L’Età è ormai assai avanzata, da tempo
non vado in visita al cimitero, è tempo di andare, la giornata è bella, riesco
ancora a guidare l’auto, con prudenza, e non mi interessa se qualcuno dietro mi
suona per farmi accelerare, porterà pazienza o mi maledirà, non importa.
Da anni ho fatto sistemare le salme dei
miei cari, le ho riunite, e ancora ricordo la mattina di novembre quando mi
chiesero se volevo assistere alle operazioni di “riduzione”.
Ho voluto assistere, è stata dura, ma la
pietas verso coloro che ci hanno
generato e preceduto lo esigeva.
Memento homo, quia pulvis es et in pulverem
reverteris, in fondo è necessario affrontare queste prove si è più lucidi.
Avevo preso qualche fiore, un tempo non lo
facevo, mi sembrava inutile portare fiori, il ricordo era bastante ma oggi i
fiori erano necessari, i vecchi
arrotondano gli spigoli dei giovani
Ero lì fermo, con pensieri e ricordi e non osservavo
nessuno quando una donna si ferma
vicino, non la osservo, ma non posso fare a meno, dopo poco di guardarla con la
coda dell’occhio, guarda proprio me.
“Mi scusi non vorrei disturbarla ma lei….lei è
il dr. C ??”
“Si signora sono io, ma lei…mi scusi ma alla
mia età non sempre i ricordi sono pronti “ e intanto penso, rovisto i ricordi,
non mi piace deludere persone che si aspettano di essere riconosciute.
Eppure questa donna io la conosco…dove posso
averla vista…occhi azzurri, capelli a caschetto, biondi, un po’ bianchi….un sorriso leggero…
“Capisco che non possa ricordarmi, ci siamo
visti solo due volte….Francesca…io sono Francesca, ma chissà quante Francesca
ha conosciuto…la moglie di Paolo”
Ecco chi è, ecco perché ho sentito una piccola
onda di calore in cuore, Francesca…ma ora…… devo chiederle chi è venuta
a trovare.
Ha in mano un fiore solo, un piccolo girasole,
temo la risposta.
“ Sa…lei non avrà saputo.. Paolo è qui…da un
anno poco più…io vengo spesso, ogni
volta che posso…”
Era sempre bella, leggera, forse un poco
segnata dagli anni, ma gli occhi parlavano sempre, solamente ora erano lucidi,
si sforzava di non piangere ma le labbra tremavano un poco.
“E’ un poco più avanti….mi accompagna?”
Aveva formulato la richiesta di getto, si
capiva che aveva dovuto raccogliere le
forze e io …io l’ho presa sottobraccio
“andiamo, mi guidi lei”
Non parlavamo, Paolo era una ventina di metri
più avanti, e io mai lo avrei immaginato,
non mi serviva fare quei venti metri, non mi interessa curiosare sui vicini.
Francesca si limitò a dire “Ecco..é qui” e si
chinò per mettere il piccolo girasole nel vasetto.
La guardavo indugiare, accarezzare il fiore, e
dopo poco, girandosi leggermente verso di me accarezzare le lettere argentate del
nome…nessuna foto solo il nome e una piccola croce.
“Sa, forse le sembrerà strano, ma per me è
Paolo, Paolo e basta…..siamo stati molto felici sa…tanto felici e lui ogni
tanto mi diceva…alla faccia di quelli che non ci credevano…forse eravamo troppo
felici.
Le nostre due figlie ormai sono grandi, la
prima si è sposata, la piccola per fortuna è ancora con me, ma io sono attenta
a non vincolarla, voglio che faccia la sua vita….sa Paolo…ogni tanto si ricordava di lei, e leggeva, anche libri
di psicologia…leggeva tanto….e voleva che leggessi anch’io, mi diceva
sempre…una spolverata in meno e una lettura in più”
Io volevo sapere, non volevo essere invadente
ma volevo sapere.
“Cosa è accaduto Francesca, Paolo era giovane
ancora, era presto…”
Francesca ora stava in piedi e guardava la lapide
come se guardasse Paolo, sorrideva e nel frattempo mi aveva preso sottobraccio,
forse non se ne era neppure accorta.
“Un brutto male, al cervello, e pensi che
quando l’ha saputo riusciva anche a
scherzarci….ho pensato troppo mi diceva…troppo e mi stringeva forte…e mi
diceva…lo so che è presto ma ho conosciuto e vissuto con te…mi basta”
Non sapevo che dire “e lo avessi saputo…avrei
partecipato all’ultimo saluto” ma mi sentivo stupido, poteva sembrare una frase fatta.
“Sa Doc…lui la chiamava così se ben
ricordo..Paolo pensava sempre a tutto,
pensi che per la orazione finale dispose
la lettura del 21° capitolo dell’Apocalisse, gli dava molta speranza là dove si
dice di - cieli nuovi e terre nuove, ove
non vi sarà più pianto e stridore di denti….si commuoveva a leggere quei
versetti”
Era assorta Francesca, qualche ciuffo di
capelli era sceso sul viso e lei lo
spostava con un gesto da ragazzina.
