Il tunnel era, ed é, buio e freddo, sarebbe stato pauroso se non fosse che c'era mia madre.
Per cambiare l'acqua si usciva, presso una delle fontanine, e lì iniziava il "campo dei soldati del 15-18" dove sono allineati tanti soldati della prima guerra, cippi tutti uguali, lunghe file, e la fantasia poteva correre.
Già allora però mi pareva assurdo che tanti ragazzi fossero finiti lì a causa di....
a noi lo davano come amor di patria, ma se ne può dubitare.
Qualche volta si passeggiava sino alla parte ebraica, si entrava in punta di piedi, pareva una zona misteriosa, così tutti a terra, senza fiori.
Ma io sapevo già di cosa si trattava, mia nonna era ebrea, e mi ha sempre affascinato l'idea di porre sassi sulle tombe.
Il Dio di Israele dalle pietre potrebbe suscitare figli ad Abramo.
Oggi vado ancora al cimitero, tocca a me e a nessun altro.
Passando guardo le tombe ottocentesche, veri momumenti, le parti più orrendamente moderne, emblema della razionalità e della sbrigatività.
Un tempo le sepolture erano perpetue, oggo massimo dieci anni se vai in terra, e dopo i manifesti annunciano la esumazione per verificare la mineralizzazione, e se vuoi puoi assistere sennò fanno tutto loro, chiavi in mano.
Tra poco toccherà a me decidere se assistere o no alla esumazione e alla "riduzione"; si può decidere se esserci o no, credo che ci sarò, probabilmente da solo, con i pensieri e i ricordi di una vita, in attesa di decidere, quando toccherà a me, se disporre la cremazione che darà meno pensieri agli eredi, o andare in terra, da dove siamo venuti.
Forse disporrò la cremazione, ho fede nel Dio di Israele, se ci sarà da ricomporre qualcosa saprà ben Lui come fare.
martedì 1 novembre 2011
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21 commenti:
Le sensazioni sono più o meno le stesse, specialmente con le tombe per orientarsi, ma qui la situazione è più provinciale, niente estensioni prettamente per la guerra e non ricordo zone ebraiche.
Adoro i cimiteri, specie quelli monumentali. Mi rilassano. Mi fanno fare un viaggio nel passato essendo io ancor nel presente. Ma sono per la cremazione e per far spargere le mie ceneri. Quando si è morti si è morti, perchè dar il pensiero a chi resta della riesumazione per lo sfratto dalla tomba?
Adoro gli uccelletti che volteggiano sugli alberi pizzuti ed i gatti che coabitano nel loculi vuoti.
Ma rispetto il pensiero di crede e vuol esser prima tumulato e poi andrà nell'ossario (sempre questione di soldi Doctor, sempre....)
I nostri cari vivono nei nostri ricordi e fiori e lapidi (marmo pregiato o comune?), luci (con l'orologio a tempo o senza?) e chi più ne ha più ne metta, sono tutto consumismo.
Un saluto Doctor!
Elisena
P.S.:scusami, lo so, forse è proprio fuori luogo ma dal titolo sembra che, prima, da bambini si moriva ((((
Pensieri che scorrono anche dentro di me, che sento risuonare in un passato oggi affidato al cuore. Un tempo, andare al cimitero per i morti, era evento, oggi...lo spreco e la superficialità hanno intaccato quanto solo l'umana pietà dovrebbe sorreggere.
Mi piace leggere della tua Modena, mi ricorda mia nonna e quando mi raccontava di come a Modena non si facesse tanto caso se uno fosse ebreo o, come diceva lei, gentile.
La mia bisnonna ebrea si era fatta cristiana per sposare il mio bisnonno , e i suoi fratelli avevano sposato due gentili, entrambe convertite all'ebraismo. 'Eravamo tutti uguali' diceva mia nonna, che era nata in via Torre.
Che semplicità.
anch'io provo le tue stesse sensazioni amico mio: quanto mi aiuta visitare questo luogo; è come se riportasse tutti i nostri problemi nella loro reale dimensione!!!
Il due novembre il cimitero mi sembra sempre diverso da come è di solito.
Confusione, gente che conosci e si ferma a colloquiare tra le tombe.
Dovrebbe essere un giorno di raccoglimento e invece, al mio paese, diventa quasi un'occasione in più per fare confusione.
Anche da noi in provincia ... tanti dolenti ricordi ...
Il tuo post mi ha fatto ricordare le stesse sensazioni che provavo quando anch'io andavo al cimitero a trovare il nonno, che non avevo mai conosciuto. Oggi è diverso vado a trovare una parte più diretta, un pezzo del mio cuore e preferisco andare quando è passata la baraonda orgiastica di coloro i quali vanno a passeggiare o a ciarlare in un luogo dove il silenzio fa parlare chi ci ha preceduti.
Ciaoooo
E' stato un pò come leggere quello che vivevo anche io andando al cimitero con la mia mamma. Era bello, mi piaceva guardare tutte quelle lapidi, quelle foto, molti giovani, molti bambini, mia madre mi ha educata al culto dei morti, ma io i miei figli al cimitero non li porto, e non ci vado neanche io...ora, lontata dal mio paese di origine, mi sono resa conto che anche i miei cari che non ci sono più, me li porto dentro, e sono sempre nei miei pensieri e nelle mie parole.
