domenica 10 marzo 2013

giugno 2035





L’Età è ormai assai avanzata, da tempo non vado in visita al cimitero, è tempo di andare, la giornata è bella, riesco ancora a guidare l’auto, con prudenza, e non mi interessa se qualcuno dietro mi suona per farmi accelerare, porterà pazienza o mi maledirà, non importa.
Da anni ho fatto sistemare le salme dei miei cari, le ho riunite, e ancora ricordo la mattina di novembre quando mi chiesero se volevo assistere alle operazioni di “riduzione”.
Ho voluto assistere, è stata dura, ma la pietas  verso coloro che ci hanno generato e preceduto lo esigeva.

Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris, in fondo è necessario affrontare queste prove si è più lucidi.

 

Avevo preso qualche fiore, un tempo non lo facevo, mi sembrava inutile portare fiori, il ricordo era bastante ma oggi i fiori  erano necessari, i vecchi arrotondano gli spigoli dei giovani

 

Ero lì fermo, con  pensieri e ricordi e non osservavo nessuno  quando una donna si ferma vicino, non la osservo, ma non posso fare a meno, dopo poco di guardarla con la coda dell’occhio, guarda proprio me.

 

“Mi scusi non vorrei disturbarla ma lei….lei è il dr. C ??”

 

“Si signora sono io, ma lei…mi scusi ma alla mia età non sempre i ricordi sono pronti “ e intanto penso, rovisto i ricordi, non mi piace deludere persone che si aspettano di essere riconosciute.

Eppure questa donna io la conosco…dove posso averla vista…occhi azzurri, capelli a caschetto, biondi, un  po’ bianchi….un sorriso leggero…

 

“Capisco che non possa ricordarmi, ci siamo visti solo due volte….Francesca…io sono Francesca, ma chissà quante Francesca ha conosciuto…la moglie di Paolo”

Ecco chi è, ecco perché ho sentito una piccola onda di calore in cuore, Francesca…ma ora…… devo chiederle  chi è venuta  a trovare.

Ha in mano un fiore solo, un piccolo girasole, temo la risposta.

“ Sa…lei non avrà saputo.. Paolo è qui…da un anno poco più…io vengo spesso,  ogni volta  che posso…”

Era sempre bella, leggera, forse un poco segnata dagli anni, ma gli occhi parlavano sempre, solamente ora erano lucidi, si sforzava di non piangere ma le labbra tremavano un poco.

“E’ un poco più avanti….mi accompagna?”

Aveva formulato la richiesta di getto, si capiva che  aveva dovuto raccogliere le forze e io …io l’ho presa sottobraccio  “andiamo, mi guidi lei”

Non parlavamo, Paolo era una ventina di metri più avanti,  e io mai lo avrei immaginato, non mi serviva fare quei venti metri, non mi interessa curiosare sui  vicini.

Francesca si limitò a dire “Ecco..é qui” e si chinò per mettere il piccolo girasole nel vasetto.

La guardavo indugiare, accarezzare il fiore, e dopo poco, girandosi leggermente verso di me accarezzare le lettere argentate del nome…nessuna foto solo il nome e una piccola croce.

“Sa, forse le sembrerà strano, ma per me è Paolo, Paolo e basta…..siamo stati molto felici sa…tanto felici e lui ogni tanto mi diceva…alla faccia di quelli che non ci credevano…forse eravamo troppo felici.

Le nostre due figlie ormai sono grandi, la prima si è sposata, la piccola per fortuna è ancora con me, ma io sono attenta a non vincolarla, voglio che faccia la sua vita….sa Paolo…ogni tanto  si ricordava di lei, e leggeva, anche libri di psicologia…leggeva tanto….e voleva che leggessi anch’io, mi diceva sempre…una spolverata in meno e una lettura in più”

Io volevo sapere, non volevo essere invadente ma volevo sapere.

“Cosa è accaduto Francesca, Paolo era giovane ancora, era presto…”

Francesca ora stava in piedi e guardava la lapide come se guardasse Paolo, sorrideva e nel frattempo mi aveva preso sottobraccio, forse non se ne era neppure accorta.

“Un brutto male, al cervello, e pensi che quando l’ha saputo  riusciva anche a scherzarci….ho pensato troppo mi diceva…troppo e mi stringeva forte…e mi diceva…lo so che è presto ma ho conosciuto e vissuto con te…mi basta”

Non sapevo che dire “e lo avessi saputo…avrei partecipato all’ultimo saluto” ma mi sentivo stupido,  poteva sembrare una frase fatta.

“Sa Doc…lui la chiamava così se ben ricordo..Paolo  pensava sempre a tutto, pensi che  per la orazione finale dispose la lettura del 21° capitolo dell’Apocalisse, gli dava molta speranza là dove si dice di  - cieli nuovi e terre nuove, ove non vi sarà più pianto e stridore di denti….si commuoveva a leggere quei versetti”

Era assorta Francesca, qualche ciuffo di capelli  era sceso sul viso e lei lo spostava con un gesto da ragazzina.