“Mi accompagna?? O scusi…non so se lei vuole
restare…”
Ma no, come potevo lasciarla “ La accompagno…a
patto che possa prenderla sottobraccio Francesca…e che mi dica ancora qualcosa
di Paolo e di voi”
“Non ho tanto da dirle, è stata una malattia
rapida, verso la fine non parlava più, ma quando andavo a trovarlo, tutti i
giorni, perché sa dovevo lavorare ancora, e stavo con lui il più possibile, mi
prendeva la mano e a volte la baciava, poi …dopo…ho trovato una sua lettera
nella quale mi ricordava tutto il suo amore e
mi pregava di ricordarlo com’era e
ricordare alle nostre figlie come eravamo stati felici e siamo stati
tanto felici “
Piangeva piano, le lacrime scendevano in
silenzio, io non sapevo che dire, le parole
mi parevano inutili.
Ci salutammo semplicemente, ancora un bacio
sulla guancia, come la prima volta tanti anni addietro, un arrivederci, senza
promesse, il destino o l’inconscio
faranno il resto.
Mi resteranno in mente gli occhi azzurri, il
sorriso da ragazzina, la figura che il tempo non aveva offeso, i capelli biondi con qualche filo bianco,
unica testimonianza del tempo e della vita
che valeva vivere.
16 commenti:
davvero un bellissimo racconto.
ah, ecco, l'epilogo, ora tutti i tasselli vanno a posto. La storia diventa reale, credibile e sana.
Finisce proprio così: quando si ama veramente il tempo è tiranno e ci porta via troppo presto l'amato. La gioia si deve pagare sempre a questo mondo, bisogna tenerlo ben presente!
Ma saranno in tanti a comprendere le tue citazioni latine? Io ho cominciato a studiarlo dalla seconda media inferiore, se ricordo bene, ma da tempo il latino è stato escluso dalle materie di studio.
Sospendo il blog fino al mio ritorno a metà aprile. Prima di partire per il Sud America volevo passare a lasciarti un saluto. A rileggerci un po' più in là.
Sarà l’aria dell’ incipiente primavera che il meteo maledetto non ci lascia ancora intravedere, se non a piccoli sorsi, che Lei Mister Soffio, verga due post uno dietro l’altro con insolita facondia. A Lei caro doctor piace dilatare il tempo e lo spazio, con una certa indulgenza o forse per una sorta di solipsistica deformazione professionale o ancora per una indefinita forma di innocente voyeurismo postumo a cui tendere e ritagliarsi chissà un posto nella Storia della psicolocgia moderna, di novello Nostradamus. Le manca solo di esercitarsi nei versi e nelle rime per redigere un volumetto di centurie, da lasciare ovviamente ai posteri, il più lontanamente possibile.
La lascio alla Sua personalissima quanto godibile Spoon River, che pure trancia i cuori di hi ha letto le vicende umane che Lei ha portato alla nostra
Soffio, sei veramente un poeta.
Commovente questo epilogo.
E mi piace tantissimo la frase..."I VECCHI ARROTONDANO GLI SPIGOLI DEI GIOVANI".
Sei grande!
Non mi piace sviolinare, seguo vari blog e spessissimo leggo e non commento. Lo faccio solo se sento che devo dire qualcosa.
E a te dico che mi tieni molta compagnia, mi piace cosa scrivi e come lo scrivi.
Quando voglio farmi del male vado al cimitero dai miei....
Lì comincio a piangere e a chiedere perchè se ne sono andati così in fretta..ti sembrerò stupida che alla mia età pianga ancora la loro mancanza...
ciao, buona settimana
Non vado volentieri al cimitero, preferisco commemorare un oggetto o un ricordo piuttosto che una lapide e mi piace farlo in perfetta solitudine. Però, leggendo capisco certa condivisione, quel prendere sottobraccio un ricordo comune e rimetterlo in piedi. Ciao
però, come è piccolo il mondo
uno, dopo tanti anni, va al cimitero e chi ti incontra?
Da piangere.
Ciao
A volte vince l'amore a volte l'affetto, ma la morte vince sempre.
epilogo triste, ma la morte è l'unica che vince.
mi son commossa: la sensibilità con cui hai raccontato questo incontro mi ha colpito tanto
io non ce l'ho fatta e ho lasciato l'incombenza della "riduzione" a mio fratello... semplicemente tremenda esperienza
Dante ha messo Paolo e Francesca nell'inferno (V canto, se non ricordo male) ma i tuoi due si ritroveranno sicuramente dall'altra parte in un migliore ambiente. Io non mi sono mai recato molto al cimitero ed ora sono un po' distante per recuperare il ritardo. Mio padre è morto molto tempo fa ed è già stato "ridotto", mentre mia madre è ancora viva (96 anni). Ciao Soffio e buona serata.
Che bel racconto, una storia di amore e di accettazione.
Immagino sia l'epilogo di una storia da te già narrata. In ogni caso, hai una vena lirica e umana di tutto rispetto.
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