sabato 9 febbraio 2013

45 lunghi minuti

Dovevo andarci, non potevo evitarlo, e dunque ci si attrezza nei vuoti dell'agenda, vuoti che devono essere ampi come il tempo che occorrerà.
Prima un pò di tecniche di rilassamento, poi si entra, si fanno lunghi respiri rilassanti, si prende il biglietto e si guarda con rassegnata pazienza il tabellone.
Io ho il numero PO062 e la tabella luminosa dice che stanno servendo il PO048.
Ho  tutto con me, il telefono per cazzeggiare con qualcuno, ma sopratutto il giornale, quello corposo del sabato - tempo di lettura stimata almeno 40 minuti -
No, farò un atto di coraggio, una botta sprezzante di vita, vado nel vicino bar a prendere un caffè, con calma, tanto.....
Rientro, siamo al PO052, bene, non c'é altro da fare che sfogliare il giornale e attendere.
Gli impiegati postali, tre, fanno il loro mestiere, con metodo, sotto gli occhi di una folla che si chiede con malcelata pazienza quando toccherà a ognuno di loro.
E' un mondo, il mondo del popolo, quello vero, quello "popolare"
Un anziano signore, tipo dell'operaio in pensione, barba non fatta, berretto in testa, racconta nei minimi particolari gli ultimi tempi della sua vita lavorativa, camionista con dissapori con il titolare.
Racconta ad un rassegnato  altro anziano, e parla con un tono che tutta la sala é costretta ad ascoltare.
Avanti così per almeno 5 minuti - ma quando sono  entrato aveva già iniziato - poi saluta, esce e va via.
Se ne deduce che non era lì per una operazione postale ma per un pò di compagnia, uno sfogo.
Come non pensare a che vita  farà normalmente, a chi avrà a casa.
Magari oggi é contento, ha parlato, anzi ha raccontato a qualcuno, il quale, quando é andato via , era palesemente soddisfatto.
PO057, mi avvicino, ma resto corretto, imperturbabile, sono  alla pagina  di cronaca nazionale, dopo aver saltato da buon sedentario, tutto lo sport.
C'é sempre chi entrando si guarda attorno tra lo smarrito e il rassegnato., poi fiaccato nel morale  si arrende all'attesa.
Allo sportello pare facciano dei rogiti, poi uno dei tre impiegati, si alza e scompare senza apparente motivo.
Viene odiato dalla folla,  ne restano due che dopo una certa operazione confabulano e non chiamano nessuno allo sportello, la folla si trattiene a stento.
Dopo almeno 5 minuti l'impiegato suddetto ritorna, dove sarà andato?? a  fare pipi ?? speriamo perché se é andato a prendere un caffè é giusto odiarlo.
Al mio fianco un simpatico genitore, età apparente 50, spiega alla figlia, età apparente una dozzina d'anni, tutto  lo scibile umano sul  DNA e RNA, e lo spiega bene, con il sorriso e un modo garbatissimo di parlare con la ragazzina che é molto interattiva e felice.
Quasi quasi ascolto e ripasso quello che conosco della materia - come fa ad essere così sereno e sorridente ?? - quasi quasi gli faccio i complimenti.
PO060, é passata mezz'ora, ci siamo quasi.
Il suddetto PO060 si avvicina allo sportello, un quasi anziano che non sa cosa deve fare, l'impiegata gli spiega qualcosa e lui a voce alta dice che non sa, che deve telefonare alla moglie, poi si scopre che ha il cellulare é scarico.
Quasi quasi vado e gli dò il mio purché si sbrighi, ma un giovane mi precede e tutta la folla apprende il motivo dell'operazione.
A fianco una coppia di vecchietti, lei traballante con un assurdo cappotto rosa pesantissimo, lui appena un pò più vivace.
Ritiro della pensione, un tesoro per loro, una magra pensione che viene riposta in una logora borsetta.
Non che io sia ricco, ma meglio non  pensare al confronto, meglio tacere.
Mi ricordano certi vecchietti che andavo  ad aiutare quando a 15 ero nella S Vincenzo e si portava la pasta e il riso ai poveri della città, e allora non c'erano neppure le pensioni sociali,.
Non dimenticherò mai una coppia che riceveva 3500 lire dall'Ente comunale di assistenza e basta.
Eppure non ricordo gente più serena.
Entra un giovanotto, vivace, attivo, fonato, orecchinato, tatuato, che impugna il cellulare e comunica subito ad una lei, lo stato dell'arte, commenta, ride, poi vede gli sguardi  di odio che riceve dal popolo e si ritira in buon ordine.
A seguire una giovane impiegata, con le mani cariche di documenti, ma lei é evidentemente abituata, é pagata per sbrigare pratiche alla posta.
Non oso pensare quanto starà allo sportello  e la furia animale che susciterà in chi é dopo di lei.
Gli occhi fissano il tabellone, la gente tace, bisbiglia, una vera prova di resistenza.
PO062 tocca a me, mi avvicino disinvolto allo sportello, saluto educatamente, mostro disciplinato il documento di identità, firmo coscienziosamente dove é indicato, non porto neppure via la penna che stranamente non é legata con la solita cordicella logora e, sempre disinvolto esco senza fretta guardando il restante popolo.
E' andata, di fatto ho letto tutto quello che mi interessava del giornale, a casa devo solo fare delle rifiniture alle notizie marginali, posso sbisciolare dove devo ...importanti appuntamenti !!!



