lunedì 21 ottobre 2013

SBISCIOLATA PADOVANA

Da anni non tornavo a Padova ove ho frequentato l'Università nei mitici anni 70, quando non c'era internet e mi alzavo la mattina alle 4 per iscrivermi tra i primi ai fogli appesi alle porte della sedi universitarie, e non sapevi mai se l'esame potevi sostenerlo o un prof mancava o magari il giorno prima era stata occupata la facoltà.
Ricordo bene la grande scritta che comparve nei bagni della  facoltà ai tempi di Toni Negri " Tutti i compagni fuori subito!!! " e una mano anonima dopo poco aggiunse "Lasciateci almeno pisciare".
E ancora quando una mattina sostenni l'esame, unico o quasi studente, circondato da un  drappello di carabinieri in tenuta anti sommossa, con il prof  che non avendo studenti da esaminare, mi tenne quasi un'ora.
In seguito altri 4 anni di specializzazione, tanto che se un giorno toglievo le mani dal volante l'auto andava da sola verso Padova.
Anni ruggenti, nel senso che ruggiva la motivazione, le forze reggevano e reggeva  pure quella brava donna che ha sopportato le mie assenze.
"La psicologia é l'amante di mo marito" ha detto un  giorno ad un personaggio importante, e io zitto, che dire di più.

Siamo tornati, io e la suddetta brava donna con l'intenzione di andare a vedere la Biennale a Venezia, ma di questo  scriverò poi, ora .......omaggio a Padova, sempre bella, viva, assai più di Modena.

Le città attraversate dai canali e fiumi hanno sempre un certo fascino
 Siamo arrivati di sera e ci siamo seduti nella Piazza delle Erbe, piena di gente e di vita, caldarroste comprese
Quì  venivo a guardare gli avvisi in segreteria, scritti a macchina da scrivere, altro che internet !! e i voti pubblicati su fogli sparsi  sui tavoli
Poi, dopo la visita al tempio della psiche, passeggiata godendo la città


Un necessario aperitivo al Pedrocchi storico e bel  bar, detto il "bar senza porte" perché si può entrare da una parte del Corso , attraversarlo e uscire dall'altra parte


E infine, sosta culinaria al Traguardo, osteria vineria, cibo peso, vino robusto, e licenza n° 1 (dico UNO) di Padova


La cultura della Biennale alla prossima puntata

9 commenti:

nonno enio ha detto...

sono sato due volte a Padova e mi sono limitato a visitare la cattedrale...

fulvio ha detto...

Padova è sempre una bella città,ma negli anni "70 era bellissima.
Ho un buon ricordo,pure, delle "proteste"studentesche vissute in prima persona sotto l'ala rossa di Lc.
Ciao,fulvio

Renata_ontanoverde ha detto...


Padova si abbiana sempre a S. Antonio, ma è bello anche il resto...Ci sono stata e mi è piaciuta molto, soprattutto il centro con il suo carattere medioevale e la piazza delle Erbe dove mi son perduta con la mia amica a sbirciare le bancarelle.

Con la mia amica -persa l'occasione della cappella degli Scrovegni- siamo andate al battistero del Duomo, ci siamo sedute al centro della piccola costruzione con la testa indietro a guardare in alto le pareti quadro per quadro che tappezzano di dipinti con temi biblici...

Il Pedrocchi è un locale molto originale. Per il pranzo mi hai dato un'idea!!!

Unknown ha detto...

Che meraviglia la mia città!

chicchina ha detto...

Rivedere certi luoghi,in tempi diversi:chissà quali e quanti pensieri,quante sensazioni.Bella la tua descrizione di quegli anni settanta.Allora,per la turbolenta via Festa del Perdono a Milano,"Psicologia a Padova" era più un richiamo ideologico che una Facoltà Universitaria.

kermitilrospo ha detto...

non ho un gran ricordo di padova, l'ultima volta che ci sono stato, nell'attesa di una coincidenza tra due treni avendo più di un'ora libera ho pensato di farmi un giro in bici per la città; fuori dalla stazione sono stato accolta dal caos in pesona... dopo dieci minuti di attesa nel vano tentativo di attraversare una strada decisi di tornarmene mestamente al mio binario ad aspettare il treno che mi avrebbe riportato a casa :D

patrizio spinelli ha detto...

Eh, goliardico Mister Soffio, l’avrei vista bene con la feluca sulla sua chioma, tra i goliardi universatari di Padova. Mi ricorda un po’ il mio primo anno alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze, ben presto abbandonata per altri destini inclusi quelli sentimentali, e di cui ora mi cruccio, ma alla fin fine non mi lamento.
Belli, davvero folgoranti quegli anni, pur con l’ Italia insanguinata dalle trame nere e rosse, con gli attentati ai treni, fra cui l’ Italicus tremendo e di vasta risonanza, per la sua atrocità
Padova era davvero un crogiuolo di terroristi rossi e neri, ma soprattutto Ordine Nuovo ebbe in quella zona molte adesioni.
Dappertutto nelle scuole superiori, negli atenei, delle città del Centro e del Nord Italia, si respirava l’odocre acre del ciclostile, dei volantini freschi. Era l’Italia degli scioperi studenteschi ed degli operai, era l’ Italia di Potere Operaio, di Lotta Continua, delle Brigate Rosse.
In quel periodo, nei collettivi, nelle assemblee studentesche, nelle aule magne occupate, sovraffolate e piene di fumo si fecero le ossa le generazioni delle nuove classi dirigenti, degli aspiranti politici, che indossavano l’eskimo come una divisa, come simbolo di riconoscimento.
A dispetto di oggi, nelle scuole superiori e nelle università, l’intellettualismo era molto apprezzato e la lingua italiana era molto meno devastata di quello odierna, passata nel tritacarne della messaggistica digitale.
Era il tempo delle magie dell’ Oriente, e si andava nei cortei e nelle dimostrazioni di piazza con il Siddharta di Hermann Hesse debitamente esibito nelle tasche posteriori dei jeans.
Erano gli anni, in cui tutto veniva sacralizzato da Mao a Ho Chi Minh, all’ eroica lotta di resistenza del Vietnam, e per inclusione internazionalista si aggiungeva il mitico Che, il barbuto Fidel…
Beh, la lascio qui, non vorrei che segnalasse il mio nominativo a qualche superstite simpatizzante dei picchiatori fascisti….
Lotta dura, senza paura…...e come dicevano gli Inti Illimani: El pueblo unido jamas sera vencido!!!...Guardi che fine….nelle mani di Silvietto

Pia ha detto...

Che bella questa passeggiata insieme a te e a tua moglie.
Ciao Soffio.

aleph ha detto...

Sono in pieno ennesimo trasloco e per un pelo ho corso il rischio di perdermi questo post molto bello.
Quanta nostalgia richiama questa passeggiata nei mitici '70.
Padova è stupenda vista con gli occhi del Dr. Purtroppo la visitai tanto tanto tempo fa e nel ricordo mi capitava di associarla ahimè al business delle candele e dei souvenir attorno ala basilica di S.Antonio. Gli occhi del Dr. le hanno restituito anima e colore.