I miei figli conoscono i loro bisnonni dai miei racconti e , sicuramente, ne conserveranno una memoria più viva che quella di una lapide bianca e di odore di fiori marci e acqua stagnante.
Un saluto loredana e grazie perchè passare di qui mi dà sempre lo stimolo ad una riflessione.
...non so perchè ma credo che chi decide per la cremazione non sia credente per niente in un' altra vita, mentre chi decide per la tumulazione per il ritorno alla terra creda in un qualcosa di indefinito, ma crede.
Anche a me affascinano i sassi e ti svelo che nell' Appennino delle foreste casentinesi vi è un posto chiamato Sasso Fratino ( se ricordo bene) dove gli escursionisti lasciano come preghiera un sasso alla cappella della Madonna posta in mezzo alle montagne.
Ciao.
Io evito il giorno dei morti ed uso il resto dei giorni per far visita ai mieri cari, ma solo perchè non mi piace l'ipocrisia. Ipocrisia di chi usa il cimitero come luogo d'incontro e di chi usa il giorno come dovere per andare a fare visita(lo capisci dalle tombe trascurate) ai propri cari e portare fiori.
@TEODORICA
Scusami Doctor se invado il tuo boxino dei commenti, volevo solo fare una domanda a Teodorica:"Se un credente muore carbonizzato in un incidente o insomma il suo corpo si consuma tra le fiamme, che fa...non gli spetta più la resurrezione?" (io non sono credente, ma questa è un'altra storia)
Un saluto Teodorica
Un buon lavoro a te Doctor
Elisena
Non sono andata al cimitero il giorno dei morti e a dire il vero, anche durante l'anno, ci vado poco. Preferisco avere un posto nel mio cuore per le persone che non ci sono più, come alcune amiche che non erano della mia città. I miei nonni invece sono così lontani nei ricordi, morti prima che nascessi, a parte la nonna materna. Da bambina però andare al cimitero assieme a mia mamma e a volte zie e cugine, era una cosa abituale. Leggendo il tuo post mi sono ritrovata in alcune sensazioni che hai descritto: la ghiaia del viale scricchiolante sotto ai miei piedi, il parlare a voce bassa, i corridoi bui e freddi. Anche l'odore dei fiori, quel particolare odore di fiori o forse dell'acqua dei vasi.
Al cimitero ci andavo da bambina. Mi portavano i miei genitori. Da adulta ho smesso di andarci. Mi sembra così insensato, quell'aspetto desolato e desolante del cimitero, il freddo dei marmi, quei terribili corridoi tutti uguali non mi aiutano certo a "risentire" dentro di me le persone che ho amato e che se ne sono andate.
E' un posto che non mi piace.
di mala voglia ma bambino ci sono stato spesso portato pure io... che da allora nutro un certo distacco per tutti questi luoghi di pace... di pace eterna purtroppo!
Sì, da bambini si andava al cimitero. E per mano ad un adulto che ti parlava... e ti guidava. Io andavo con mia nonna da una sua sorella e mi spediva a prendere l'acqua alla fontanella ...
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Quando viaggio, se capito nei pressi di un cimitero entro sempre e leggo tutte le lapidi...si imparano tante cose sui luoghi che visiti. Ho negli occhi ora, uno fra tutti, un cimitero a Setùbal (Portogallo) e le foto dolenti di caduti ventenni in Angola....
E Pere Lachaise a Parigi? E quello ebraico di Praga? E alcuni piccolo cimiteri del sud Tirolo con tutti quei nomi austriaci, italiani.....
Forse ho divagato un po' ...ma mi è venuto così...
Che bello quello cha hai scritto....mi hai ricordato, descrivendola perfettamente, la sensazione che mi accompagna sempre, da sempre, quando entro in un cimitero: l'assenza di peso nel concetto di tempo. E' un luogo dove si visita con dolcezza il proprio passato, si affronta il presente, ci si ricorda del futuro....
Bello.
Grazie.
Un sorriso
Sono una Psicologa come te e mi farebbe piacere che visitassi il mio blog e lasciassi un commento ..Complimenti per i tuoi post.
Celyne
WWW.PSICOLOGICAMENTEINRETE.BLOGSPOT.COM
grazie per il commento ciao ciao
sono d'accordo con le tue considerazioni...
buon weekend ^_____^
Al Cimitero ci andavo con mio padre, in qualche domenica pomeriggio....Mano piccolina in grossa mano callosa. Si passava dalla fiorista, che apriva il negozio ed era contenta di essere disturbata anche se era giormo di festa. Miom padre comprava sempre dei garofani. E poi si percorreva quel triste viale, mano nella mano. Io mi sentivo molto protetta e rapita dalle cose che mi raccontava sulla guerra, sui nonni e bisnonni che non avevo mai conosciuto. Nonostante la meta fosse mesta, a me pareva un bel modo di trascorrere del tempo.
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