16 commenti:

valerio ha detto...

Sembra che stai raccontando una giornata alla succursale 9 di Rimini dove di solito faccio lunghe file ...o eri li ?

ciao , buon tutto !!!

Renata_ontanoverde ha detto...

Ognuno reagisce in modo diverso in questa congiuntura.
Sinceramente se un impiegato alla cassa va a bersi un caffé dopo due ore di lavoro con clienti inviperiti ed affini, non è da redarguire: che ci sia fila non è colpa sua o non deve restare legato allo sgabello, ha diritto a sgranchirsi un momento e fare una piccola pausa, altrimenti dopo 4-6 ore sclera di brutto : lavorare con la gente è un mestieraccio! Si beccano tutte le aggressività e le frustrazioni del pubblico oltra ad aver a che fare con un ventaglio di individui differenti e non tutti svegli e giovani...

Come cliente in effetti organizzarsi e cercare di occupare il tempo è d'obbligo, ma soprattutto ho imparato a conoscere i tempi "morti" degli uffici meno frequentati dove vado...;) astuzia di "mestiere"...

patrizio spinelli ha detto...

Se mi eleggono, Le porterò via mezza pensione....solo perchè mi è simpatico, altrimenti gliela avrei tolta tutta.

Paola Tassinari ha detto...

Hai scritto quasi un romanzo ma...godibilissimo :)

Elio ha detto...

Certo che hai saputo rendere molto bene l'attesa ad uno sportello, postale od altro. Tutti i miei compliment, ma, dai, perché non pensare che il povero impiegato avesse diritto ad una pausa caffé o sigaretta (come esiste qui in Francia). A proposito, per quanto riguarda la Posta, qui hanno eliminato il problema perché ci sono delle macchinette automatiche dove tu fai da solo tutto il lavoro e poi consegni allo sportello solo la busta affrancata secondo le tue scelte. In un primo momento ero d'accordo, ma poi mi sono accorto che gli impiegati allo sportello erano diminuiti.
Buona domenica.

kermitilrospo ha detto...

io ho ancora dei terribili ricordi di quando alle poste non esisteva il numero e la gente impazziva nell'attesa e si azzuffava per essere stata superata nella fila.... l'introduzione del numeretto ha spostato l'odio verso gli impiegati, ma lo stress è rimasto lo stesso :)

gattonero ha detto...

Tutto il racconto giostra in un ufficio postale munito di numerini automatici e display di chiamata.
Pensa a un paese medio-piccolo (6000 abitanti circa non so dove possa essere collocato), ufficio postale di 20 metri quadri destinati al pubblico, senza distributore di numeri di alcun genere, tanto meno display. Nei giorni topici, ossia quasi tutti nel corso del mese, all'ammucchaiata interna segue all'esterno una fila senza fine.
"Chi è l'ultimo?", è la domanda d'obbligo; e quest'ultimo prima di te lo squadri, lo fotografi, punti su qualche indumento che non te lo faccia smarrire nel mucchio.
Altro che leggere il giornale, si potrebbe fare "mano morta" o sfilare i portafogli che nessuno si accorgerebbe né della furtiva toccata né dell'alleggerimento.
La battaglia verte su altri fronti: "C'ero prima io, ero dietro a quel signore...", e via coi battibecchi.
Ogni tanto capita la signora, falso-svanita, che fende il mucchio per portarsi decisa in prima fila: "Io c'ero da prima, sono andata a fare un giro al mercato, tanto non toccava ancora a me".
Botte, verbali, da costringerla a tornare il giorno dopo.
L'ufficio postale, in queste condizioni, evidenzia che "pietà è morta".
Ciao, buona domenica.

nellabrezza ha detto...

madò avevo subito pensato ad una rapina alle poste, con te dentro !!45 lunghi minuti !! ma queste son bazzecole! ma qui a roma ci sono giorni in cui può capitare di avere fino a 60 persone davanti !!! cioè è capitato proprio a me !! e non in un ufficio centrale...a trastevere! la media è comunque sui 20. 20 persone davanti stai a posto tranquillo! però gli impiegati di Roma sono assai più svelti !

viola ha detto...