“Mi accompagna?? O scusi…non so se lei vuole restare…”

Ma no, come potevo lasciarla “ La accompagno…a patto che possa prenderla sottobraccio Francesca…e che mi dica ancora qualcosa di Paolo e di voi”

“Non ho tanto da dirle, è stata una malattia rapida, verso la fine non parlava più, ma quando andavo a trovarlo, tutti i giorni, perché sa dovevo lavorare ancora, e stavo con lui il più possibile, mi prendeva la mano e a volte la baciava, poi …dopo…ho trovato una sua lettera nella quale mi ricordava tutto il suo amore e  mi pregava di ricordarlo com’era e  ricordare alle nostre figlie come eravamo stati felici e siamo stati tanto felici “

Piangeva piano, le lacrime scendevano in silenzio, io non sapevo che dire, le parole  mi parevano inutili.

Ci salutammo semplicemente, ancora un bacio sulla guancia, come la prima volta tanti anni addietro, un arrivederci, senza promesse,  il destino o l’inconscio faranno il resto.

Mi resteranno in mente gli occhi azzurri, il sorriso da ragazzina, la figura che il tempo non aveva offeso,  i capelli biondi con qualche filo bianco, unica testimonianza del tempo e della vita  che valeva  vivere.

 

 

 

 

16 commenti:

Alessandra ha detto...

davvero un bellissimo racconto.

Renata_ontanoverde ha detto...

ah, ecco, l'epilogo, ora tutti i tasselli vanno a posto. La storia diventa reale, credibile e sana.
Finisce proprio così: quando si ama veramente il tempo è tiranno e ci porta via troppo presto l'amato. La gioia si deve pagare sempre a questo mondo, bisogna tenerlo ben presente!

Ambra ha detto...

Ma saranno in tanti a comprendere le tue citazioni latine? Io ho cominciato a studiarlo dalla seconda media inferiore, se ricordo bene, ma da tempo il latino è stato escluso dalle materie di studio.
Sospendo il blog fino al mio ritorno a metà aprile. Prima di partire per il Sud America volevo passare a lasciarti un saluto. A rileggerci un po' più in là.

patrizio spinelli ha detto...

Sarà l’aria dell’ incipiente primavera che il meteo maledetto non ci lascia ancora intravedere, se non a piccoli sorsi, che Lei Mister Soffio, verga due post uno dietro l’altro con insolita facondia. A Lei caro doctor piace dilatare il tempo e lo spazio, con una certa indulgenza o forse per una sorta di solipsistica deformazione professionale o ancora per una indefinita forma di innocente voyeurismo postumo a cui tendere e ritagliarsi chissà un posto nella Storia della psicolocgia moderna, di novello Nostradamus. Le manca solo di esercitarsi nei versi e nelle rime per redigere un volumetto di centurie, da lasciare ovviamente ai posteri, il più lontanamente possibile.
La lascio alla Sua personalissima quanto godibile Spoon River, che pure trancia i cuori di hi ha letto le vicende umane che Lei ha portato alla nostra

viola ha detto...

Soffio, sei veramente un poeta.
Commovente questo epilogo.
E mi piace tantissimo la frase..."I VECCHI ARROTONDANO GLI SPIGOLI DEI GIOVANI".
Sei grande!
Non mi piace sviolinare, seguo vari blog e spessissimo leggo e non commento. Lo faccio solo se sento che devo dire qualcosa.
E a te dico che mi tieni molta compagnia, mi piace cosa scrivi e come lo scrivi.

giglio ha detto...

Quando voglio farmi del male vado al cimitero dai miei....
Lì comincio a piangere e a chiedere perchè se ne sono andati così in fretta..ti sembrerò stupida che alla mia età pianga ancora la loro mancanza...
ciao, buona settimana

Roscio ha detto...

Non vado volentieri al cimitero, preferisco commemorare un oggetto o un ricordo piuttosto che una lapide e mi piace farlo in perfetta solitudine. Però, leggendo capisco certa condivisione, quel prendere sottobraccio un ricordo comune e rimetterlo in piedi. Ciao

fracatz ha detto...

però, come è piccolo il mondo
uno, dopo tanti anni, va al cimitero e chi ti incontra?

unrosetoinviacerreto ha detto...

Da piangere.
Ciao

Paola Tassinari ha detto...

A volte vince l'amore a volte l'affetto, ma la morte vince sempre.

adriana ha detto...

epilogo triste, ma la morte è l'unica che vince.

Federica ha detto...

mi son commossa: la sensibilità con cui hai raccontato questo incontro mi ha colpito tanto

@enio ha detto...

io non ce l'ho fatta e ho lasciato l'incombenza della "riduzione" a mio fratello... semplicemente tremenda esperienza

Elio ha detto...

Dante ha messo Paolo e Francesca nell'inferno (V canto, se non ricordo male) ma i tuoi due si ritroveranno sicuramente dall'altra parte in un migliore ambiente. Io non mi sono mai recato molto al cimitero ed ora sono un po' distante per recuperare il ritardo. Mio padre è morto molto tempo fa ed è già stato "ridotto", mentre mia madre è ancora viva (96 anni). Ciao Soffio e buona serata.

blandina ha detto...

Che bel racconto, una storia di amore e di accettazione.

Adriano Maini ha detto...

Immagino sia l'epilogo di una storia da te già narrata. In ogni caso, hai una vena lirica e umana di tutto rispetto.