Sono stata per una vita dietro allo sportello, e non è facile.
Conosco gli sguardi di odio quando verso le undici fai una puntatina al bagno.
Io andavo anche a prendere il caffè, ma al bar più vicino, mettendomi la giacca andando. Ed entravo al bar come una furia. Il barista mi dava il caffè che aveva appena fatto per un altro cliente, dicendo che lo dava a me che dovevo tornare al lavoro.
E i sorrisi di qualcuno quando tornavo. Ed anche le battutine cattive di chi mi voleva inchiodata lì dalle 8,25 alle 13,40!!!
Bravo Soffio, sei un grande osservatore dell'umanità e sai cogliere ogni sfumatura.

blandina ha detto...

Fantastico, mi pareva quasi di essere lì con te. Scritto mirabilmente, il testo scorre che è un piacere. Ho solo avuto una piccola pausa di fronte a quel 'fonato': fonico, fonetico, φωνή ?!? Sono proprio anziana...

fracatz ha detto...

a volte per farsi quattro chiacchiere si va, si prendono più numeretti e poi li si cede, sempre a belle figliole che arrivano dopo, si fa un bel figurone e se ci si mette fantasia anche qualcos'altro
Insomma gran bei punti di socializzazione

Adriano Maini ha detto...

Il tuo coinvolgente racconto, che mi ricorda qualche mia rara apparizione in uffici postali, "intasati" quasi come il tuo, mi riporta soprattutto con pensiero commosso a tanti anziani indigenti, conosciuti da me più o meno negli stessi tuoi anni.

iriselibellule@gmail.com ha detto...

Fino a pochi giorni fa a Ciggiano c'era l'ufficio postale. Era l'unica cosa pubblica e civile oltre al negozio di alimentari. Piccolo vecchio e abbastanza polveroso, con dentro la Sonia, che aveva ereditato il lavoro dal padre, che abitava preciso sopra l'ufficio, ogni tanto la sua mamma scendeva a portarle il caffè. L'hanno chiuso perché dicono che non rendeva. Col cavolo! Venivano perfino dai paesi vicini perché qui si faceva prima. Ci hanno mandato dietro alla Sonia a 10 km di distanza. Il primo giorno che ci son dovuta andare una brutta signora, dietro la richiesta del contante per la cassaforte, ha contato i biglietti da 50, davanti a me, 5 volte. Mi chiedono se li scelgono con i criteri all'incontrario per le Poste. Perduto l'ufficio postale e le code chiacchierando per forza nella piazza, che dentro ci si entrava massimo in tre, e l'ultima volta una signora era uscita di casa che sapeva di sugo (ragù) a tre metri di distanza.

Ambra ha detto...

Una tranquilla mattinata alla posta: fa parte della esperienza di tutti. Qui alla posta dove vado io, hanno fatto fare un corso di formazione agli impiegati affinché apprendessero a gestire al meglio l'orario di lavoro con grandi pause tra un cliente e l'altro nonché a intrattenere rapporti di massima maleducazione e intolleranza soprattutto nei confronti degli anziani che fanno fatica a capire.

aleph ha detto...

In ogni struttura pubblica o privata che vende servizi o merci, ci sono dipendenti più o meno disponibili empaticamente, più o meno disponibili a livello pratico. A discolpa per tutti i postali, oserei dire che la quantità di servizi che i poveretti sono costretti a fornire è vergognosa.
La quantità va sempre a scapito della qualità. Oltre ai servizi postali, devono sostenere servizi bancari e assicurativi. Una vera giungla di prodotti. Da anni nei piccoli centri hanno ridotto il servizio giornaliero limitandolo alle ore del mattino o adiritturta chiuso gli uffici. Mi piacerebbe conoscere quali sono i criteri della riduzione della spesa pubblica.
Dalle mie parti oltre ai servizi postali stanno riducendo anche le strutture ospedaliere, per non parlare delle scuole e stiamo parlando dell'esemplare Emilia Romagna.

Sandra M. ha detto...

Ci entro sempre meno volentieri. Odio quel sistema dei numeretti Ao/Po/cicici...pititi..bibibi...
bubusettete.